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La comunicazione non arriva? Colpa dei rumori!

Ciao!
Abbiamo visto come il processo comunicativo possa essere ricondotto al passaggio di un messaggio da un emittente a un destinatario.
Non è detto che il contenuto del messaggio debba consistere necessariamente in parole anzi, la maggior parte delle volte, non è affatto così. 
In questo passaggio apparentemente lineare di informazioni, l’emittente inserisce degli elementi di codifica affinché chi riceve il messaggio possa, per l’appunto, decodificarlo. 
 
Fin qui sembra tutto liscio e lineare…l’esatto contrario di quel che avviene solitamente in una comunicazione!
 
Quel che al livello teorico non fa una piega, in realtà non corrisponde a quello che si verifica nella maggior parte delle comunicazioni interpersonali
 
Perché?
Perché sono assediate dai rumori
 
 

I rumori nella Comunicazione

 
Insomma…cosa sono questi rumori?
Si definiscono rumori tutti quegli elementi che interferiscono in una comunicazione, frapponnendosi tra l’emittente e il ricevente.
Quanto sono d’intralcio i rumori in un flusso comunicativo
Dipende dalla frequenza e dall’intensità.
Possiamo intanto dire che, in generale, ostacolano la comprensione del messaggio.
 

Tipologie di rumori

I rumori possono essere di due tipologie principali: esterni ed interni.
 
I rumori esterni si possono facilmente immaginare: lavori in strada, passaggio di auto, voci di persone, musica assordante, trapano.
Quello che caratterizza e accomuna i rumori esterni è che sono al di fuori della responsabilità dell’emittente, nel senso che non dipendono direttamente da lui.
Attenzione però: anche se non dipendono dall’emittente è responsabilità di quest’ultimo far in modo che la comunicazione sia salvaguardata dalla possibilità che interferiscano rumori.
 
 
Rumori interni: a differenza di quanto si possa pensare, sono molto più frequenti e meno gestibili dei rumori esterni.
Si tratta infatti di tutta quella gamma di elementi che transitano nella sfera personale: pensieri, preoccupazioni, emozioni, ansie, aspettative.
Ogni singolo elemento citato può avere il potere di ostacolare un processo comunicativo.
Hai presente la scena muta all’esame?
I rumori interni dell’ansia dello studente non consentono alle parole di uscire.
 
Hai presente invece quando qualcuno ti sta parlando, ma tu hai una preoccupazione che ti sta attanagliando cuore e mente?
Quanto riesci ad ascoltare in una situazione simile?
Poco o nulla. 
 
Anche in questo caso, sebbene con maggiori difficoltà, è necessario far pulizia e mettere da parte, per quanto possibile, i rumori e rendersi disponibili ad un ascolto pieno ed empatico dell’interlocutore.
 
Facilissimo, no?
Per niente ahinoi!
Ma va fatto per una perfetta riuscita dei flussi comunicativi che possono avere importanti ricadute sul business ma anche sulla vita privata.
 
Cosa fare dunque?
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Interazioni simmetriche e complementari: il quinto assioma

Il mondo della Comunicazione è molto articolato e può essere anche complesso se non si impara a semplificare.
Quando si legge un’espressione come “interazioni simmetriche e complementari” ci si può anche spaventare, me ne rendo conto.
Il vantaggio della Comunicazione, però, è che, per sua natura, ti offre sempre la possibilità di semplificare.
E allora facciamolo!

Il quinto assioma della Comunicazione

Svelato l’arcano: quando parliamo di interazioni simmetriche e complementari parliamo del quinto assioma della Comunicazione.
Partiamo dagli esempi.
Immagina un confronto tra adulti, una di quelle discussioni in cui ognuno presenta le proprie argomentazioni.
Potrebbe trattarsi di una coppia che si confronta, di due colleghi che si scambiano opinioni su un progetto, di due amici che cercano di avere un chiarimento. In ognuno di questi casi ogni persona coinvolta presenta le proprie motivazione, nel modo più assertivo possibile, se sa come farlo.
Immagina ora un confronto tra genitore e figlio: quest’ultimo magari viene rimproverato per un comportamento sbagliato che ha avuto. Il genitore cerca di spiegare l’errore e soprattutto di fargli capire che gli errori si pagano, o che prima di uscire bisogna studiare, o che non si ruba la merenda del compagno di banco.
Questi due esempi contengono una differenza importante.
Nel primo caso la relazione tra i soggetti coinvolti è paritaria, nel secondo è subordinata.
Cosa rende le relazioni paritarie o subordinate? Il rapporto tra i due: c’è differenza tra un rapporto tra colleghi e un rapporto tra datore di lavoro e collaboratore, così come c’è differenza tra un rapporto tra sorelle e un rapporto tra genitore e figli.
Quindi per tornare alle nostre definizioni, possiamo dire che: le interazioni simmetriche sono tutte quelle comunicazioni connotate tra uguaglianza tra interlocutori.
Rientrano nella definizione di interazioni complementari quelle comunicazioni in cui c’è un rapporto di differenza tra gli interlocutori, dove differenza non sta necessariamente per superiorità. Un esempio di quest’ultima affermazione può essere il rapporto medico paziente: non c’è un rapporto gerarchico tra i due, ma la differenza di condizione fa sì che sia il paziente a dover fare quel che dice il medico.
Quindi, per concludere, il quinto assioma della Comunicazione dice che:
tutti gli scambi comunicativi si contraddistinguono in termini simmetrici, se connotati da uguaglianza e, in termini complementari, se connotati da differenza.
Ovviamente queste dinamiche comunicative si presentano in modo sempre differente e a diversi livelli di complessità
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Comunicazione verbale e non verbale: parole e significati a confronto

Torniamo a parlare di Comunicazione verbale e non verbale per introdurre il quarto assioma della Comunicazione.

In verità, questa volta, quello su cui ci soffermeremo è la differenza tra il modo di concepire parole e significati rispettivamente nella comunicazione numerica, verbale, e la comunicazione analogica, non verbale.

Comunicazione verbale e non verbale

Per spiegare il quarto assioma della comunicazione si ricorre spesso all’esempio della lingua cinese, ovvero al confronto tra il nostro sistema linguistico occidentale e il loro.

Quando si studia il cinese, infatti, si entra in un sistema linguistico del tutto diverso dal nostro. Siamo abituati, nello studio delle lingue occidentali, che ogni parola corrisponde a un significato e non che una parola possa addirittura “disegnare” il suo significato.

 

Il nostro sistema linguistico di riferimento è numerico, ovvero verbale. Ok, mi dirai, ma che significa?

Significa che alle scuole elementari ti insegnano che quando vedi una parola scritta così FIORE devi pensare a quel vegetale che cresce nella terra e fa petali bellissimi e devi memorizzare questa informazione per il resto della tua vita.

Hai imparato quindi che alla sequenza di lettere alfabetiche che compongono la parola FIORE va collegata una specifica immagine. Nella lingua cinese funziona invece che il modo in cui è scritta una parola somiglia in qualche modo al suo significato, per questo si dice analogica: tra il significato e il significante (l’immagine del fiore) c’è un’analogia, ovvero una somiglianza grafica.

 

Quarto assioma della Comunicazione

 

Veniamo al quarto assioma e partiamo dalla sua definizione: gli essere umani comunicano sempre sia con il modulo numerico (verbale), sia con il modulo analogico (non verbale).

Il cuore di questo assioma non è nella definizione delle differenze, quanto piuttosto nell’importanza di saper integrare e fondere l’universo numerico con quello analogico per raggiungere il massimo dell’efficacia comunicativa.

L’utilità di questa considerazione sta nel fatto che  quando si deve trasmettere un messaggio è fondamentale scegliere “come” farlo. Avere due parametri di riferimento è fondamentale per scegliere quello più adatto al di contesto in cui la comunicazione può aver luogo, o al tipo di obiettivo che con quel messaggio si vuole raggiungere.

 

Per semplificare, questo significa che le parole a volte sono fondamentali, altre volte devono affidarsi maggiormente al non verbale, a quell’analogia tra il modo in cui le cose si esprimono e il significato che hanno.

I cinesi con l’immagine dell’abbraccio semplificano molte emozioni, perché alla fine quello che conta è che ti sto comunicando che la questione si chiude con un abbraccio. Se magari ti dicessi “ora ti darei un abbraccio” non otterrei probabilmente lo stesso risultato.

Al contrario va detto che il linguaggio numerico consente di fare astrazioni più complesse per la spiegazione di concetti e situazioni.

La soluzione è nel dosare i due universi, capire quando l’uno e quando l’altro.

 

Come puoi capirlo?

Credo di poterti aiutare!
Sai cosa devi fare vero?

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Da che prospettiva veicoli il messaggio? Occhio alle sequenze comunicative!

Torniamo a parlare di flussi comunicativi, in particolare di quell’insieme di informazioni che chiamiamo messaggio!
Il messaggio è il cuore della comunicazione, ovvero l’elemento intono al quale tutto si muove, che tutto condiziona, ma che, allo stesso tempo subisce l’influenza di altri elementi.
Per fare ordine in questo processo, chiamiamo ancora in causa la scuola di Palo Alto, che ha elaborato per noi i famosi cinque assiomi della Comunicazione e che stiamo via via esplorando.

Il terzo assioma della Comunicazione

 
Il terzo assioma prende in esame le diverse prospettive di un messaggio comunicativo.
Quando avviene una scambio comunicativo tra due e o più persone, ognuno trasmette il proprio messaggio attraverso delle sequenze comunicative.
Queste sequenze comunicative non sono altro che il modo in cui chi comunica vede e costruisce la realtà.
Andiamo sull’esempio!
Quante volte ti sarà capitato di non riuscire a trovare un punto di vista comune con il tuo interlocutore, per poi accorgerti, con calma, successivamente, che stavate analizzando le cose da punti di vista diversi, portando entrambi una versione soggettiva e personale della realtà nel proprio messaggio comunicativo
 
Ognuno di noi, a seconda del modo in cui comunica, attribuisce uno specifico significato alla comunicazione e alla relazione.
Tutti i messaggi contenuti in un atto comunicativo contengono diverse versioni della realtà, che si costruiscono e si modificano negli istanti stessi in cui vengono trasmessi. 
 
Questo assioma spiega molte delle motivazione per cui spesso, in un confronto, diversi interlocutori sono convinti di essere portatori dell’unica verità possibile. 
Le sequenze comunicative esprimono la prospettiva di chi parla nel tentativo di orientare gli interlocutori verso la propria direzione.
Questo la dice lunga su quanto si possa lavorare su questo aspetto in qualunque contesto.
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Il futuro del lavoro: scopri quali valori coltivare

Oggi voglio parlare con te di lavoro.
Eh che novità!
Non di lavoro in generale, a dire il vero, ma di ambiente di lavoro, dove le persone esprimono se stesse attraverso le proprie competenze. 
Indubbiamente, senza ripercorrere ogni singolo avvenimento, negli ultimi anni il lavoro ha raggiunto un livello di flessibilità mai sperimentato prima d’ora.
Si può dire che le peculiarità di questa nuova “era” del lavoro siano proprio la flessibilità nelle attività e l’approccio ibrido.
Questi due elementi fanno sì che le persone possano lavorare nelle modalità più adatte per loro.
Questo nuovo scenario, in alcuni casi sempre più vicino alle esigenze di chi lavora, richiede alle aziende una presa di coscienza per affrontare, anzi abbracciare, questa veloce e importante trasformazione.
Diventa sempre più importante ed essenziale che le aziende perseguano e diffondano nuovi valori.
Sembrano così tante le novità in essere, e di fatto davvero lo sono, che anche la moltitudine di valori a cui ispirarsi rischia di raggiungere un numero elevato.
In realtà, l’importante è perseguire quelli giusti, che devono essere declinati in funzione delle nuove dinamiche del mondo del lavoro e delle esigenze dei professionisti.

I valori di un ambiente di lavoro ibrido e inclusivo

I nuovi ambienti di lavoro, come abbiamo visto, sono caratterizzati da una maggiore flessibilità, questo nuovo assetto richiede alle aziende di essere sempre più ibride e inclusive.
Nello specifico, l’inclusività è il risultato della creazione di pari condizioni di collaborazione, il che significa: uguaglianza per tutti i dipendenti  nelle possibilità di accesso e nella disponibilità di strumenti per poter lavorare in modo flessibile. 
L’altro aspetto fondamentale consiste nella creazione di un ambiente di lavoro –  sia esso fisico che virtuale – che possa ospitare queste nuove logiche.
Nello spazio virtuale ci sono ormai molteplici strumenti che consentono a colleghi distanti geograficamente di parlarsi, fare meeting, condividere esperienze.
Con lo stesso intento anche gli ambienti fisici si prestano a una flessibilità strutturale per far sì che le persone possano utilizzare lo spazio fisico dell’ufficio in modo diverso a seconda delle attività da svolgere. 
Assistiamo così alla costruzione di ambienti con pareti flessibili, removibili,  per creare spazi isolati o aprire tutto per i momenti di attività condivise.
In questa ottica di fluidità, collaborazione e inclusività diventano un binomio necessario che si alimenta da entrambe. 
 
Quando si parla di collaborazione e inclusività, nelle aziende come nella vita, la Comunicazione assume un ruolo di rilievo in ogni suo aspetto: dalla scelta delle parole alla valutazione dei contesti, dall’individuazione di un registro comune al linguaggio non verbale, espresso anche attraverso specifici segnali o soli movimenti del viso.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
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Vuoi che il tuo pubblico resti in ascolto? Per te 4 preziosi segreti!

Sai qual è l’incubo peggiore di chi deve parlare in pubblico?
Sì che lo sai: vedere le facce di chi ascolta vagare nell’etere!
Dai pericoli della noia e della distrazione ti ho già messo in guardia, ma non è tutto.
Se invece di immaginare il disastro di non essere ascoltato provassi a visualizzare la gioia di un pubblico partecipe alla tua presentazione?
Vero che è tutta un’altra musica?
La Comunicazione in generale funziona così: solo se il messaggio arriva nel modo giusto il destinatario può accoglierlo contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del mittente.
Non c’è altra strada.
Quello che bisogna fare, dunque, non è mai abbracciare la fortuna e sperare che faccia sedere tra il nostro pubblico solo persone interessate, ma fare in modo che diventino interessate e partecipi proprio grazie a quello che stiamo dicendo.
Cosa fare allora?
Molte cose, a dir la verità, ma sarebbe piuttosto complicato esaurirle in un articolo.
In questo preciso istante, proprio questo, quello che puoi fare è prepararti al meglio su tutto quello che ti serve per la tua Comunicazione Efficace.
Parole, gesti, piccoli movimenti: ogni elemento fa la sua parte e influenza il risultato finale.

Quattro  segreti per un pubblico attento e partecipe

Prima di aprirti lo scenario completo voglio però lasciarti un regalo: 4 segreti per far sì che il tuo pubblico sia attento e partecipe.
👉 Brevità: cerca di andare al sodo subito e se l’argomento prevede un preambolo lungo anticipa intanto il focus del discorso!
👉Creatività: quel che hai da dire sicuramente è già stato detto, ma non come potresti dirlo tu! Ogni persona ha l’incredibile opportunità di dare il suo originale contributo alle cose, quel tocco di creatività fondamentale per differenziare il contenuto stesso o il modo per veicolarlo.
👉Empatia: usa le emozioni per arrivare al pubblico. Osserva le persone, fai domande per capire quali corde toccare e soprattutto arricchisci il tuo discorso con le tue personali emozioni!
👉Coinvolgimento: se vuoi che il tuo pubblico sia partecipe devi essere tu per primo in grado di coinvolgerlo. Interagisci, cerca feedback, chiama le persone a prendere parte a quel che si sta dicendo.
Questi 4 segreti sono solo una piccola, ma fondamentale, parte di quello che puoi fare per tenere il tuo pubblico in ascolto.
Ogni strategia di Comunicazione è davvero efficace solo che chi la adotta è stato in grado di scegliere quella soluzione tra molte.
Questo richiede che un buon oratore, o speaker, come preferisci, debba conoscere la vasta gamma di opportunità che questa immensa disciplina offre, solo così è possibile approdare alla parola giusta, alla comprensione dell’espressione facciale alle modalità più efficaci in generale.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
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comunicazione - ostacoli

Quali ostacoli può incontrare la comunicazione? Cominciamo dal più ostinato!

Hai presente quella soddisfazione infinita che si prova quando tieni molto a quello che hai da dire e i tuoi interlocutori sono all’ascolto con entusiasmo e partecipazione?
Ecco, questo scenario idilliaco nel mondo reale non va immaginato come un punto di partenza, ma di arrivo.
Non importa se il pubblico da conquistare è composto da centinaia di persone o poche: se quel messaggio arriva nel modo giusto a chi desideri il tuo obiettivo è centrato!

Gli ostacoli di una Comunicazione efficace

Come ogni processo che coinvolge più attori, anche la Comunicazione può essere concepita come un percorso di un certo contenuto da un punto di partenza a uno o più punti di destinazione.
Ogni viaggio però, per sua natura, presenta degli ostacoli: il nostro compito è individuali e sviluppare le competenze per evitarli, o, al più tardi, per superarli.
Torniamo al momento immaginativo: hai qualcosa di veramente forte da raccontare, un messaggio importante da veicolare, un progetto da presentare ma le espressioni dei tuoi interlocutori raccontano un mood meno vivace di quello che ti aspettavi?
Qualcuno sbadiglia, qualcun altro guarda il telefono, il meteo dalla finestra … e tutti sembrano concentrati in qualcosa di profondamente distante da quello che stai cercando di comunicare tu.
Cosa provi?
Già sei in grado di prevederlo: imbarazzo, frustrazione, senso di incompetenza, dispiacere.
Eppure hai lavorato tanto alla tua presentazione.
Cosa non ha funzionato?
Cosa si è impiantato tra te e quello che volevi dire?
Un qualcosa di profondamente pesante e difficile da rimuovere: la noia!
Uno dei più ostinati nemici di una comunicazione efficace è proprio lei.
Ogni mittente, è così che tecnicamente si definisce chi dà il via a un processo comunicativo, deve affrontare l’eventualità di questo pericolo e predisporre il proprio messaggio in modo accattivante considerando:
  • il contesto
  • gli interlocutori
  • il messaggio stesso
Detta così sembra facile, eppure, anche nel pieno rispetto di tutte le caratteristiche di questi tre elementi, il pericolo noia persiste.
Perché?
Perché non è strettamente legato a nessuno di questi tre elementi, bensì a tutta una serie di azioni che puoi scegliere di mettere, o non mettere, in campo in un processo comunicativo.
Quali sono?
Lo scopriremo presto!
Intanto ben venuto nel mondo della Comunicazione efficace su cui ti consiglio di non smettere mai di voler imparare.
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espressioni - facciali

Vuoi sapere chi hai davanti? Osserva bene il suo viso!

Hai mai pensato al vantaggio che avresti se solo fossi in grado di interpretare i segnali comunicati dalle espressioni facciali dei tuo interlocutori?
La Comunicazione è un processo a due vie: questa è una delle prime informazioni che sentirai sulla Comunicazione interpersonale.

Questa premessa introduce il concetto di mittente e destinatario, ma, considerando la molteplicità dei messaggi, degli interlocutori, dei contesti, possiamo piuttosto definire la Comunicazione come un processo a più vie che si intersecano, lungo le quali si verificano numerosi scambi.

 

L’interlocutore

Uno dei protagonisti della comunicazione è l’interlocutore, il quale accoglie il messaggio e, a partire dal momento della ricezione, attiva una serie di comportamenti dando vita a momenti di comunicazione verbale e non verbale.

Non sempre la comprensione dell’interlocutore però è immediata o di veloce interpretazione.
Può infatti capitare che si esprima a parole in un senso, o solo fino a un certo punto, e poi trasmetta con l’atteggiamento un messaggio diverso (o addirittura opposto) rispetto a quello esternato verbalmente.

Forse è capitato anche a te di ascoltare un feedback, o una semplice risposta a una tua affermazione, notando qualcosa di poco rassicurante nelle espressioni del viso del tuo interlocutore, al punto da chiedergli:

” …ma sei sicuro di quello che stai dicendo?”

“… non mi sembri convinta delle tue affermazioni”

“… ho detto qualcosa di sbagliato?”

Devi sapere che ogni piccolo movimento della bocca, degli occhi, addirittura del naso, potrà svelarti un universo di significati solo attraverso la decodifica di quei segnali.

Se ti può facilitare pensa ai segnali emessi dal volto – ma vale per il linguaggio del corpo in generale – come una proiezione dei pensieri, una manifestazione istintiva e meno controllata di ciò che davvero si pensa, e che non si può o non si vuole dire.

Ignorare questi segnali, o non saperli decifrare, spesso si traduce nella perdita di informazioni importanti che potrebbero incidere in modo significativo sull’obiettivo di Comunicazione.

C’è una sola soluzione a questa eventualità: imparare a comprendere i messaggi veicolati dall’interlocutore attraverso le espressioni facciali!

Cosa fare?

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efficacia - newsletter

Vuoi aumentare l’efficacia della tua newsletter? Scopri le strategie più efficaci!

L’efficacia di una newsletter è il risultato di tutta una serie di elementi e di variabili che cambiano nel corso del tempo, in funzione del target e delle specifiche esigenze.
Tuttavia, pur essendo ogni caso a se stante e meritevole di soluzioni ad hoc, esistono delle soluzioni standardizzate che in generale favoriscono l‘attenzione su una newsletter ricevuta. 
Ognuno di noi ne riceve tante, alcune si confondono tra le altre, altre non ci interessano, altre ancora ci interessano, ma noi non lo sappiamo.
Perché?
Perché arrivano “a freddo” ovvero senza che ci sia un precedente che possa giustificare il perché quell’email sia arrivata proprio a noi. 

Tips per una newsletter efficace

 

 

Cosa fare dunque?
Intanto un focus su alcune possibili tips che hanno riscontrato un alto livello di efficacia in settori disparati e dunque in merito a servizi e prodotti piuttosto diversi tra loro.
Inizia il copia e incolla per rendere più efficace la tua newsletter! 
  • Presentati al primo invio: gestisci la tua mailing list in modo da sapere quali sono i tuoi contatti a freddo e usa una modalità comunicativa di presentazione. Chi sei? Che fai? Perché mi scrivi? Importante: sii specifico già dall’oggetto mail!
  • Cerca un punto di contatto, un elemento di interesse verso il destinatario: “So che sei alle prese con mille cose, ma credo davvero valga la pena tu legga quello che ho da dirti”, nella stessa mail può essere molto efficace ed incisivo chiedere un appuntamento telefonico.
  • Spiega quali problemi risolvi: questo è il punto focale di ogni messaggio promozionale. Come glielo spieghi? Cercando e riportando casi che hai già risolto in un settore affine o per un cliente con specifiche caratteristiche in comune. L’esempio è concretezza!
  • Comunica una lacuna che hai riscontato in una loro attività, in qualcosa che hai letto sul sito (recensioni per esempio) e parti da lì descrivendo come possa degenerare quella lacuna se non si interviene. Questa azione presuppone che tu abbia studiato e sappia cosa proporre per il suo specifico caso. 
  • Vai dritto al punto se il problema è noto: potresti essere venuto a conoscenza di uno specifico problema dell’azienda, magari da un post su linkedin o da una notizia letta da una fonte attendibile. Sai che che puoi risolvere quel problema. In questo caso non ti resta che essere diretto e superare subito tutte le possibili titubanze di una mail a freddo offrendo soluzione ad un problema che sai essere già in corso. 
  • Offri una soluzione gratuitamente e chiedi se l’azienda è interessata a una consulenza. Qui l’esempio può spiegare meglio: scrivi ad un’azienda che leggendo il loro sito hai riscontrato delle aree di miglioramento. Allora gli invii un ebook contenente 5 preziose tips, o comunque soluzioni, chiedendo un incontro virtuale per parlare di come proseguire! 
Bene!
Annota queste buone prassi!
Abbi cura delle tue competenze comunicative per promuovere i tuoi servizi o prodotti!
Parti da qui, ma se vuoi andare avanti … contattami!!
linguaggio - consapevole

Uso consapevole del linguaggio: quanto incide in azienda?

L’attenzione al linguaggio consapevole è un tema sempre più presente, non solo in ambito professionale. Si tratta infatti di una maggiore cura del linguaggio nel rispetto di tutti i possibili interlocutori coinvolti, estendendo sempre di più gli ambiti e i contesti.

Linguaggio consapevole e inclusività in azienda

Linguaggio e inclusività sono oggi più che mai al centro di un acceso dibattito relativo alla denominazione di alcune professioni nel passaggio dal maschile al femminile.
Si discute dunque sulla correttezza o meno nell’usare espressioni come “avvocata”, “sindaca”, “presidentessa”.
Non si fermano qui però le argomentazioni dei sostenitori del linguaggio inclusivo.
Si sente citare spesso lo schwa per conferire maggiore neutralità alle desinenze di aggettivi e sostantivi ed evitare il cosiddetto “maschile sovra esteso” ovvero l’utilizzo del maschile che ingloba anche il femminile come suggerito dalla nostra grammatica. 
 
 
L’inclusività non riguarda solo la questione di genere ma mira alla costruzione di una cultura che non escluda nessuna persona quando si parla. Molto spesso, nell’uso comune del linguaggio, ad esempio, si offendono involontariamente i portatori di handicap o persone con caratteristiche per le quali possono essere escluse in certi contesti.
 
Quante volte hai sentito la frase “su questa cosa sono handicappato” oppure “è in gamba, nonostante la sua età”. 
Ecco, quelle che possono sembrare affermazioni banali, possono contenere allusioni o riferimenti a delle categorie specifiche di persone. 
Anche questi utilizzi richiedono maggiore attenzione, o più nello specifico, una maggiore consapevolezza
 
 

Il linguaggio consapevole in azienda

 
 
Gli automatismi spesso  ci inducono a non riflettere in ogni momento su alcune espressioni che siamo soliti utilizzare, ma, poiché noi siamo per il #semprelaparolagiusta, è bene sapere che per evitare di farci condizionare da stereotipi e categorie basta allenarsi ad uno uso più consapevole del linguaggio in azienda e non solo.
La prima cosa di cui tener conto è l‘attenzione all’altro: stiamo riferendoci al nostro interlocutore in modo corretto?
Stiamo inutilmente facendo riferimento a sue caratteristiche che non aggiungono alcun valore al discorso?
In tal caso è bene tagliare l’inutile e andare dritto al cuore della conversazione e alla condivisione di ciò che abbiamo da dire.
Un secondo importante passaggio è misurare l’effetto delle nostre parole sugli altri
Può sembrare un dato di carattere numerico invece è molto più attento all’emotività di quanto non appaia. 
Come reagiscono di solito le persone alle tue parole? 
Hai notato una costante? 
Si mettono sulla difensiva? Fanno uno sguardo divertito? 
Ti sembra che si sentano a proprio agio?
 
Queste domande sono il primo vero passo verso l’acquisizione di un linguaggio consapevole.
 
Quante cose da fare perché la tua Comunicazione sia impattante!
 
Ti stai chiedendo da dove cominciare?
 
Ecco ci siamo quasi 👇
4-5-6 novembre 2022