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Vuoi che il tuo pubblico resti in ascolto? Per te 4 preziosi segreti!

Sai qual è l’incubo peggiore di chi deve parlare in pubblico?
Sì che lo sai: vedere le facce di chi ascolta vagare nell’etere!
Dai pericoli della noia e della distrazione ti ho già messo in guardia, ma non è tutto.
Se invece di immaginare il disastro di non essere ascoltato provassi a visualizzare la gioia di un pubblico partecipe alla tua presentazione?
Vero che è tutta un’altra musica?
La Comunicazione in generale funziona così: solo se il messaggio arriva nel modo giusto il destinatario può accoglierlo contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del mittente.
Non c’è altra strada.
Quello che bisogna fare, dunque, non è mai abbracciare la fortuna e sperare che faccia sedere tra il nostro pubblico solo persone interessate, ma fare in modo che diventino interessate e partecipi proprio grazie a quello che stiamo dicendo.
Cosa fare allora?
Molte cose, a dir la verità, ma sarebbe piuttosto complicato esaurirle in un articolo.
In questo preciso istante, proprio questo, quello che puoi fare è prepararti al meglio su tutto quello che ti serve per la tua Comunicazione Efficace.
Parole, gesti, piccoli movimenti: ogni elemento fa la sua parte e influenza il risultato finale.

Quattro  segreti per un pubblico attento e partecipe

Prima di aprirti lo scenario completo voglio però lasciarti un regalo: 4 segreti per far sì che il tuo pubblico sia attento e partecipe.
👉 Brevità: cerca di andare al sodo subito e se l’argomento prevede un preambolo lungo anticipa intanto il focus del discorso!
👉Creatività: quel che hai da dire sicuramente è già stato detto, ma non come potresti dirlo tu! Ogni persona ha l’incredibile opportunità di dare il suo originale contributo alle cose, quel tocco di creatività fondamentale per differenziare il contenuto stesso o il modo per veicolarlo.
👉Empatia: usa le emozioni per arrivare al pubblico. Osserva le persone, fai domande per capire quali corde toccare e soprattutto arricchisci il tuo discorso con le tue personali emozioni!
👉Coinvolgimento: se vuoi che il tuo pubblico sia partecipe devi essere tu per primo in grado di coinvolgerlo. Interagisci, cerca feedback, chiama le persone a prendere parte a quel che si sta dicendo.
Questi 4 segreti sono solo una piccola, ma fondamentale, parte di quello che puoi fare per tenere il tuo pubblico in ascolto.
Ogni strategia di Comunicazione è davvero efficace solo che chi la adotta è stato in grado di scegliere quella soluzione tra molte.
Questo richiede che un buon oratore, o speaker, come preferisci, debba conoscere la vasta gamma di opportunità che questa immensa disciplina offre, solo così è possibile approdare alla parola giusta, alla comprensione dell’espressione facciale alle modalità più efficaci in generale.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
Se anche tu vuoi incrementare i tuoi risultati devi cominciare ad arricchire il tuo bagaglio di ogni elemento utile.
Io ho già un evento da proporti: voglio renderti partecipe di un percorso che ho appena progettato e sta per uscire!
25 Febbraio
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comunicazione - ostacoli

Quali ostacoli può incontrare la comunicazione? Cominciamo dal più ostinato!

Hai presente quella soddisfazione infinita che si prova quando tieni molto a quello che hai da dire e i tuoi interlocutori sono all’ascolto con entusiasmo e partecipazione?
Ecco, questo scenario idilliaco nel mondo reale non va immaginato come un punto di partenza, ma di arrivo.
Non importa se il pubblico da conquistare è composto da centinaia di persone o poche: se quel messaggio arriva nel modo giusto a chi desideri il tuo obiettivo è centrato!

Gli ostacoli di una Comunicazione efficace

Come ogni processo che coinvolge più attori, anche la Comunicazione può essere concepita come un percorso di un certo contenuto da un punto di partenza a uno o più punti di destinazione.
Ogni viaggio però, per sua natura, presenta degli ostacoli: il nostro compito è individuali e sviluppare le competenze per evitarli, o, al più tardi, per superarli.
Torniamo al momento immaginativo: hai qualcosa di veramente forte da raccontare, un messaggio importante da veicolare, un progetto da presentare ma le espressioni dei tuoi interlocutori raccontano un mood meno vivace di quello che ti aspettavi?
Qualcuno sbadiglia, qualcun altro guarda il telefono, il meteo dalla finestra … e tutti sembrano concentrati in qualcosa di profondamente distante da quello che stai cercando di comunicare tu.
Cosa provi?
Già sei in grado di prevederlo: imbarazzo, frustrazione, senso di incompetenza, dispiacere.
Eppure hai lavorato tanto alla tua presentazione.
Cosa non ha funzionato?
Cosa si è impiantato tra te e quello che volevi dire?
Un qualcosa di profondamente pesante e difficile da rimuovere: la noia!
Uno dei più ostinati nemici di una comunicazione efficace è proprio lei.
Ogni mittente, è così che tecnicamente si definisce chi dà il via a un processo comunicativo, deve affrontare l’eventualità di questo pericolo e predisporre il proprio messaggio in modo accattivante considerando:
  • il contesto
  • gli interlocutori
  • il messaggio stesso
Detta così sembra facile, eppure, anche nel pieno rispetto di tutte le caratteristiche di questi tre elementi, il pericolo noia persiste.
Perché?
Perché non è strettamente legato a nessuno di questi tre elementi, bensì a tutta una serie di azioni che puoi scegliere di mettere, o non mettere, in campo in un processo comunicativo.
Quali sono?
Lo scopriremo presto!
Intanto ben venuto nel mondo della Comunicazione efficace su cui ti consiglio di non smettere mai di voler imparare.
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espressioni - facciali

Vuoi sapere chi hai davanti? Osserva bene il suo viso!

Hai mai pensato al vantaggio che avresti se solo fossi in grado di interpretare i segnali comunicati dalle espressioni facciali dei tuo interlocutori?
La Comunicazione è un processo a due vie: questa è una delle prime informazioni che sentirai sulla Comunicazione interpersonale.

Questa premessa introduce il concetto di mittente e destinatario, ma, considerando la molteplicità dei messaggi, degli interlocutori, dei contesti, possiamo piuttosto definire la Comunicazione come un processo a più vie che si intersecano, lungo le quali si verificano numerosi scambi.

 

L’interlocutore

Uno dei protagonisti della comunicazione è l’interlocutore, il quale accoglie il messaggio e, a partire dal momento della ricezione, attiva una serie di comportamenti dando vita a momenti di comunicazione verbale e non verbale.

Non sempre la comprensione dell’interlocutore però è immediata o di veloce interpretazione.
Può infatti capitare che si esprima a parole in un senso, o solo fino a un certo punto, e poi trasmetta con l’atteggiamento un messaggio diverso (o addirittura opposto) rispetto a quello esternato verbalmente.

Forse è capitato anche a te di ascoltare un feedback, o una semplice risposta a una tua affermazione, notando qualcosa di poco rassicurante nelle espressioni del viso del tuo interlocutore, al punto da chiedergli:

” …ma sei sicuro di quello che stai dicendo?”

“… non mi sembri convinta delle tue affermazioni”

“… ho detto qualcosa di sbagliato?”

Devi sapere che ogni piccolo movimento della bocca, degli occhi, addirittura del naso, potrà svelarti un universo di significati solo attraverso la decodifica di quei segnali.

Se ti può facilitare pensa ai segnali emessi dal volto – ma vale per il linguaggio del corpo in generale – come una proiezione dei pensieri, una manifestazione istintiva e meno controllata di ciò che davvero si pensa, e che non si può o non si vuole dire.

Ignorare questi segnali, o non saperli decifrare, spesso si traduce nella perdita di informazioni importanti che potrebbero incidere in modo significativo sull’obiettivo di Comunicazione.

C’è una sola soluzione a questa eventualità: imparare a comprendere i messaggi veicolati dall’interlocutore attraverso le espressioni facciali!

Cosa fare?

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efficacia - newsletter

Vuoi aumentare l’efficacia della tua newsletter? Scopri le strategie più efficaci!

L’efficacia di una newsletter è il risultato di tutta una serie di elementi e di variabili che cambiano nel corso del tempo, in funzione del target e delle specifiche esigenze.
Tuttavia, pur essendo ogni caso a se stante e meritevole di soluzioni ad hoc, esistono delle soluzioni standardizzate che in generale favoriscono l‘attenzione su una newsletter ricevuta. 
Ognuno di noi ne riceve tante, alcune si confondono tra le altre, altre non ci interessano, altre ancora ci interessano, ma noi non lo sappiamo.
Perché?
Perché arrivano “a freddo” ovvero senza che ci sia un precedente che possa giustificare il perché quell’email sia arrivata proprio a noi. 

Tips per una newsletter efficace

 

 

Cosa fare dunque?
Intanto un focus su alcune possibili tips che hanno riscontrato un alto livello di efficacia in settori disparati e dunque in merito a servizi e prodotti piuttosto diversi tra loro.
Inizia il copia e incolla per rendere più efficace la tua newsletter! 
  • Presentati al primo invio: gestisci la tua mailing list in modo da sapere quali sono i tuoi contatti a freddo e usa una modalità comunicativa di presentazione. Chi sei? Che fai? Perché mi scrivi? Importante: sii specifico già dall’oggetto mail!
  • Cerca un punto di contatto, un elemento di interesse verso il destinatario: “So che sei alle prese con mille cose, ma credo davvero valga la pena tu legga quello che ho da dirti”, nella stessa mail può essere molto efficace ed incisivo chiedere un appuntamento telefonico.
  • Spiega quali problemi risolvi: questo è il punto focale di ogni messaggio promozionale. Come glielo spieghi? Cercando e riportando casi che hai già risolto in un settore affine o per un cliente con specifiche caratteristiche in comune. L’esempio è concretezza!
  • Comunica una lacuna che hai riscontato in una loro attività, in qualcosa che hai letto sul sito (recensioni per esempio) e parti da lì descrivendo come possa degenerare quella lacuna se non si interviene. Questa azione presuppone che tu abbia studiato e sappia cosa proporre per il suo specifico caso. 
  • Vai dritto al punto se il problema è noto: potresti essere venuto a conoscenza di uno specifico problema dell’azienda, magari da un post su linkedin o da una notizia letta da una fonte attendibile. Sai che che puoi risolvere quel problema. In questo caso non ti resta che essere diretto e superare subito tutte le possibili titubanze di una mail a freddo offrendo soluzione ad un problema che sai essere già in corso. 
  • Offri una soluzione gratuitamente e chiedi se l’azienda è interessata a una consulenza. Qui l’esempio può spiegare meglio: scrivi ad un’azienda che leggendo il loro sito hai riscontrato delle aree di miglioramento. Allora gli invii un ebook contenente 5 preziose tips, o comunque soluzioni, chiedendo un incontro virtuale per parlare di come proseguire! 
Bene!
Annota queste buone prassi!
Abbi cura delle tue competenze comunicative per promuovere i tuoi servizi o prodotti!
Parti da qui, ma se vuoi andare avanti … contattami!!
linguaggio - consapevole

Uso consapevole del linguaggio: quanto incide in azienda?

L’attenzione al linguaggio consapevole è un tema sempre più presente, non solo in ambito professionale. Si tratta infatti di una maggiore cura del linguaggio nel rispetto di tutti i possibili interlocutori coinvolti, estendendo sempre di più gli ambiti e i contesti.

Linguaggio consapevole e inclusività in azienda

Linguaggio e inclusività sono oggi più che mai al centro di un acceso dibattito relativo alla denominazione di alcune professioni nel passaggio dal maschile al femminile.
Si discute dunque sulla correttezza o meno nell’usare espressioni come “avvocata”, “sindaca”, “presidentessa”.
Non si fermano qui però le argomentazioni dei sostenitori del linguaggio inclusivo.
Si sente citare spesso lo schwa per conferire maggiore neutralità alle desinenze di aggettivi e sostantivi ed evitare il cosiddetto “maschile sovra esteso” ovvero l’utilizzo del maschile che ingloba anche il femminile come suggerito dalla nostra grammatica. 
 
 
L’inclusività non riguarda solo la questione di genere ma mira alla costruzione di una cultura che non escluda nessuna persona quando si parla. Molto spesso, nell’uso comune del linguaggio, ad esempio, si offendono involontariamente i portatori di handicap o persone con caratteristiche per le quali possono essere escluse in certi contesti.
 
Quante volte hai sentito la frase “su questa cosa sono handicappato” oppure “è in gamba, nonostante la sua età”. 
Ecco, quelle che possono sembrare affermazioni banali, possono contenere allusioni o riferimenti a delle categorie specifiche di persone. 
Anche questi utilizzi richiedono maggiore attenzione, o più nello specifico, una maggiore consapevolezza
 
 

Il linguaggio consapevole in azienda

 
 
Gli automatismi spesso  ci inducono a non riflettere in ogni momento su alcune espressioni che siamo soliti utilizzare, ma, poiché noi siamo per il #semprelaparolagiusta, è bene sapere che per evitare di farci condizionare da stereotipi e categorie basta allenarsi ad uno uso più consapevole del linguaggio in azienda e non solo.
La prima cosa di cui tener conto è l‘attenzione all’altro: stiamo riferendoci al nostro interlocutore in modo corretto?
Stiamo inutilmente facendo riferimento a sue caratteristiche che non aggiungono alcun valore al discorso?
In tal caso è bene tagliare l’inutile e andare dritto al cuore della conversazione e alla condivisione di ciò che abbiamo da dire.
Un secondo importante passaggio è misurare l’effetto delle nostre parole sugli altri
Può sembrare un dato di carattere numerico invece è molto più attento all’emotività di quanto non appaia. 
Come reagiscono di solito le persone alle tue parole? 
Hai notato una costante? 
Si mettono sulla difensiva? Fanno uno sguardo divertito? 
Ti sembra che si sentano a proprio agio?
 
Queste domande sono il primo vero passo verso l’acquisizione di un linguaggio consapevole.
 
Quante cose da fare perché la tua Comunicazione sia impattante!
 
Ti stai chiedendo da dove cominciare?
 
Ecco ci siamo quasi 👇
4-5-6 novembre 2022
come - porgere - scuse - da- remoto -

Porgere le scuse da remoto? Scopri come farlo efficacemente!

La Comunicazione da remoto è l’abilità della nostra epoca.
Tutte le competenze relazionali del mondo professionale sono state declinate nella modalità “a distanza”.
Questo non significa che siano meno efficaci.
Una cosa importante di cui tener conto è che da remoto manca quella fetta di Linguaggio del corpo che incide molto all’interno di un flusso di Comunicazione.
 
Questo ha una conseguenza immediata: quello che manca deve essere compensato da altro.
 
Vediamo dunque come porgere efficacemente le scuse da remoto
 
 

Le scuse da remoto: in che forma?

 
Se si decide di scegliere la forma scritta per porgere le scuse per un errore professionale, allora è bene scegliere il canale giusto.
La chat può essere eccessivamente informale, ma se c’è in ballo qualcosa di importante, o grave, una mail formale è senza dubbio la modalità più efficace.
Se con la persona a cui devi chiedere scusa hai un rapporto di amicizia, è bene che a quella mail segua una telefonata, ma la mail resta importante.
 
 

Chiarezza assoluta nelle scuse da remoto 

 
Un altro aspetto fondamentale da remoto è che ci si esprima con assoluta chiarezza. Quando si scrive, ma anche quando si parla al telefono, si perdono le espressioni interrogative o dubbiose del volto dell’interlocutore, quindi è bene non lasciare spazio ad alcun tipo di dubbio. 
Cerca di essere ancora più chiaro ed esplicito nelle scuse scritte, anche se sembrano eccessive.
Ricorda che quando comunichi per iscritto perdi molte indicazioni importanti.
 
 

Essere se stessi

 
Sii te stesso!
Le scuse scritte tendono ad essere più formali rispetto a quelle fatte di persona o in video. Ma questo non vuol dire che devi diventare un testo scritto o robotico!
Le migliori scuse sono comunque quelle che arrivano dalla persona, non da un modello o da un team di PR.Le scuse, per quanto professionali o formali, devo essere veicolate da una voce autentica.

 

 

Cosa succede dopo le scuse?

 

Le scuse sono essenziali per trasformare gli errori in un lavoro migliore e in relazioni più forti, ma sono solo il primo passo!

Le ricerche hanno rilevato che, da sole, le scuse non servono a molto. Se non sono seguite da azioni concrete, anche le scuse più professionali sono inutili. Possono addirittura essere dannose, in quanto erodono la fiducia nelle tue parole e ti fanno sembrare poco sincero!

Quindi nella richiesta di scuse è necessario inserire l’impegno all’azione!

Come porrai riparo al tuo errore?
Spiegalo al tuo interlocutore in modo concreto!
 
Sei pronto per imparare tutto questo ed essere impeccabile anche nei momenti di difficoltà?

Impara a gestire il tuo discorso anche quando il suo contenuto può metterti in difficoltà … anzi, direi, impara a comunicare nel modo più efficace soprattutto quando sei in difficolta!
 
Cosa fare 👇
4-5-6 novembre 2022
dire - no - a - lavoro

Il lavoro non ti dà tregua? Impara a dire NO!

Quando il lavoro non ti dà tregua puoi valutare diverse vie d’uscita, ma, ti posso già anticipare, la più efficace consiste nell’imparare a dire NO!
 
Non si tratta di adottare atteggiamenti di chiusura o di evitamento, ma di imparare a comunicare, in modo assertivo e costruttivo, i propri limiti rispetto alla disponibilità, o alla possibilità, di prendere parte a un’attività.

 

Comunicare il NO

Quando si lavora tutto sembra urgente e ognuno rivendica le priorità dei propri compiti rispetto a quegli degli altri.
Questo atteggiamento a lungo andare può rivelarsi deleterio per chi accetta qualunque richiesta e non è in grado di dire NO!
 
 
Allora è importante superare questo ostacolo e imparare a pronunciare la sillaba magica, con i dovuti modi però, perché il non verbale e il para verbale incidono più dei contenuti.
 
Dire NO è difficile perché il NO è spesso associato al rifiuto, alla mancanza di volontà, alla negazione.
Allora cosa fare quando sei già sommerso di lavoro e continuano ad arrivare richieste incessantemente?
 
Devi essere preparato a livello di Comunicazione.
Una buona strategia può essere avere un prontuario di risposte da utilizzare all’occorrenza.
 
Immagina quindi di essere pienamente focalizzato su un’attività impegnativa, con un’agenda stracarica per le prossime ore, se non giornate, e arriva l’ennesima richiesta.

Esempi di frasi per tuoi NO assertivi

Bene, non sei più da solo.
Hai uno strumento potente dalla tua parte: le parole.
Eccone alcune –  parole e frasi – da utilizzare per i tuoi No assertivi e costruttivi!
 

Vorrei poterlo fare, ma oggi sono sommerso di lavoro.

Mi dispiace, ma sono oberato di lavoro e non posso in questo momento.

Non sto accettando nuovi progetti al momento.

Grazie per aver pensato a me, ma non posso.

No, grazie. Sono molto occupato.

Purtroppo non è il momento giusto.

Mi dispiace, ma non questa volta.

Sembra allettante, ma dovrò rinunciare.

Ho troppe cose da fare in questo momento.

Vorrei poterlo fare, ma non è il momento giusto.

Se solo potessi, ma non ho abbastanza tempo per aggiungere altro al mio piatto.

Mi piacerebbe, ma non posso.

Non ho intenzione di occuparmi di altro in questo momento.

In altre circostanze mi piacerebbe, ma in questo momento non posso.

Sembra una grande opportunità, ma dovrò rifiutare.

Hai visto che elencone?
 
Tienile da parte per quando le circostanze lo richiederanno e soprattutto valuta bene quale scegliere in quelle circostanze.
 
 
Questo come sai non arriva dal nulla, ma va studiato, praticato, preparato.
Come? Dove?
Lo sai👇
4-5-6 Novembre 2022
team-building

Come nasce un gruppo di lavoro? I cinque stadi del Team Building

Un gruppo di lavoro non nasce dal nulla. 

 

O meglio, sarebbe bene che così non fosse se non ci vuole ritrovare nella difficile situazione di dover mettere insieme parti incompatibili di un insieme che non funzionerà mai. 

Perché, va detto, un gruppo non è un insieme e basta, ma è l’unione di componenti molto preziose e delicate: le persone. 
 
Tutte le dinamiche che hanno a che fare con l’essere umano vanno impostate con una competente gestione delle relazioni basata soprattutto sulla Comunicazione. 
 
Grazie a una Comunicazione adeguata ed efficace, infatti, è possibile gettare le fondamenta per la costruzione di un gruppo che funzioni.

Il Team Building

 
La procedura di Team Buildingè la sola applicabile quando l’obiettivo è quello di costruire un gruppo di lavoro produttivo e sereno. 
Ogni team, infatti, ha una sua crescita, un suo percorso evolutivo.
Questo percorso deve essere accompagnato da una figura con precisi requisiti: un team leader competente. 
Quando il team è affidato a una guida competente, ecco allora che può iniziare la sua crescita, attraversando e superando, ad uno ad uno, i cosiddetti stadi del Team Building, ancora recentissimi, seppur ispirati all’elaborazione di Tuckman negli anni ’70.
Naturalmente li vediamo anche noi adesso! 

Stadi del Team Building

 
Forming
Il primo stadio è quello della vera e propria costituzione del team. Il mood è entusiastico, si ha voglia di fare. Il compito del team leader è quello di far confluire questo ottimismo in azioni efficaci. In questo stadio avviene la definizione dei compiti e la costruzione della fiducia.
 
Storming
Altrimenti detto: assalto. 
Qui iniziano le turbolenze. Il team è in bilico tra il rispetto verso il gruppo e il desiderio di chance personali di successo. Il ruolo del team leader qui è più che mai cruciale, perché deve intervenire, se necessario, nelle discussioni tra i vari componenti e assumere una modalità di direzione molto vicina al coaching portando alla luce le differenze tra le persone e valorizzandole agli occhi di tutti.
 
 
Norming
Il sentimento prevalente del gruppo in questo stadio è quello di accettazione. Superate le turbolenze infatti si fa strada lo spirito comune, la condivisione di valori e di regole di comportamento. In questa fase è fondamentale che il team leader assuma un atteggiamento partecipativo che guidi i singoli all’autonomia seppur nella condivisione.
 
 
Performing
In questo stadio il gruppo è fortemente concentrato sul compito. Tra le persone c’è una forte consapevolezza dei processi sia individuali, sia di gruppo, e soprattutto dei punti di forza di entrambi. C’è una generale tensione verso il cambiamento. È qui che le relazioni personali diventano la leva principale per svolgere il lavoro in modo efficace.
 
Adjourning
Meglio definito come “sospensione delle attività”. Questo è lo stadio di completamento del lavoro del team e, nella maggior parte delle volte, è qui che il team si scioglie perché arrivato alla conclusione del progetto. Il sentimento predominante è il senso di perdita accompagnato anche da un calo della motivazione. Il team leader deve essere in grado di gestire con lucidità questo momento di distacco per non appesantire ulteriormente gli animi degli altri. 
 
In ognuno degli stadi evolutivi del Team Building la relazione è il cuore dell’efficacia sui progetti.
La relazione è il risultato di processi comunicativi continui che vanno ogni volta tarati e contestualizzati.
Cosa dire, come dirlo, in che momento.
Ogni elemento gioca un ruolo decisivo negli equilibri di gruppo.
Per questo non puoi sbagliare un colpo.
Cosa devi fare?
Questo 👇
interlocutore - contesto- e-linguaggio

Interlocutore e contesto: a ognuno il suo linguaggio

Se un discorso vuole essere efficace, o meglio se tu vuoi essere efficace con il tuo discorso, il linguaggio scelto deve essere adeguato al contesto e agli interlocutori.

Immagina una situazione estrema (tutto può capitare quando si lavora) in cui devi presentare un determinato servizio a una platea. Non sai molto delle persone presenti, sai che hanno chiesto di conoscere il tuo servizio per valutarne l’acquisto.
 
 
Imposti una linea linguistica molto friendly, perché magari è il tipo di mood che caratterizza la tua azienda o il tuo stile personale, ma loro sono persone un po’ vecchio stile, che apprezzano la formalità e un certo registro linguistico.
Inoltre, con ogni probabilità, si serviranno del tuo servizio in un contesto altrettanto rigido e formale. 
 
Dimenticavo: sono ottimi potenziali clienti.
Che fare?
 
Un lavoro preventivo orientato all’imprevisto.
Non sempre è possibile sapere in che situazione ci si imbatterà.
Sicuramente però è possibile prepararsi all’imprevisto, prendendo in considerazione che puoi trovarti davanti a un pubblico diverso da quello che ti aspettavi.
 

La scelta del linguaggio 

La scelta del linguaggio non condiziona solo i momenti di vendita, ma l’intero contesto di un qualunque discorso.
Hai mai pensato all’eventualità di trovarti in un contesto fortemente politicizzato? O in cui la fede religiosa abbia rilievo più che in altri? 
 
 
Ogni comunità professionale si attiene ad un linguaggio di riferimento.
Per chiarire meglio la questione, entriamo nel merito degli elementi che in generale definiscono il linguaggio in cui le persone possono riconoscersi.
 

 

Geografico – territoriale

In una precisa regione si parla un determinato linguaggio. Questa è la più semplice categoria relativa alla scelta del linguaggio.
 

Organizzativo

In ogni azienda esiste un mood condiviso. Questo mood comune è dettato da vari fattori: la mission, il management, non ultimo il settore. A seconda di questi fattori le persone che agiscono all’interno dello stesso contesto organizzativo utilizzeranno un registro linguistico coerente con gli elementi citati.
 

Religioso

Esistono dei contesti, delle aree del mondo dove la presenza della religione ha una forte risonanza anche in ambito professionale e sociale. Pensiamo al mondo arabo, o a molti episodi storici riferiti al Cattolicesimo. In questi contesti è fondamentale utilizzare un registro linguistico che tenga conto di questi fattori valutando la situazione in base ai propri valori (che non siano in conflitto con quelli professati) e ai propri obiettivi (Devo vendere? Informare? Intrattenere?).
 

Politico

In questo caso il registro linguistico è fortemente incentrato su concetti ideologici, azioni concrete, pensieri nobili. In funzione del proprio obiettivo la Comunicazione andrà impostata in una modalità che renda possibile l’apertura di un canale di dialogo con tutti gli interlocutori.
 
 
C’è anche questo da tener in conto sì! 
La Comunicazione rispecchia molto la complessità della società d’altronde! 
 
Anche questo si può imparare?

Ebbene sì!

Cosa devi fare?
Questo 👇
prima - impressione - in - videochiamata

La prima impressione conta…anche in videochiamata!

La prima impressione è oggetto di studi in molti campi: psicologia, comunicazione, arte, sociologia.
Quello che cambia è l’angolazione da cui viene osservata e il punto di partenza per analizzarla. 
In questo passaggio epocale alle relazioni professionali virtuali,la prima impressione mantiene la sua importanza, anzi assume per alcuni aspetti ancora più rilievo se si considera che non si ha la possibilità di recuperare dal vivo la mancata opportunità di aver fatto una buona impressione!
La prima impressione è il modo in cui gli altri ti registrano nel loro cervello. Quello che penseranno in quei primi pochi secondi si arricchirà con il tempo, verrà smussato o accentuato, ma di certo resterà nella loro memoria per sempre. 
Per questo è importante che la prima impressione lasci un segno positivo, un desiderio di tornare ad ascoltare quello che hai da dire.

L’importanza della prima impressione in videochiamata

Anche in videochiamata è fondamentale trasmettere un buona impressione.
Chi sta dall’altra parte ti vede parzialmente, ascolta tutto quel che dici ma riceve il tuo non verbale per metà, forse meno.
Date queste premesse è importante sia dal vivo che in videochiamata curare quella serie di elementi che concorrono a trasmettere una prima buona impressione.
Focus sugli imperdibili👇

L’incipit

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Si dice ed è vero. L’incipit è il motivo per cui le persone restano ad ascoltarti: perché sono interessate a quello che stai loro comunicando. Un buon incipit significa saper generare un’aspettativa positiva: hai trasmesso valore in pochi secondi e chi ti ascolta vuole approfondire quel valore.

Sempre la parola giusta

Le parole arrivano dritte all’interlocutore. Preparati impeccabilmente sui contenuti. Hai diversi modi per capire quali parole scegliere affinché siano quelle giuste: conosci il contesto, informati sui tuoi interlocutori, scegli un discorso impattante per valorizzare i tuoi argomenti

Il para verbale

Se il tuo obiettivo è l’attenzione dell’interlocutore, anche la voce riveste un ruolo importante. Non urlare né sussurrare, ma soprattutto scegli un timbro e un ritmo che non facciano addormentare gli altri. Cambia tono quando devi enfatizzare, scegli le pause quando devi richiamare l’attenzione!

Il non verbale

Sia dal vivo sia davanti a una webcam il non verbale deve essere impeccabile, a partire da te. Il tuo aspetto deve essere curato e in ordine, il tuo abbigliamento appropriato. Perché?
Perché condiziona la tua performance e di conseguenza l’impressione che susciterai in chi ti ascolta!
Anche il contesto fisico merita attenzione, quando ti colleghi assicurati che sia tutto in ordine, se non hai una postazione dedicata ci sono molti strumenti che ti consentono di allestire il tuo spazio di lavoro o di collegamento in poco tempo.
⚙️ Quindi, ricorda: ogni elemento fa la sua parte, per questo è fondamentale creare il giusto incastro, equilibrato e funzionale, tra gli elementi coinvolti. 
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti, nel modo giusto, per avere l’attenzione dell’interlocutore e riuscire nella titanica impresa della prima irripetibile buona impressione?
Acquisendo le conoscenze e gli strumenti necessari.
Cosa devi fare?
Questo 👇