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Vuoi essere uno speaker di successo? Conquista il tuo pubblico con il linguaggio del corpo!

Se vuoi essere uno speaker di successo devi sapere che è importante conquistare il tuo pubblico con il linguaggio del corpo.

La postura dello speaker nel discorso pubblico

La postura è l’elemento del linguaggio del corpo che maggiormente influenza la percezione di chi ci osserva. 
La posizione che lo speaker assume rispetto al suo pubblico veicola messaggi spesso più espliciti delle parole.
 
Il momento dell’esposizione del discorso pubblico è di massima importanza, soprattutto perché spesso di tratta di presentazioni che non avranno luogo, con lo stesso pubblico, una seconda volta.
Questo significa che mai come in questa circostanza non c’è una seconda occasione per una prima buona impressione. 
Questa premessa implica che se lo speaker non è in grado di gestire qualunque aspetto, il rischio di fallimento è altissimo. 
Quando parliamo di fallimento, in casi come questo, non ci riferiamo alla disfatta della singola performance, ma, con più probabilità, a un contratto che salta, a un progetto che non viene accettato.
Tutto questo perché?
Perché lo speaker non è stato in grado di trasmettere la sua autorevolezza e credibilità anche attraverso il linguaggio del corpo.
 
 
Ti confesso una triste verità: puoi essere il massimo esperto in una materia ma se il tuo modo di gestire la comunicazione non verbale è inefficace, il tuo pubblico non vedrà in te un riferimento attendibile.
Il rischio di sembrare in balia dell’improvvisazione dopo aver imparato un testo a memoria è molto alto!
Allora entriamo nel merito dell’esempio pratico e vediamo quali utili consigli puoi applicare per esercitarti nell’esposizione di un discorso pubblico, di qualunque natura esso sia.

Il linguaggio del corpo di successo

 
Come muoversi dunque affinché il linguaggio del corpo adottato sia un successo?
Prendi nota:
♦️ posizionati in piedi, di fronte al pubblico, evitando tutte le possibili barriere di separazione (tavoli, sedie, schermi, proiettori, etc);
 
 

♦️ mantieni una posizione equilibrata su entrambe le gambe, spalle erette e mani lungo i fianchi rivolte in avanti.

Anche il movimento merita attenzione:
♦️ inizia il tuo discorso in posizione centrale in modo da essere il più equidistante possibile da tutti i presenti;
♦️ la postura non deve essere rigida, ma trasferire una sensazione di relax al pubblico;
♦️ stabilizza il tuo baricentro con le gambe leggermente divaricate. Questa posizione è molto importante per trasmettere sicurezza e stabilità;
Sembra facile?
No, non lo è, ma è fondamentale imparare ad applicarlo!
Come imparare tutto questo?
Ovvio …
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Parlare in pubblico: perché è una competenza così richiesta.

Che parlare in pubblico sia una competenza ormai è una certezza che nessuno osa più mettere in dubbio.
Tuttavia per molti non è una professione e questo complica le cose quando –  sia come liberi professionisti, sia per un’azienda in cui si è dipendenti –  c’è bisogno di mettere in atto le competenze di public speaking.

Parlare in pubblico: una competenza nella storia

L’elenco dei grandi oratori della storia la dice lunga, quella di Cicerone è solo una delle immense voci che ha incantato il pubblico. Ma non si tratta solo di questo.
Chiariamoci: ascoltare un magnifico oratore è un’esperienza fantastica, ma questa dote diventa una competenza quando chi ascolta non si limita ad assimilare ciò che ascolta, ma inizia a modificare i propri comportamenti, non a caso alcuni grandi oratori nella storia hanno scritto la politica o il pensiero sociale del loro tempo.

Parlare in pubblico: una competenza trasversale

Parlare in pubblico non è la professione principale per molti.
Quanti public speaker di professione conosci?
Alcuni sicuramente, ma gli strumenti della comunicazione in pubblico servono a una vasta gamma di professionisti: tutti.
Questo significa che spesso il ruolo di speaker è assegnato a chi fa altro di lavoro, o meglio, è specializzato in una specifica competenza di cui deve insegnare i contenuti o quantomeno fare un buon lavoro di divulgazione.
Parlare in pubblico non richiede un vasto numero di ascoltatori, anche se ne hai uno, e magari è quello decisivo, stai già parlando in pubblico.
Questo spiega perché è la competenza numero 1 richiesta.
Devo passare alle maniere un po’ forti chiedendoti uno sforzo immaginativo: sai quanto danno può arrecare al tuo business o alla tua azienda una cattiva gestione e un uso incompetente della comunicazione?
Inizia a contare, c’è tempo per fermarsi.
Puoi permettere che accada?
Rispondo io per te: mai e poi mai no!
Sai qual è la seconda paura al mondo dopo quella di morire?
Volare mi dirai tu.
E invece no, lì si va più volentieri che su un palco a parlare di qualcosa.
Quante volte a un passo da una presentazione l’ansia ha iniziato a manifestarsi?
Quante volte dopo una presentazione ti sei reso conto che non sei stato abbastanza persuasivo con il tuo discorso o sei andato fuori focus?
Quante volte hai avuto la sensazione che tra quello che dicevi e chi ti ascoltava ci fosse un abisso?
Questi sono solo alcuni esempi di possibili scenari.
🎖️Una competenza è un’evoluzione, un affinamento, un arricchimento di un talento.
O semplicemente è il risultato di chi vuole apprendere strumenti fondamentali per lavorare o avere una vita più felice.
Come si fa ad acquisirla?
Sto lavorando per te!
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Il paraverbale nel Public Speaking: check up della voce!

Nella gestione di un discorso in pubblico, il controllo della voce è un elemento determinante per la buona riuscita nella trasmissione di un messaggio.
Quando parliamo di “voce” siamo ufficialmente nel campo del paraverbale.
La voce ha un ruolo molto importante in una performance, dal vivo o in call (soprattutto senza webcam),  dunque richiede l’applicazione di qualche piccola strategia per essere controllata al meglio.
Partiamo dal primo problema che può verificarsi durante una discorso pubblico: la voce nervosa.
Come controllare questa eventualità?
Ecco, prendi nota che è importante prima che il tuo pubblico si alzi e vada via.
➡️  Prendi consapevolezza che il disagio della voce alterata è più un discorso di percezione interna del suono aggravato dal tuo stato emotivo, il pubblico avverte molto meno che la voce è alterata, quindi un punto a tuo vantaggio.
➡️  Respira profondamente e con un ritmo ridotto per favorire il rilassamento, fatti questo regalo e sentirai che sollievo;
➡️  Evita di tirare continuamente colpetti di tosse per schiarire la voce: è un rumore molto irritante per chi ascolta ed è dannoso per le mucose. Aspetta qualche minuto, dopo l’inizio e questa sensazione di raucedine scompare. Quindi un po’ di pazienza e ti salvi anche da questo;
➡️  Inizia ad alta voce, come se dovessi rivolgerti ad una persona seduta nella ultime file. Esercizio preziosissimo!
Per quanto riguarda invece il volume di voce, è importante utilizzare la tua energia nervosa e trasformarla in un’opportunità raggiungendo un volume elevato ed energico.
Anche il tono di voce è un elemento fondamentale nella gestione della trasmissione del messaggio, soprattutto considerando che il nostro pubblico non è in grado di ricordare tutte le informazioni che riceve, bisogna, dunque, mettere in risalto le più importanti.
🔴  Chiariti gli aspetti basilari ecco un secondo gruppo di consigli imperdibili:
➡️  studia come utilizzare al meglio il tono di voce già dal momento della preparazione dei contenuti;
➡️  usa pause strategiche;
➡️  organizza la comunicazione attraverso piccoli strumenti estremamente efficaci, come: la ripetizione del messaggio e l’enfasi visiva.
➡️  varia il tono di voce durante la comunicazione.
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Ci sta!

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Intanto puoi dare un’occhiata qui!

discorso - non-parole

Il tuo discorso è in pericolo? Causa delle non parole.

Hai mai sentito parlare delle NON PAROLE?
Te ne parlo.
Le non parole sono il modo più sicuro per mandare all’aria il tuo discorso.

Hai presente quelle persone che, mentre stanno esprimendo un’idea o ti stanno raccontando qualcosa, intervallano le loro parole con suoni di questo tipo:

“Emm, eeee, cioè , precisamente, sinceramente , appunto, etc…”

Oppure tendono a trascinare l’ultima lettera della parola che hanno appena pronunciato : “ieriiiii sono andato a casa eeee…”

Ecco, queste sono le non parole.

🔴  Il motivo per cui si utilizzano le non parole è molto semplice: una percezione errata del silenzio.

Spesso avrai notato che mentre stai parlando ti trovi nelle condizioni di dover pensare a ciò che stai per dire ed alcune volte non ti viene subito la parola o il modo in cui pronunciarla, in quel preciso istante puoi trovarti nelle condizioni di fare silenzio, una piccola pausa di alcuni istanti.

Le pause però fanno paura perché il silenzio stesso fa paura.

Siamo infatti portati a pensare che chi tace è perché non sa.

Questo può essere vero se il silenzio è molto prolungato, ma se dura pochi istanti tende solo ad evidenziare ed esaltare quello che abbiamo appena detto o che stiamo per dire.
La preparazione è importante, questo però significa anche essere pronti per un momento di buio di contenuti, di vuoto di idee, esempi o di possibili associazioni.
Nel mondo del teatro esistono degli espedienti per i momenti di buio di contenuto. Per riempire quel vuoto, che può essere percepito negativamente dal pubblico, si ricorre a delle frasi, delle ripetizioni, ma per il Public Speaking non funziona così e riempire il vuoto con le non parole è molto più pericoloso, per l’esattezza è un disastro preannunciato.
Piuttosto può risultare utile proporre davvero una pausa al pubblico e ricaricare le idee, gestendo il momento di ansia e il disordine di contenuto.
Le NON PAROLE tendono a trasferire una sensazione di insicurezza ed inadeguatezza.

Molte persone che ho formato in questi anni hanno cambiato drasticamente la percezione che trasferivano all’esterno prestando un po’ di attenzione a quanto fosse importante sostituire le loro parole con delle pause pensate, calibrate e significative.

Il modo migliore per non pronunciare NON PAROLE e sostituirle con le giuste e fare esercizio.

Studiare, essere competenti, allenarsi.
Sempre 🔝
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Domenica al corso non c’eri? Un piccolo assaggio dei contenuti

Lo scorso fine settimana si è svolto il corso I’m Comunicazione, molti di voi non hanno potuto partecipare e così, a fronte di tutte le mail e messaggi che mi avete mandato, ho deciso di dare qui un piccolo assaggio degli argomenti che ho trattato.
Per conoscere i passaggi di questo mondo complesso che è la Comunicazione, è necessario studiarne i processi fondamentali perché tutto parte da lì.
Cominciamo dunque ad analizzare i pilastri della Comunicazione, ovvero gli assiomi.

In questa fase, attraverso la conoscenza degli assiomi della comunicazione, ci soffermeremo in particolare sugli aspetti relazionali presenti in un processo comunicativo.

Ogni persona che vuole migliorare le sue abilità non può prescindere dalla consapevolezza che esiste sempre un emittente ed un ricevente, e che la responsabilità della comunicazione è sempre insita nell’emittente.

Ciò che può permettere all’emittente di migliorare drasticamente e in modo significativo è sviluppare e affinare la sua abilità di ascolto. Quando si parla di ascolto non s’intende l’ abilità nel sentire le informazioni ma nel percepire i bisogni ed esigenze del proprio interlocutore sia esso singolo o facente parte di un pubblico.

Una volta prestata la giusta attenzione a questo aspetto è necessario dedicare tempo per scegliere il miglior canale comunicativo e poter rendere il discorso qualcosa di uniforme imparando ad utilizzare il livello verbale, para verbale, non verbale in modo omogeneo.
Ora, per poter entrare nel merito degli assiomi della comunicazione è necessario introdurre un importante fenomeno: la capacità di influenza reciproca tra l’emittente e il ricevente.

All’interno di uno scambio comunicativo interpersonale gli interlocutori si influenzano a vicenda all’interno di un determinato contesto. Ogni volta che l’emittente invia un messaggio al destinatario e viceversa, si verifica contemporaneamente un processo di influenza reciproca in grado di incidere sull’efficacia della comunicazione avvenuta. Nella comunicazione interpersonale, inoltre, l’efficacia dello scambio sarà maggiore nel momento in cui l’emittente porrà continuamente attenzione al contesto di appartenenza.

Affinché la comunicazione sia efficace è importante che l’emittente presti molta attenzione al contesto in cui avviene per poter scegliere la terminologia più adeguata. Allo stesso tempo il destinatario deve preoccuparsi di conoscere sempre quale sia il contesto relativo alla comunicazione avvenuta.

Primo assioma: non si può non comunicare. Qualsiasi comportamento, azione, che si manifesti attraverso le parole o il silenzio ha un valore comunicativo, poiché influenza gli altri che sono sollecitati a reagire. anche quando non parli stai comunicando qualcosa: che non vuoi parlare .

Secondo assioma: la mappa non é il territorio ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e un aspetto di relazione. Ogni atto comunicativo non si limita a trasmettere un’informazione, ma determina un comportamento.

Terzo assioma: la comunicazione é il suo risultato
la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti. I nostri scambi comunicativi non sono casuali ma sono legati da una sequenza ininterrotta, sono organizzati come se seguissero una punteggiatura. Osservando la conversazione tra due agenti comunicanti, si può identificare la sequenza di chi parla e di chi risponde, si può definire ciò che è la causa di un comportamento e ciò che è l’effetto. I modi di punteggiare una sequenza sono soggettivi e possono generare dei conflitti di relazione difficilmente superabili.

Stay tuned per il prossimo post e nel frattempo corri a studiare qui!

Candidato politico … e fattelo un corso di Public Speaking [storia vera]

Perché tutti, ma proprio tutti, dovrebbero fare un corso di Public Speaking?

Perché serve, in ogni situazione, in molteplici contesti, nella vita di tutti i giorni.

Pensare che il Public Speaking serva solo a chi per professione è tenuto a parlare spesso in pubblico è la credenza più diffusa e la più pericolosa perché espone al rischio di non poter essere efficace per se stessi e per le persone a cui teniamo nel momento in cui dire le cose nel modo giusto potrebbe fare davvero la differenza in termini di efficacia.

In questo momento le campagne elettorali sono nel centro del mirino, sia perché i cittadini vogliono capirci qualcosa su chi votare, sia per chi è interessato ai processi comunicativi.

Improvvisazione, schemi fallimentari, incapacità di gestire le emozioni e la scarsa esperienza, sono gli elementi principali della brodaglia che mette a rischio la reputazione di molti candidati.

Ti voglio raccontare il caso reale di Alessia, una mia collaboratrice, che lunedì mattina è entrata in ufficio e mi ha raccontato una sua esperienza.

Andiamo nel concreto, e questa volta nel piccolo, in una piccola città, dove valgono le stesse e identiche leggi che nelle metropoli, dove Alessia si è recata per ascoltare la presentazione di una lista di candidati e ha riportato alcune gravi distorsioni comunicative di cui è necessario analizzare i passaggi.

Punto per punto, una piccola riflessione “tecnica” su quello che è accaduto:

  • Non si può elencare ogni singolo passaggio di una strategia, sulla carta vincente, toccando il cuore e le emozioni degli interlocutori, per poi concludere con un “tutto questo potrebbe sembrare utopistico”. Errore gravissimo! Stai contraddicendo tutto quello che hai esposto prima!
  • Parlare male degli avversari ruba solo tempo ed energia! Concentrati sui punti vincenti della tua proposta!
  • Le emozioni. Ci sono, è giusto che ci siano, ma controllarle è necessario.
  • L’esperienza. Insegna sì, ma non vince sempre, quindi non ha senso auto celebrarsi per le esperienze precedenti, il tuo discorso deve puntare sul presente e sull’immediato futuro.

Direi di sfruttare le ore di silenzio elettorale per ripassare le strategie vincenti, a partire dall’analisi della struttura di un discorso pubblico.
Non hai scelta: vieni a leggere qui!

I discorsi che hanno fatto la storia: Gandhi alla marcia del sale

Il discorso: non smettere mai di aspettare un mio post su questo argomento, perché, come sai, mi sta particolarmente a cuore ed è uno dei pilastri del mio must “sempre la parola giusta”.

Ebbene la parole vanno inquadrate, strutturate, inserite in una sequenza logica, coerente e funzionale.
Sono un appassionato dei grandi discorsi della storia, in particolare di quelli che hanno contribuito in qualche modo a rendere grande quel pezzo di storia!

Oggi voglio condividere un passo del Discorso della marcia del sale, di Gandhi del 1930.
Te lo introduco prima di riportarne la citazione.
La marcia del sale fu un’iniziativa volta a sfidare il decreto ministeriale reale che proibiva agli indiani di estrarre il sale. Inizialmente i protagonisti di questa iniziativa furono in pochi, ma arrivarono in migliaia, per poi, in migliaia, essere picchiati e arrestati dalla polizia inglese.

Ecco il discorso che Gandhi proclamò alla marcia del sale

Da quanto ho visto e sentito nelle due ultime settimane, sono propenso a credere che il numero dei seguaci della resistenza civile continuerà ad aumentare ininterrottamente. Ma è necessario che non si manifesti neppure una parvenza di violenza anche dopo che noi saremo stati arrestati. Noi abbiamo fermamente deciso di far ricorso a tutte le nostre risorse per portare avanti una lotta esclusivamente nonviolenta. Nessuno deve consentire che l’ira lo faccia deviare da questa via. Questa è la mia speranza e la mia preghiera. Vorrei che queste mie parole raggiungessero ogni angolo del paese. Se io e i miei compagni periremo nella lotta, avremo portato a termine il nostro compito. Toccherà allora alla Commissione di Lavoro del Congresso indicarvi la via da seguire, e starà a voi seguire la sua guida. Questo è il vero significato della risoluzione della Commissione di Lavoro.

L’emozione, e il brivido, che questo discorso infonde è legato non solo ai contenuti profondi e di grande valore umano e civile, ma anche al modo in cui la resa di questi contenuti è resa sublime grazie alla struttura su cui il testo è costruito:

– C’è un’apertura contenente tutto ciò che è necessario introdurre per coinvolgere i partecipanti e ribadire le motivazioni
– C’è un “corpo” in cui il discorso vive il suo sviluppo e contiene i fatti, le volontà, la determinazione, creando una chiara ispirazione.
– C’è un atterraggio, una chiusura, che porta a compimento, con coerenza, ciò che stato anticipato, accompagnato da una visione del futuro, sotto forma di speranza e di richiesta all’azione (preghiera).

La potenza di questo discorso lo ha reso uno dei più famosi e dirompenti della storia.

Ogni discorso, a prescindere dai contenuti, è reso efficace dalla sua struttura.
Vuoi sapere come costruire un discorso efficace per dare il giusto valore, e soprattutto seguito, alle tue parole?
Vieni a leggere qui!

Gli orrori nella comunicazione: non aprire un negozio se non sai sorridere

Un antico detto orientale recitava così “non aprire un negozio se non sai sorridere” ed io mi sento di aggiungere anche “non cercare lavoro in un negozio, non ti relazionare con il pubblico se non sei in grado, non dico di sorridere, ma almeno di essere educata e professionale con un cliente.”.

Come spesso accade mi ritrovo a raccontare esperienze che ho vissuto realmente!

Occupandomi di comunicazione praticamente mi capita di lavorare a tempo pieno anche solo osservando e studiando le situazioni in cui mi imbatto e le persone che incontro, per non parlare di tutte le dinamiche comunicative che si instaurano tra di loro o tra me e loro.

Qualche giorno fa, in attesa dell’ennesimo treno in partenza, entro in un negozio di abbigliamento di un noto brand italiano all’interno della Stazione Termini di Roma per cercare un un capo che mi interessava e che mi avevano segnalato in quel punto vendita.
Mi avvicino allo stand dei giubbotti e trovo quello che mi interessa, ma la mia taglia non era nello stand. Mi dirigo verso la commessa, che ho facilmente individuato perché indossava la divisa di quel brand, per chiederle se dello stesso modello aveva una taglia più piccola. La commessa in questione era posizionata dietro la cassa accanto un’altra commessa che stava gestendo contemporaneamente 10 clienti. Poiché la mia domanda era molto veloce e non richiedeva grosse manovre né operazioni logistiche, mi sono avvicinato alla commessa libera e le ho semplicemente chiesto se c’erano altre taglie oltre a quelle esposte.
La mia domanda richiedeva una risposta semplice: sì, no, devo controllare.

Lei neanche mi guarda in faccia, ma mi risponde a voce molto alta, quasi urlata, “ ho appena staccato, non posso aiutarla”.
Ora con il massimo rispetto nei confronti di chi lavora facendo dei turni forse anche lunghi ed estenuanti, sono rimasto molto stupito, negativamente, della brutalità con cui ha bloccato la mia domanda pur trattandosi di una risposta facile e breve che avrebbe risparmiato a me la delusione di una risposta sgradevole e alla sua collega l’undicesimo cliente di cui occuparsi da sola.

 

Al di là della maleducazione che ti contraddistingue a livello personale, qui ci sono delle note professionali su cui riflettere per non cadere nelle rete di convinzioni che se vendi scarpe stai vendendo scarpe e basta.
Non è così!

Se vendi scarpe, lampadari, soggiorni in una spa, tu stai vendendo, e prima ancora rappresentando, un brand.

In quel momento tu stai raccontando chi è quel brand, come lavora, come si occupa dei suoi clienti e dei suoi prodotti. Se tu mi comunichi che per il solo fatto di aver staccato da tre secondi non sei in grado di fornirmi un’informazione veloce né di avvalerti delle più elementari regole di buona educazione, tu stai comunicando, e in pubblico, che qualcosa non funziona come dovrebbe.

Anche la postura traeva in inganno: era dietro la cassa, indossava una divisa, nulla nel suo atteggiamento comunicava che fosse fuori servizio.

La coerenza è un elemento importante anche nella comunicazione, in quel preciso istante il suo non verbale era in netto contrasto con quello che poi ha comunicato a parole.

Quando si comunica in pubblico è fondamentale:

  • Un allineamento tra ciò che si dice e ciò che si fa
  • Il rispetto dell’interlocutore a prescindere dal ruolo e dal contesto
  • Il rispetto nei confronti del ruolo che si riveste e del brand che si rappresenta
  • La capacità di fornire una risposta adeguata anche se non si è in grado di soddisfare a pieno le richieste dell’interlocutore.

Vuoi saperne di più su come si comunica in pubblico?
Corri a leggere cosa scrivo qui!

I 7 punti chiave del discorso aziendale di fine anno

Nel corso di questa settimana, molti “capi” sono alle prese con cene aziendali in occasione delle festività natalizie.
La cena aziendale è un momento di incontro importante tra Capo e collaboratori e, a seconda dell’impostazione aziendale e del tipo di mood che si vuole seguire, può essere più o meno formale.

All’interno della cena aziendale un ruolo fondamentale è rivestito dal discorso aziendale, che, a livello strutturale, segue le stesse dinamiche e step di un discorso qualunque – apertura, corpo, chiusura – ma in termini contenutistici contiene una serie di peculiarità che è interessante approfondire.

Partiamo dal soggetto: chi è più opportuno che tenga il discorso di fine anno?
Beh, senza ombra di dubbio la persona più indicata sarebbe l‘imprenditore stesso, per quanto l’azienda possa essere strutturata e ramificata, è il punto di riferimento dei collaboratori, la persona da cui è nata l’idea imprenditoriale e che meglio può rappresentare la sua stessa azienda.

Quali devono essere i contenuti di un buon discorso aziendale?
Anzitutto bisogna rievocare i valori e la mission aziendale e come questi hanno permesso di raggiungere gli obiettivi, o parte degli obiettivi, dell’anno precedente.

I contenuti del discorso devono rispecchiare quanto più possibile l’identità aziendale, i valori che i collaboratori e dipendenti condividono e in cui si rispecchiano. Per questo è bene che l’apertura del discorso aziendale si soffermi sull’importanza dell’aspetto umano e del valore di tutte le risorse che fanno grande l’azienda a livello valoriale e in termini di fatturato.

Nel corpo del discorso c’è spazio per i numeri, perché quelli sono il metro per misurare la crescita in termini di profitto, per le osservazione, per i margini di miglioramento e per i progetti futuri.
Nel corpo del discorso c’è l’incoraggiamento a fare di più e a fare meglio, c’è la visualizzazione del futuro supportata da obiettivi chiari con scadenze definite.

Non deve essere una riunione di lavoro, è ovvio. Il clima è più informale, ma si tratta di un evento che celebra la collaborazione delle persone in un’impresa e quell’impresa le unisce.

La chiusura del discorso deve far incontrare queste due logiche: un momento identitario all’interno di un’organizzazione e il riconoscimento del valore personale, oltre che professionale, di tutti quelli che ne fanno parte.

Quindi per prepararti al meglio al tuo discorso per la cena aziendale tieni presente questi 7 punti chiave e il tuo discorso sarà un successo!

  • Presentarsi e rinnovare il piacere di essere a capo della divisione, organizzazione, business unit
  • Ripercorrere i valori e la mission aziendale
  • Condividere considerazioni sul raggiungimento degli obiettivi definiti e le azioni intraprese
  • Soffermarsi sul valore delle persone unite dall’identità aziendale
  • Portare qualche numero a supporto della crescita aziendale
  • Condividere i margini di miglioramento incoraggiando i collaboratori a fare sempre meglio
  • Valorizzare le professionalità impiegate e le loro competenze come risorsa fondamentale in vista degli obiettivi futuri, specificati nei loro dettagli e scadenze.

Sei pronto per il tuo discorso aziendale?
Approfondisci sempre e per ampliare la tua conoscenza in materia fai un salto qui!

Buon discorso aziendale!

Vogliamo concludere il discorso?

La chiusura di un discorso è una fase non meno delicata delle precedenti,come apertura e corpo del discorso, anche perché gli ultimi momenti sono quelli che resteranno più impressi nella memoria di chi ascolta.

Lo so che tra il Black Friday e altro mi sono concesso qualche digressione, ma non dimentico dove eravamo rimasti!
Eccoti sei lì, sei partito alla grande, hai esposto i tuoi contenuti, e adesso devi tirare le reti in barca e riavvicinarti alla riva!
Una buona chiusura del discorso è fondamentale per assicurare che tutto ciò che è stato trasmesso sia stato realmente assimilato.
Anche la fase di chiusura prevede uno specifico iter e delle strategie per rendere la performance più efficace.
Andiamo con le tips!
Per rendere una chiusura più incisiva lo speaker ha l’opportunità di:
– sottolineare gli obiettivi conseguiti durante un percorso condiviso con l’uditorio in modo da evidenziare i risultati ottenuti;
– riconoscere il contributo del pubblico e il merito dei partecipanti nel raggiungimento degli obiettivi;
– riconfermare il piano d’azione definito e condiviso

La fase di chiusura comprende il sommario e il piano di azione.
Durante la trattazione gli argomenti discussi sono molteplici, così come gli esercizi, le simulazioni, gli aneddoti, per questo è importante che il relatore riassuma i momenti salienti del suo discorso, ripercorrendone gli step principali.

Possiamo affermare che la chiusura di un discorso sia una fase delicata almeno quanto l’incipit, questo perchè ricerche sul campo hanno dimostrato che l’inizio e la chiusura sono i momenti in cui l’attenzione del pubblico è più alta.
La chiusura non può essere certo improvvisata, deve anzi essere introdotta, anticipata e condotta senza velocizzare eccessivamente i tempi, né accorciandoli. Quel che è certo è che la chiusura deve lasciare un’emozione.
Riassumiamo ora alcuni suggerimenti per chiudere un discorso in pubblico:
Proporre un piano d’azione: abbiamo già visto l’importanza dell’invito a fare qualcosa, iniziare un progetto, intraprendere un percorso,etc;
ricapitolare il discorso facendo presente i passaggi più importanti;
utilizzare una metafora o un piccolo racconto per accompagnare l’uditorio verso la conclusione;
fare una domanda retorica per invitare l’uditorio a sviluppare delle riflessioni sugli argomenti trattati;
proporre una visione d’insieme per condividere una riflessione sugli argomenti trattati;
fare ringraziamenti e rendere partecipe il pubblico nel raggiungimento degli obiettivi.
lanciare un video: lasciare come ultimo ricordo un’immagine impattante o carica di significato;
fare una citazione: per concludere affidarsi alle parole di autori la cui autorevolezza sia riconosciuta.

Ho finito…ma solo per oggi!
Torno presto, nel mentre sai dove devi andare?

Fai un salto qui Come Comunicare in Pubblico!