Prrr…come Prossemica!

Oggi voglio parlarti di qualcosa che consapevolmente o inconsapevolmente porti con te nei momenti comunicativi e che la dice lunga sul rapporto con il tuo interlocutore!

La prossemica!
“Che strana parola”, starai pensando!
La prossemica nasce intorno agli anni ’60 per definizione dell’antropologo americano Edward Hall! Lui iniziò dallo studio del comportamento animale per il controllo del territorio.
Il termine “prossemica” deriva dal latino proximus, prossimo ed è la disciplina che studia il modo in cui l’uomo si muove nello spazio, di come reagisce agli stimoli provenienti da questo spazio e di come se ne serve per comunicare con gli altri.
La prossemica, dunque, riguarda quella sfera della comunicazione non verbale legata alla gestione dello spazio nella comunicazione.
Hall prende in esame lo spazio attorno all’uomo e per primo riconosce che questo spazio non è vuoto, ma suddiviso in precise aree concentriche, invisibili, entro le quali l’individuo si muove e fa entrare gli altri seguendo criteri ben precisi: all’aumentare dell’intimità diminuisce la superficie dell’area occupata.

Le aree di azione dell’uomo identificate da Hall sono 4:
· L’area intima
· L’area personale
· L’area sociale
· L’area pubblica

L’area intima: è la distanza che si mantiene con le persone care, quelle con cui si ha maggiore confidenza e familiarità. In termini spaziali riguarda una zona dai 20 ai 50 cm e copre la distanza raggiungibile dalle nostre mani se teniamo i gomiti vicino al corpo. La distanza è così breve che in questo caso è possibile il contatto con il corpo della persona vicina, è l’area dell’abbraccio, uno spazio in cui si sentono le parole anche se appena sussurrate, in cui è possibile sentire l’odore e addirittura variazioni del colorito legate all’arrossire o l’impallidire.

L’area personale: è la zona in cui facciamo entrare le persone con cui abbiamo un rapporto di conoscenza, ma non intimo, è la giusta distanza per una stretta di mano o per una conversazione di cortesia. L’estensione è dai 50 ai 120 cm ed equivale alla distensione del braccio. A questa distanza il tono della voce può rimanere moderato, si avverte sicuramente il cambiamento di colorito del volto. Non si avvertono più in quest’area gli odoro personali e il profumo, a meno che quest’ultimo non sia così forte da invadere la zona dell’altra persona.

L’area sociale: in quest’area la distanza si raddoppia rispetto all’area personale ed arriva fino a 240 cm. In quest’area sono collocate le persone che non conosciamo bene, quelle con cui abbiamo un rapporto poco intimo e casuale: un funzionario della banca, un tecnico chiamato per lavori di manutenzione. In quest’area sono collocate le persone con cui si ha un rapporto professionale privo di coinvolgimento affettivo.

In questa area i gesti sono molto utilizzati per facilitare la comprensione, l tono di voce è più elevato, non è possibile toccarsi o sentire profumi degli interlocutori. Il contatto è prevalentemente di natura visiva, quindi lo sguardo è la modalità comunicativa privilegiata.

L’area pubblica: questa è l’ultima area in cui è possibile inserire persone con le quali si hanno rapporti diretti, e copre una distanza che va da 240 cm a 8 metri. Questa è la zona d’interesse per chi deve parlare in pubblico e rivolgersi a un uditorio. In questa zona assume maggior rilevanza la componente verbale che necessita dell’ausilio di un paraverbale un po’ più robusto, voce alta, e di un non verbale altrettanto ricco.
La prossemica è importante per comprendere tutte le dinamiche messe in atto in un processo di comunicazione e naturalmente l’importanza del suo ruolo emergerà anche nello studio della Comunicazione d’Impatto!

 

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