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Focus sul piano d’azione: dal problem solving all’obiettivo

Torniamo ciclicamente a parlare di piano d’azione perché si tratta di uno strumento molto utile da rinnovare ogni qualvolta cambiano i nostri obiettivi o ce ne poniamo di nuovi.
 
Il mercato è molto dinamico e mutevole, la vita in generale ci richiede una continua flessibilità, questo ci pone nella condizione di dover spesso ritoccare il nostro piano d’azione.
 
 

Dal problem solving al piano d’azione

Quando si parla di piano d’azione non si può prescindere da una competenza molto importante: il problem solving. Questo deriva semplicemente dal fatto che non esiste progetto che non presenti ostacoli o difficoltà da superare.
Il problem solving, in quest’ottica si pone come strumento necessario per garantire poi i successivi step del piano d’azione. Come si applica il problem solving? 
Come anticipato, si tratta di una vera e propria competenza da acquisire, con un percorso mirato e dettagliato.
 
Possiamo intanto anticipare qualche elemento affinché tu possa farti un’idea della sua applicazione.
Ecco gli step fondamentali.
  • Individua il problema. Una delle principali azioni da compiere quando si parla di problem solving è proprio chiedersi dove sia il problema. Se il problema non è così visibile, allora bisogna andare a cercarlo, ovvero bisogna chiedersi quali difficoltà possano intervenire durante la preparazione di un piano d’azione, bisogna fare una vera e propria mappatura dei possibili ostacoli;

 

  • Analizza il problema. Individuati gli ostacoli e i problemi, si passa agli step fondamentali per dirigersi verso la soluzione, ovvero l’analisi di tutte le componenti di quel problema e delle possibili conseguenze a breve, medio e lungo termine;

 

  • Elabora idee e soluzioni. L’analisi è uno step fondamentale perché scandagliando il problema si gettano le prime basi per nuove possibili idee e soluzioni.
 
Solo a questo punto, non prima, è possibile lavorare davvero a un piano d’azione partendo dunque da: la mappatura dei problemi, le azioni di problem solving da attivare per risolvere, le nuove idee da sviluppare per arrivare a una soluzione.
 
Nel piano d’azione è contenuto ogni step di questo processo, dalle fasi preliminari ai comportamenti da mettere in atto per svilupparlo e realizzarlo.
 
Un piano d’azione rappresenta una soluzione molto efficace quando si ha un obiettivo di progetto, perché ci consente di rivisitare gli step, cambiarli, rivalutarli alla luce di nuovi elementi non emersi in precedenza.
 
La metodicità del piano d’azione ci preserva dall’approssimazione e dall’errore conducendoci verso il successo del nostro progetto
 
Questi elementi sono fondamentali in azienda come nelle singole attività quotidiane, sono supportati da processi comunicativi applicati a sistemi organizzativi diversi a seconda del livello di complessità.
Un piano d’azione è funzionale a un obiettivo, quest’ultimo è indispensabile per  il successo di qualunque progetto si voglia portare a compimento.
Come si impara a lavorare sui propri obiettivi e a impostare un piano d’azione?
Nell’unico modo possibile: acquisendo strumenti e competenze.
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Comunicazione in azienda: il ruolo del feedback.

Uno degli argomenti più sentiti nel vasto universo della Comunicazione aziendale è il feedback.
 
Ti chiederai perché è un argomento così discusso e a cui si fa continuamente riferimento. 
Ti rispondo io: perché è uno degli strumenti di comunicazione interpersonale più impattanti, soprattutto in contesti professionali. 
 
Sul feedback si potrebbero scrivere fiumi di parole, quello che però salta velocemente all’occhio è che, pur essendoci una consapevolezza diffusa dell’importanza del feedback, tuttavia il suo utilizzo viene spesso tralasciato e dunque sottovalutato.
 
Il feedback avvia un processo comunicativo per cui un interlocutore restituisce delle informazioni a un altro soggetto, o di sua iniziativa o dietro specifica richiesta.

Feedback: ostacoli e titubanze

Uno dei principali ostacoli all’utilizzo del feedback è la titubanza emotiva che si prova sia nel chiederlo sia nel restituirlo.
Può essere difficile per alcune persone, o in specifici contesti, andare da un collega o da un responsabile e chiedere “mi diresti cosa posso migliorare in questa prestazione?”.
 
Allo stesso modo anche restituire un feedback può essere complicato, specie se non richiesto 
Il feedback è efficace sì, ma il suo utilizzo non deve sfuggire di mano, nella misura in cui deve essere gestito con tecnicità e competenza.🧐

Gli aspetti tecnici del feedback

Ti aiuterò ora nell’individuare alcuni elementi tecnici del feedback, alcuni aspetti che ne rendono efficaci le funzioni.
  • Il feedback deve riguardare azioni e comportamenti, non la persona che lo riceve. Quando si restituisce un feedback, il suo contenuto deve essere funzionale al raggiungimento di obiettivi comuni, non al giudizio;
  • Il feedback deve essere dettagliato. Quali azioni, in quale momento? Perché? Quanto più sarà concreto e misurabile tanto più potrà essere utile per lavorare sul margine di miglioramento;
  • Il feedback deve essere un processo a due vie in azienda, si dà con professionalità e precisione e si chiede con consapevolezza e fiducia;
  • Porre attenzione – e dunque chiedere anche – feedback positivi. Il feedback non è solo un strumento di rilevazione dell’errore, ma anche un possibile elemento per un modello di buona pratica.
Il feedback è uno degli aspetti più incisivi della comunicazione in azienda.
Come usi o gestisci i feedback?
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Tempo poco, efficacia al massimo: trasmetti il tuo valore attraverso la Comunicazione ad Alto Impatto

Il 1° Luglio è qui e il corso sulla Comunicazione ad Alto Impatto è davvero alle porte.
Tra qualche giorno in aula ti svelerò le strategie più efficaci per eccellere nelle performance di comunicazione! 
 
 

 

Comunicazione ad Alto Impatto: tempo ed efficacia al massimo.

 
L’obiettivo della Comunicazione ad Alto Impatto non lascia spazio al dubbio: l’interlocutore deve sapere chi sei, cosa hai da dire e quanto vali in un tempo molto limitato.
 
In una logica di questo tipo le tua abilità comunicative devono puntare all’eccellenza perché, quasi sicuramente, non avrai una seconda occasione per convincerlo delle tue argomentazioni.
 
Le tue parole, per quanto ponderate, saranno efficaci solo se calibrate in funzione del messaggio che devi trasmettere. 
 
Il risultato della tua performance di comunicazione non di dovrà basare su una tua sensazione o impressione: imparerai a misurare il gradimento dei tuoi interlocutori. 
 
 
Un elemento imprescindibile quando si parla di tempo limitato ed efficacia è sicuramente l’attenzioneComunicazione ad Alto Impatto significa saper catturare un elevato livello di attenzione di chi ti ascolta, in modo che nessun elemento possa interferire con il messaggio trasmesso e minarne l’efficacia. 😱
 
Alla luce di questo il tuo obiettivo di comunicazione deve essere chiaro, dettagliato, inequivocabile!
 
Sbagli se pensi che la capacità di arrivare agli altri con efficacia sia una dote naturale, una specie di talento da leader carismatico.
Ebbene non si tratta di questo, la Comunicazione ad Alto Impatto è una competenza e sono qui per lavorarci insieme.
 
 
Solo con il giusto set di skill e abilità potrai arrivare non solo alla mente, ma anche al cuore del tuo interlocutore, facendo dialogare la sua sfera razionale con quella emotiva, conquistando così il 100% della sua attenzione. 
 
Non stai nella pelle all’idea di saper applicare uno strumento così potente?
 
Il 1° Luglio è alle porte!
Ultima chiamata per Comunicazione ad Alto Impatto!
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Comunicazione ad Alto Impatto: le quattro incognite da superare per l’efficacia del tuo messaggio.

Se segui questo blog è perché probabilmente sei interessato a tematiche che riguardano la Comunicazione o perché hai già frequentato un mio corso.
 
 
Con ogni probabilità sei anche un bravo comunicatore e proprio per questo motivo hai capito che oggi essere un bravo comunicatore non basta più: oggi l’efficacia della Comunicazione si misura con l’Impatto.
Quindi è necessario che le tue performance comunicative vengano tarate su standard più alti se vuoi ottenere i risultati che speri.

Comunicazione ad Alto Impatto

Il tanto atteso e richiesto corso sulla Comunicazione ad Alto Impatto è alle porte!
Questo mi porta a farti una domanda: conosci gli elementi su cui lavorare per fare un salto di qualità nelle tue performance di Comunicazione?

Il modo di comunicare delle persone è cambiato, il mercato è cambiato, molti processi si sono velocizzati, le distanze si sono vanificate e il concetto di tempo è stato completamente stravolto in virtù dell’innovazione tecnologica che ha praticamente ridotto all’osso i tempi di risposta.
 
Perché questa premessa?
Perché anche se sei consapevole di essere un bravo comunicatore, è giunto il momento che tu acquisisca gli strumenti per generare impatto sul tuo interlocutore, per richiamare a la sua attenzione grazie alla forza delle tue argomentazioni.
 
All’interno di un processo di Comunicazione, la più grande incognita in cui potrai imbatterti è l’interlocutore, anzi, a dire il vero, la solo figura di ogni singolo interlocutore include in sè ben quattro elementi che non puoi conoscere in anticipo ma che devi sicuramente riuscire a gestire se vuoi che il tuo messaggio generi l’impatto atteso.
 

Le quattro incognite da superare per l’efficacia del tuo messaggio

Vediamo insieme questi quattro elementi.
  • La conoscenza della persona: non sempre puoi conoscere il tuo interlocutore, anzi, nella maggior parte dei casi non lo conosci affatto; ancor più complesso se gli interlocutori sono molteplici, come nel caso di una platea. Non sempre si ha la possibilità di avere delle informazioni in anticipo e nonostante questo devi essere efficace. Una sola risorsa può salvarti in una situazione simile: le competenze per mettere in atto una Comunicazione ad Alto Impatto.
  • La comprensione dello stato d’animo. Se non conosci la persona, ancor più complicato sarà capirne le emozioni e lo stato d’animo in corso. Anche in questo caso la soluzione è in uno strumento insostituibile: la competenza.
  • La lettura del contesto. Per quanto le tue argomentazioni possano essere convincenti non è detto che le condizioni di contesto siano necessariamente favorevoli. Anche questa è un’abilità da allenare: saper leggere il momento e il contesto all’interno di un processo di Comunicazione, soprattutto quando il tempo è poco e l’efficacia urgente!
  • La trasmissione di empatia. Quanto sei in grado di entrare in empatia con i tuoi interlocutori? Non sarai certo l’unico a voler parlare con loro, non sarai certo l’unico a voler richiamare la loro attenzione. Come distinguersi dunque? Lo scoprirai a breve.
Avrai compreso che quando si parla di Comunicazione ad Alto Impatto nulla è lasciato al caso. 
Non parliamo di un talento, né di una predisposizione naturale, ma di una vera competenza da costruire, impostare, allenare.

Da dove si comincia?

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Comunicazione ad Alto Impatto 1 Luglio 2023

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Comunicazione ad alto impatto: quali strumenti migliorano l’efficacia?

Il tanto atteso e richiesto corso sulla Comunicazione ad Alto Impatto è in arrivo!
Questo mi porta a farti una domanda: sei pronto a fare questo salto di qualità nelle tue performance di Comunicazione?
 

Te lo chiedo perché la Comunicazione ad Alto Impatto è uno strumento capace di dare una vera svolta ai tuoi obiettivi di Comunicazione, proprio perché il parametro di riferimento, quello su cui si basa la sua efficacia, è pensato e programmato in funzione dell’impatto che genera sugli interlocutori.

Il modo di comunicare delle persone cambia continuamente, evolve da dinamiche essenziali a modalità legate alla tecnologia per esempio, o alla complessità del contesto di riferimento.

 
Quello che difficilmente cambia è l’obiettivo dell’emittente: arrivare all’interlocutore e consegnargli il suo messaggio al fine di raggiungere un obiettivo.

Impatto di un discorso pubblico


All’interno di una performance in pubblico il linguaggio è senza dubbio un elemento di altissima incidenza sulla buona riuscita della comunicazione. 
Un buon linguaggio facilita la trasmissione di un messaggio verbale, ma non è tutto.
Sai qual è uno dei più pericolosi, e purtroppo frequenti, tranelli in cui cadere?
Pensare che in un discorso in pubblico la capacità di esprimersi attraverso un buon linguaggio sia l’unica competenza richiesta ad un bravo speaker!Avere un buon linguaggio è fondamentale, ma lo è altrettanto saper utilizzare una serie di strumenti che ne amplifichino l’efficacia comunicativa.

Anche quando si è consapevoli di poter contare su una buona abilità oratoria si deve prestare attenzione a non commettere dei facili errori.

 

Strumenti per migliorare l’efficacia

 

Andiamo ai fatti e prendi nota.
Ecco le linee guida, degli strumenti pratici per rendere al massimo l’efficacia del linguaggio e facilitare una Comunicazione ad Alto Impatto:

· adottare un linguaggio che sia il linea con lo stile e il livello culturale dell’uditorio; indagare dunque con precisione sulla tipologia di pubblico e, se possibile, utilizzare anche un gergo di settore condivisibile;

· utilizzare parole semplici e appropriate, accertandosi che possano essere chiare per tutti. Fornire sempre una spiegazione/traduzione se si sceglie di utilizzare termini stranieri o tecnico-scientifici troppo specifici;

· usare messaggi brevi e logici così da agevolare sia la comprensione che la memorizzazione;

· arricchire il discorso con aneddoti, storie di vita, esempi concreti di persone. Apprendere attraverso l’esempio delle esperienze di altri cattura maggiormente l’interesse del pubblico e ne facilita la comprensione dei contenuti.

Bene, abbiamo tracciato il percorso, adesso iniziamo a fare qualche passo concreto!

 

Da dove si comincia?

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La comunicazione non arriva? Colpa dei rumori!

Ciao!
Abbiamo visto come il processo comunicativo possa essere ricondotto al passaggio di un messaggio da un emittente a un destinatario.
Non è detto che il contenuto del messaggio debba consistere necessariamente in parole anzi, la maggior parte delle volte, non è affatto così. 
In questo passaggio apparentemente lineare di informazioni, l’emittente inserisce degli elementi di codifica affinché chi riceve il messaggio possa, per l’appunto, decodificarlo. 
 
Fin qui sembra tutto liscio e lineare…l’esatto contrario di quel che avviene solitamente in una comunicazione!
 
Quel che al livello teorico non fa una piega, in realtà non corrisponde a quello che si verifica nella maggior parte delle comunicazioni interpersonali
 
Perché?
Perché sono assediate dai rumori
 
 

I rumori nella Comunicazione

 
Insomma…cosa sono questi rumori?
Si definiscono rumori tutti quegli elementi che interferiscono in una comunicazione, frapponnendosi tra l’emittente e il ricevente.
Quanto sono d’intralcio i rumori in un flusso comunicativo
Dipende dalla frequenza e dall’intensità.
Possiamo intanto dire che, in generale, ostacolano la comprensione del messaggio.
 

Tipologie di rumori

I rumori possono essere di due tipologie principali: esterni ed interni.
 
I rumori esterni si possono facilmente immaginare: lavori in strada, passaggio di auto, voci di persone, musica assordante, trapano.
Quello che caratterizza e accomuna i rumori esterni è che sono al di fuori della responsabilità dell’emittente, nel senso che non dipendono direttamente da lui.
Attenzione però: anche se non dipendono dall’emittente è responsabilità di quest’ultimo far in modo che la comunicazione sia salvaguardata dalla possibilità che interferiscano rumori.
 
 
Rumori interni: a differenza di quanto si possa pensare, sono molto più frequenti e meno gestibili dei rumori esterni.
Si tratta infatti di tutta quella gamma di elementi che transitano nella sfera personale: pensieri, preoccupazioni, emozioni, ansie, aspettative.
Ogni singolo elemento citato può avere il potere di ostacolare un processo comunicativo.
Hai presente la scena muta all’esame?
I rumori interni dell’ansia dello studente non consentono alle parole di uscire.
 
Hai presente invece quando qualcuno ti sta parlando, ma tu hai una preoccupazione che ti sta attanagliando cuore e mente?
Quanto riesci ad ascoltare in una situazione simile?
Poco o nulla. 
 
Anche in questo caso, sebbene con maggiori difficoltà, è necessario far pulizia e mettere da parte, per quanto possibile, i rumori e rendersi disponibili ad un ascolto pieno ed empatico dell’interlocutore.
 
Facilissimo, no?
Per niente ahinoi!
Ma va fatto per una perfetta riuscita dei flussi comunicativi che possono avere importanti ricadute sul business ma anche sulla vita privata.
 
Cosa fare dunque?
Iniziare a fare un lavoro serio per raccoglierne presto i frutti!
Sono qui per questo!
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Interazioni simmetriche e complementari: il quinto assioma

Il mondo della Comunicazione è molto articolato e può essere anche complesso se non si impara a semplificare.
Quando si legge un’espressione come “interazioni simmetriche e complementari” ci si può anche spaventare, me ne rendo conto.
Il vantaggio della Comunicazione, però, è che, per sua natura, ti offre sempre la possibilità di semplificare.
E allora facciamolo!

Il quinto assioma della Comunicazione

Svelato l’arcano: quando parliamo di interazioni simmetriche e complementari parliamo del quinto assioma della Comunicazione.
Partiamo dagli esempi.
Immagina un confronto tra adulti, una di quelle discussioni in cui ognuno presenta le proprie argomentazioni.
Potrebbe trattarsi di una coppia che si confronta, di due colleghi che si scambiano opinioni su un progetto, di due amici che cercano di avere un chiarimento. In ognuno di questi casi ogni persona coinvolta presenta le proprie motivazione, nel modo più assertivo possibile, se sa come farlo.
Immagina ora un confronto tra genitore e figlio: quest’ultimo magari viene rimproverato per un comportamento sbagliato che ha avuto. Il genitore cerca di spiegare l’errore e soprattutto di fargli capire che gli errori si pagano, o che prima di uscire bisogna studiare, o che non si ruba la merenda del compagno di banco.
Questi due esempi contengono una differenza importante.
Nel primo caso la relazione tra i soggetti coinvolti è paritaria, nel secondo è subordinata.
Cosa rende le relazioni paritarie o subordinate? Il rapporto tra i due: c’è differenza tra un rapporto tra colleghi e un rapporto tra datore di lavoro e collaboratore, così come c’è differenza tra un rapporto tra sorelle e un rapporto tra genitore e figli.
Quindi per tornare alle nostre definizioni, possiamo dire che: le interazioni simmetriche sono tutte quelle comunicazioni connotate tra uguaglianza tra interlocutori.
Rientrano nella definizione di interazioni complementari quelle comunicazioni in cui c’è un rapporto di differenza tra gli interlocutori, dove differenza non sta necessariamente per superiorità. Un esempio di quest’ultima affermazione può essere il rapporto medico paziente: non c’è un rapporto gerarchico tra i due, ma la differenza di condizione fa sì che sia il paziente a dover fare quel che dice il medico.
Quindi, per concludere, il quinto assioma della Comunicazione dice che:
tutti gli scambi comunicativi si contraddistinguono in termini simmetrici, se connotati da uguaglianza e, in termini complementari, se connotati da differenza.
Ovviamente queste dinamiche comunicative si presentano in modo sempre differente e a diversi livelli di complessità
Cosa fare per avere una Comunicazione Efficace e proficua?
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Comunicazione verbale e non verbale: parole e significati a confronto

Torniamo a parlare di Comunicazione verbale e non verbale per introdurre il quarto assioma della Comunicazione.

In verità, questa volta, quello su cui ci soffermeremo è la differenza tra il modo di concepire parole e significati rispettivamente nella comunicazione numerica, verbale, e la comunicazione analogica, non verbale.

Comunicazione verbale e non verbale

Per spiegare il quarto assioma della comunicazione si ricorre spesso all’esempio della lingua cinese, ovvero al confronto tra il nostro sistema linguistico occidentale e il loro.

Quando si studia il cinese, infatti, si entra in un sistema linguistico del tutto diverso dal nostro. Siamo abituati, nello studio delle lingue occidentali, che ogni parola corrisponde a un significato e non che una parola possa addirittura “disegnare” il suo significato.

 

Il nostro sistema linguistico di riferimento è numerico, ovvero verbale. Ok, mi dirai, ma che significa?

Significa che alle scuole elementari ti insegnano che quando vedi una parola scritta così FIORE devi pensare a quel vegetale che cresce nella terra e fa petali bellissimi e devi memorizzare questa informazione per il resto della tua vita.

Hai imparato quindi che alla sequenza di lettere alfabetiche che compongono la parola FIORE va collegata una specifica immagine. Nella lingua cinese funziona invece che il modo in cui è scritta una parola somiglia in qualche modo al suo significato, per questo si dice analogica: tra il significato e il significante (l’immagine del fiore) c’è un’analogia, ovvero una somiglianza grafica.

 

Quarto assioma della Comunicazione

 

Veniamo al quarto assioma e partiamo dalla sua definizione: gli essere umani comunicano sempre sia con il modulo numerico (verbale), sia con il modulo analogico (non verbale).

Il cuore di questo assioma non è nella definizione delle differenze, quanto piuttosto nell’importanza di saper integrare e fondere l’universo numerico con quello analogico per raggiungere il massimo dell’efficacia comunicativa.

L’utilità di questa considerazione sta nel fatto che  quando si deve trasmettere un messaggio è fondamentale scegliere “come” farlo. Avere due parametri di riferimento è fondamentale per scegliere quello più adatto al di contesto in cui la comunicazione può aver luogo, o al tipo di obiettivo che con quel messaggio si vuole raggiungere.

 

Per semplificare, questo significa che le parole a volte sono fondamentali, altre volte devono affidarsi maggiormente al non verbale, a quell’analogia tra il modo in cui le cose si esprimono e il significato che hanno.

I cinesi con l’immagine dell’abbraccio semplificano molte emozioni, perché alla fine quello che conta è che ti sto comunicando che la questione si chiude con un abbraccio. Se magari ti dicessi “ora ti darei un abbraccio” non otterrei probabilmente lo stesso risultato.

Al contrario va detto che il linguaggio numerico consente di fare astrazioni più complesse per la spiegazione di concetti e situazioni.

La soluzione è nel dosare i due universi, capire quando l’uno e quando l’altro.

 

Come puoi capirlo?

Credo di poterti aiutare!
Sai cosa devi fare vero?

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Da che prospettiva veicoli il messaggio? Occhio alle sequenze comunicative!

Torniamo a parlare di flussi comunicativi, in particolare di quell’insieme di informazioni che chiamiamo messaggio!
Il messaggio è il cuore della comunicazione, ovvero l’elemento intono al quale tutto si muove, che tutto condiziona, ma che, allo stesso tempo subisce l’influenza di altri elementi.
Per fare ordine in questo processo, chiamiamo ancora in causa la scuola di Palo Alto, che ha elaborato per noi i famosi cinque assiomi della Comunicazione e che stiamo via via esplorando.

Il terzo assioma della Comunicazione

 
Il terzo assioma prende in esame le diverse prospettive di un messaggio comunicativo.
Quando avviene una scambio comunicativo tra due e o più persone, ognuno trasmette il proprio messaggio attraverso delle sequenze comunicative.
Queste sequenze comunicative non sono altro che il modo in cui chi comunica vede e costruisce la realtà.
Andiamo sull’esempio!
Quante volte ti sarà capitato di non riuscire a trovare un punto di vista comune con il tuo interlocutore, per poi accorgerti, con calma, successivamente, che stavate analizzando le cose da punti di vista diversi, portando entrambi una versione soggettiva e personale della realtà nel proprio messaggio comunicativo
 
Ognuno di noi, a seconda del modo in cui comunica, attribuisce uno specifico significato alla comunicazione e alla relazione.
Tutti i messaggi contenuti in un atto comunicativo contengono diverse versioni della realtà, che si costruiscono e si modificano negli istanti stessi in cui vengono trasmessi. 
 
Questo assioma spiega molte delle motivazione per cui spesso, in un confronto, diversi interlocutori sono convinti di essere portatori dell’unica verità possibile. 
Le sequenze comunicative esprimono la prospettiva di chi parla nel tentativo di orientare gli interlocutori verso la propria direzione.
Questo la dice lunga su quanto si possa lavorare su questo aspetto in qualunque contesto.
Sei pronto per imparare a farlo?
Vuoi lavorare sulla tua comunicazione per migliorare le relazioni private e professionali?
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Il futuro del lavoro: scopri quali valori coltivare

Oggi voglio parlare con te di lavoro.
Eh che novità!
Non di lavoro in generale, a dire il vero, ma di ambiente di lavoro, dove le persone esprimono se stesse attraverso le proprie competenze. 
Indubbiamente, senza ripercorrere ogni singolo avvenimento, negli ultimi anni il lavoro ha raggiunto un livello di flessibilità mai sperimentato prima d’ora.
Si può dire che le peculiarità di questa nuova “era” del lavoro siano proprio la flessibilità nelle attività e l’approccio ibrido.
Questi due elementi fanno sì che le persone possano lavorare nelle modalità più adatte per loro.
Questo nuovo scenario, in alcuni casi sempre più vicino alle esigenze di chi lavora, richiede alle aziende una presa di coscienza per affrontare, anzi abbracciare, questa veloce e importante trasformazione.
Diventa sempre più importante ed essenziale che le aziende perseguano e diffondano nuovi valori.
Sembrano così tante le novità in essere, e di fatto davvero lo sono, che anche la moltitudine di valori a cui ispirarsi rischia di raggiungere un numero elevato.
In realtà, l’importante è perseguire quelli giusti, che devono essere declinati in funzione delle nuove dinamiche del mondo del lavoro e delle esigenze dei professionisti.

I valori di un ambiente di lavoro ibrido e inclusivo

I nuovi ambienti di lavoro, come abbiamo visto, sono caratterizzati da una maggiore flessibilità, questo nuovo assetto richiede alle aziende di essere sempre più ibride e inclusive.
Nello specifico, l’inclusività è il risultato della creazione di pari condizioni di collaborazione, il che significa: uguaglianza per tutti i dipendenti  nelle possibilità di accesso e nella disponibilità di strumenti per poter lavorare in modo flessibile. 
L’altro aspetto fondamentale consiste nella creazione di un ambiente di lavoro –  sia esso fisico che virtuale – che possa ospitare queste nuove logiche.
Nello spazio virtuale ci sono ormai molteplici strumenti che consentono a colleghi distanti geograficamente di parlarsi, fare meeting, condividere esperienze.
Con lo stesso intento anche gli ambienti fisici si prestano a una flessibilità strutturale per far sì che le persone possano utilizzare lo spazio fisico dell’ufficio in modo diverso a seconda delle attività da svolgere. 
Assistiamo così alla costruzione di ambienti con pareti flessibili, removibili,  per creare spazi isolati o aprire tutto per i momenti di attività condivise.
In questa ottica di fluidità, collaborazione e inclusività diventano un binomio necessario che si alimenta da entrambe. 
 
Quando si parla di collaborazione e inclusività, nelle aziende come nella vita, la Comunicazione assume un ruolo di rilievo in ogni suo aspetto: dalla scelta delle parole alla valutazione dei contesti, dall’individuazione di un registro comune al linguaggio non verbale, espresso anche attraverso specifici segnali o soli movimenti del viso.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
Se anche tu vuoi incrementare i tuoi risultati devi cominciare ad arricchire il tuo bagaglio di ogni elemento utile.
Io ho già un evento da proporti: voglio renderti partecipe di un percorso che ho appena progettato e sta per uscire!
25 Febbraio
L’unico sistema per capire i messaggi nascosti nelle espressioni del tuo viso!
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