errore - al - lavoro

Come porre rimedio a un errore al lavoro?

Al lavoro si commettono errori, questo capita a tutti, senza eccezioni.
L’errore al lavoro è previsto, anche se le conseguenze possono essere gravi.
Nessuno infatti si aspetta la perfezione dagli altri.
Quello che veramente ci si aspetta, invece, sono le buone intenzioni post errore.

Comunicare le scuse

Le scuse. Da qui si deve partire. 
Scusarsi è importante, non solo per un semplice motivo di buona educazione, ma perché le scuse rientrano in una Comunicazione sana tra le persone. 
Questo vale sempre, ma oggi ci concentreremo sull’ambito professionale.
Scusarsi al lavoro per un errore professionale  è importante, perché trasmettiamo ai colleghi o ai capi la sincerità delle nostre intenzioni.
Questo è fondamentale per proteggere e costruire sane relazioni
Tuttavia chiedere scusa non è facile e richiede notevoli capacità comunicative.
 
 

Costruire fiducia e relazioni

Anche il lavoro più solitario del mondo, prima o poi ti mette in contatto con delle persone. Quando ci sono di mezzo persone che condividono attività, progetti e tempo, è importante che ci sia una forte consapevolezza e osservanza dei valori del rispetto e della fiducia. 
Quest’ultima, che è già indice di rispetto, è indispensabile per la costruzione di qualunque tipo di relazione.
 
 
Gli errori commessi al lavoro, nella maggior parte dei casi, ricadono su altre persone, questo rende necessarie non solo le scuse, ma anche delle azioni volte a dimostrare le buone intenzioni e l’impegno alla soluzione del problema generato.
 
 
Gli errori non devono frenarti!
Se ti concentri nel chiedere scusa in modo professionale, possono anzi spingerti a crescere. Chiedere scusa al lavoro è fondamentale per aiutarti a costruire, o a riparare, relazioni forti e di fiducia, mostrando ai colleghi che vale la pena lavorare per la soluzione.
 
Attenzione però: cosa significa chiedere scusa in modo professionale? 
Alcuni psicologi se lo sono chiesto ed hanno individuato delle formule molto efficaci.
 
Ne parliamo al prossimo articolo, ma intanto, se vuoi approfondire, inizia a valutare un lavoro sulle tue abilità comunicative in ambito professionale.
Come? dove?
Lo sai👇
4-5-6 novembre 2022
dire - no - a - lavoro

Il lavoro non ti dà tregua? Impara a dire NO!

Quando il lavoro non ti dà tregua puoi valutare diverse vie d’uscita, ma, ti posso già anticipare, la più efficace consiste nell’imparare a dire NO!
 
Non si tratta di adottare atteggiamenti di chiusura o di evitamento, ma di imparare a comunicare, in modo assertivo e costruttivo, i propri limiti rispetto alla disponibilità, o alla possibilità, di prendere parte a un’attività.

 

Comunicare il NO

Quando si lavora tutto sembra urgente e ognuno rivendica le priorità dei propri compiti rispetto a quegli degli altri.
Questo atteggiamento a lungo andare può rivelarsi deleterio per chi accetta qualunque richiesta e non è in grado di dire NO!
 
 
Allora è importante superare questo ostacolo e imparare a pronunciare la sillaba magica, con i dovuti modi però, perché il non verbale e il para verbale incidono più dei contenuti.
 
Dire NO è difficile perché il NO è spesso associato al rifiuto, alla mancanza di volontà, alla negazione.
Allora cosa fare quando sei già sommerso di lavoro e continuano ad arrivare richieste incessantemente?
 
Devi essere preparato a livello di Comunicazione.
Una buona strategia può essere avere un prontuario di risposte da utilizzare all’occorrenza.
 
Immagina quindi di essere pienamente focalizzato su un’attività impegnativa, con un’agenda stracarica per le prossime ore, se non giornate, e arriva l’ennesima richiesta.

Esempi di frasi per tuoi NO assertivi

Bene, non sei più da solo.
Hai uno strumento potente dalla tua parte: le parole.
Eccone alcune –  parole e frasi – da utilizzare per i tuoi No assertivi e costruttivi!
 

Vorrei poterlo fare, ma oggi sono sommerso di lavoro.

Mi dispiace, ma sono oberato di lavoro e non posso in questo momento.

Non sto accettando nuovi progetti al momento.

Grazie per aver pensato a me, ma non posso.

No, grazie. Sono molto occupato.

Purtroppo non è il momento giusto.

Mi dispiace, ma non questa volta.

Sembra allettante, ma dovrò rinunciare.

Ho troppe cose da fare in questo momento.

Vorrei poterlo fare, ma non è il momento giusto.

Se solo potessi, ma non ho abbastanza tempo per aggiungere altro al mio piatto.

Mi piacerebbe, ma non posso.

Non ho intenzione di occuparmi di altro in questo momento.

In altre circostanze mi piacerebbe, ma in questo momento non posso.

Sembra una grande opportunità, ma dovrò rifiutare.

Hai visto che elencone?
 
Tienile da parte per quando le circostanze lo richiederanno e soprattutto valuta bene quale scegliere in quelle circostanze.
 
 
Questo come sai non arriva dal nulla, ma va studiato, praticato, preparato.
Come? Dove?
Lo sai👇
4-5-6 Novembre 2022
presentazione - efficace

Vuoi conquistare il tuo interlocutore? Hai un’unica chance: una presentazione efficace!

Ogni volta che si è alle prese con una presentazione non si pensa ad altro se non alla conquista dell’interlocutore.
 
Sarà sicuramente capitato anche a te di dovere parlare della tua esperienza e delle tue competenze mentre proponi un progetto o mentre sei a un colloquio di lavoro!
La tendenza generale è quella di iniziare a parlare di sé, ma sei sicuro che questo significhi fare una presentazione efficace?
Quando ci si propone per una posizione, o per essere coinvolto in un’attività, si tende a pensare che l’elenco delle competenze e delle esperienze significative sia un’arma vincente, e dunque indispensabile.
Hai mai pensato che chi ti ascolta forse l’elenco delle tue competenze lo ha già letto?

Centrare l’obiettivo con l’interlocutore

 
Sai perfettamente che per  raggiungere i tuoi obiettivi nel corso di una presentazione, devi centrare l’obiettivo con il tuo interlocutore.
 
Non solo devi sapere chi è, cosa fa e cosa gli interessa, ma devi proporre qualcosa che possa davvero servirgli.
 
Non sprecare i primi 20 minuti della tua presentazione a raccontare chi sei e i titoli che hai conseguito. 
Investi piuttosto quel tempo per convincere il tuo interlocutore che quello che stai per dire lo aiuterà in un progetto, gli risolverà un problema spinoso, gli aprirà opportunità di business con nuovi clienti.
 
Vai al dunque: due parole per dire che sei e almeno il doppio per dettagliare il modo in cui puoi fare la differenza.
In questo modo potrai attirare l’attenzione del tuo interlocutore e sollecitare la sua curiosità verso di te, perché solo allora avrà compreso che tu sei quello di cui ha bisogno per fare la differenza.

Esempi di presentazione efficace

Ok, finora può sembrare facile, ma come si traduce a parole?
Sai che le parole sono degli strumenti potentissimi, quindi saperle usarle in modo efficace è la chiave per conquistare nuove opportunità.
 
Andiamo dunque nel vivo dell’esempio offrendoti 2 opzioni di presentazione:
 
1) Sono Mario Rossi e mi occupo di Formazione. Ho questa laurea, questo titolo, queste esperienze.
 
Ok e allora? Che succede adesso? 
Sai che ce ne sono molti come te?
 
2) Sono Mario Rossi, da oltre 10 anni (anche meno) mi occupo di supportare le aziende nei momenti di cambiamento organizzativo progettando percorsi di apprendimento mirato.
 
Noti qualche differenza?
Ti ho dato titolo e competenze, contesto di intervento, un‘idea concreta di come risolvo il tuo problema.
 
 
Questo significa arrivare all’interlocutore, senza se e senza ma.
 
Questo come sai non arriva dal nulla, ma va studiato, praticato, preparato.
Come? Dove? Quando?
 4 -5 -6-NOVEMBRE 👇
team-building

Come nasce un gruppo di lavoro? I cinque stadi del Team Building

Un gruppo di lavoro non nasce dal nulla. 

 

O meglio, sarebbe bene che così non fosse se non ci vuole ritrovare nella difficile situazione di dover mettere insieme parti incompatibili di un insieme che non funzionerà mai. 

Perché, va detto, un gruppo non è un insieme e basta, ma è l’unione di componenti molto preziose e delicate: le persone. 
 
Tutte le dinamiche che hanno a che fare con l’essere umano vanno impostate con una competente gestione delle relazioni basata soprattutto sulla Comunicazione. 
 
Grazie a una Comunicazione adeguata ed efficace, infatti, è possibile gettare le fondamenta per la costruzione di un gruppo che funzioni.

Il Team Building

 
La procedura di Team Buildingè la sola applicabile quando l’obiettivo è quello di costruire un gruppo di lavoro produttivo e sereno. 
Ogni team, infatti, ha una sua crescita, un suo percorso evolutivo.
Questo percorso deve essere accompagnato da una figura con precisi requisiti: un team leader competente. 
Quando il team è affidato a una guida competente, ecco allora che può iniziare la sua crescita, attraversando e superando, ad uno ad uno, i cosiddetti stadi del Team Building, ancora recentissimi, seppur ispirati all’elaborazione di Tuckman negli anni ’70.
Naturalmente li vediamo anche noi adesso! 

Stadi del Team Building

 
Forming
Il primo stadio è quello della vera e propria costituzione del team. Il mood è entusiastico, si ha voglia di fare. Il compito del team leader è quello di far confluire questo ottimismo in azioni efficaci. In questo stadio avviene la definizione dei compiti e la costruzione della fiducia.
 
Storming
Altrimenti detto: assalto. 
Qui iniziano le turbolenze. Il team è in bilico tra il rispetto verso il gruppo e il desiderio di chance personali di successo. Il ruolo del team leader qui è più che mai cruciale, perché deve intervenire, se necessario, nelle discussioni tra i vari componenti e assumere una modalità di direzione molto vicina al coaching portando alla luce le differenze tra le persone e valorizzandole agli occhi di tutti.
 
 
Norming
Il sentimento prevalente del gruppo in questo stadio è quello di accettazione. Superate le turbolenze infatti si fa strada lo spirito comune, la condivisione di valori e di regole di comportamento. In questa fase è fondamentale che il team leader assuma un atteggiamento partecipativo che guidi i singoli all’autonomia seppur nella condivisione.
 
 
Performing
In questo stadio il gruppo è fortemente concentrato sul compito. Tra le persone c’è una forte consapevolezza dei processi sia individuali, sia di gruppo, e soprattutto dei punti di forza di entrambi. C’è una generale tensione verso il cambiamento. È qui che le relazioni personali diventano la leva principale per svolgere il lavoro in modo efficace.
 
Adjourning
Meglio definito come “sospensione delle attività”. Questo è lo stadio di completamento del lavoro del team e, nella maggior parte delle volte, è qui che il team si scioglie perché arrivato alla conclusione del progetto. Il sentimento predominante è il senso di perdita accompagnato anche da un calo della motivazione. Il team leader deve essere in grado di gestire con lucidità questo momento di distacco per non appesantire ulteriormente gli animi degli altri. 
 
In ognuno degli stadi evolutivi del Team Building la relazione è il cuore dell’efficacia sui progetti.
La relazione è il risultato di processi comunicativi continui che vanno ogni volta tarati e contestualizzati.
Cosa dire, come dirlo, in che momento.
Ogni elemento gioca un ruolo decisivo negli equilibri di gruppo.
Per questo non puoi sbagliare un colpo.
Cosa devi fare?
Questo 👇
interlocutore - contesto- e-linguaggio

Interlocutore e contesto: a ognuno il suo linguaggio

Se un discorso vuole essere efficace, o meglio se tu vuoi essere efficace con il tuo discorso, il linguaggio scelto deve essere adeguato al contesto e agli interlocutori.

Immagina una situazione estrema (tutto può capitare quando si lavora) in cui devi presentare un determinato servizio a una platea. Non sai molto delle persone presenti, sai che hanno chiesto di conoscere il tuo servizio per valutarne l’acquisto.
 
 
Imposti una linea linguistica molto friendly, perché magari è il tipo di mood che caratterizza la tua azienda o il tuo stile personale, ma loro sono persone un po’ vecchio stile, che apprezzano la formalità e un certo registro linguistico.
Inoltre, con ogni probabilità, si serviranno del tuo servizio in un contesto altrettanto rigido e formale. 
 
Dimenticavo: sono ottimi potenziali clienti.
Che fare?
 
Un lavoro preventivo orientato all’imprevisto.
Non sempre è possibile sapere in che situazione ci si imbatterà.
Sicuramente però è possibile prepararsi all’imprevisto, prendendo in considerazione che puoi trovarti davanti a un pubblico diverso da quello che ti aspettavi.
 

La scelta del linguaggio 

La scelta del linguaggio non condiziona solo i momenti di vendita, ma l’intero contesto di un qualunque discorso.
Hai mai pensato all’eventualità di trovarti in un contesto fortemente politicizzato? O in cui la fede religiosa abbia rilievo più che in altri? 
 
 
Ogni comunità professionale si attiene ad un linguaggio di riferimento.
Per chiarire meglio la questione, entriamo nel merito degli elementi che in generale definiscono il linguaggio in cui le persone possono riconoscersi.
 

 

Geografico – territoriale

In una precisa regione si parla un determinato linguaggio. Questa è la più semplice categoria relativa alla scelta del linguaggio.
 

Organizzativo

In ogni azienda esiste un mood condiviso. Questo mood comune è dettato da vari fattori: la mission, il management, non ultimo il settore. A seconda di questi fattori le persone che agiscono all’interno dello stesso contesto organizzativo utilizzeranno un registro linguistico coerente con gli elementi citati.
 

Religioso

Esistono dei contesti, delle aree del mondo dove la presenza della religione ha una forte risonanza anche in ambito professionale e sociale. Pensiamo al mondo arabo, o a molti episodi storici riferiti al Cattolicesimo. In questi contesti è fondamentale utilizzare un registro linguistico che tenga conto di questi fattori valutando la situazione in base ai propri valori (che non siano in conflitto con quelli professati) e ai propri obiettivi (Devo vendere? Informare? Intrattenere?).
 

Politico

In questo caso il registro linguistico è fortemente incentrato su concetti ideologici, azioni concrete, pensieri nobili. In funzione del proprio obiettivo la Comunicazione andrà impostata in una modalità che renda possibile l’apertura di un canale di dialogo con tutti gli interlocutori.
 
 
C’è anche questo da tener in conto sì! 
La Comunicazione rispecchia molto la complessità della società d’altronde! 
 
Anche questo si può imparare?

Ebbene sì!

Cosa devi fare?
Questo 👇
colloquio - di - lavoro

Nuove opportunità di lavoro? Ecco come eccellere al colloquio.

Il colloquio di lavoro è tutt’altro che una mera formalità, si tratta piuttosto di un’occasione irripetibile per comunicare le tue competenze nel modo più convincente possibile nel poco tempo che hai a disposizione.

La scelta dell’azienda a cui presentare la propria candidatura è importante quanto la corrispondenza tra le proprie skill e il ruolo per cui ci si propone.
Questa premessa è fondamentale affinché ci sia un allineamento di valori tra la persona e l’organizzazione.
Ricorda sempre una cosa: è molto difficile e controproducente lavorare per un’azienda di cui non si condividono la visione e i valori.
Quando c’è questa corrispondenza, invece, è più facile lavorare per quell’azienda perché si ha la bellissima sensazione di contribuire alla sua crescita e che l’azienda stia contribuendo alla tua come professionista.
Tutto questo entra in gioco al momento del colloquio di lavoro, quando, oltre al racconto delle proprie esperienze, già descritte nel CV, è importante far emergere il perché si vuole quell’incarico e ci si sente idonei a ricoprirlo.
Tutto questo per poter essere trasmesso in modo veloce ed efficace deve essere veicolato nel modo giusto tenendo sempre presente l’obiettivo finale: convincere gli interlocutori, recruiter, delle proprie argomentazioni. Di avere insomma tutte le carte in regola per fare la differenza svolgendo quella professione per loro.
Prima di dedicarti a un percorso di formazione che ti insegni a gestire la tua Comunicazioni in occasioni irripetibili come un colloquio, annota intanto qualche utile suggerimento da tener presente prima di confrontarsi con i recruiter.

Incipit

Sia che il recruiter ti ponga una domanda, sia che ti chieda di aprire tu le danze nella presentazione non dimenticare mai perché sei lì e cosa vuoi che emerga delle tue competenze. Cerca di dare spazio tanto alle competenze tecniche quanto alle soft skill che all’interno di un gruppo di lavoro, o nella relazione con il cliente esterno, sono fondamentali.

Linguaggio non verbale

Ricorda che ciò che dici è accompagnato da movimenti, gesti, postura. Cura l’allineamento tra questi aspetti il modo che il non verbale possa supportare con coerenza le tue parole.

Cura della persona

Abbi cura di vestire in modo appropriato facendo una ricerca preventiva sul mood dell’azienda e per il ruolo ambito. Chiaramente candidarsi per un ruolo creativo richiede un’immagine diversa rispetto alla candidatura per una clinica medica o uno studio notarile. Cura in ogni caso l’ordine personale e dell’abbigliamento.

Mostra il tuo entusiasmo

Descrivi i risultati che hai raggiunto in passato e spiega i motivi più significativi per cui ora dovrebbero scegliere proprio te. Fai capire al recruiter che per te sarebbe un onore e un piacere lavorare con loro.

Centra l’obiettivo

Non lasciare dubbi o perplessità in merito a quello che sei sicuro di saper fare, lasciando ampio margine anche al fatto che sei disposto a imparare nuove cose.

La domanda, anche in questo caso rimane la stessa 👇
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti, nel modo giusto, per avere l’attenzione dell’interlocutore?
Acquisendo gli strumenti necessari, quelli che aumentano il valore di quel che dici.
Cosa devi fare?
Questo 👇
prima - impressione - in - videochiamata

La prima impressione conta…anche in videochiamata!

La prima impressione è oggetto di studi in molti campi: psicologia, comunicazione, arte, sociologia.
Quello che cambia è l’angolazione da cui viene osservata e il punto di partenza per analizzarla. 
In questo passaggio epocale alle relazioni professionali virtuali,la prima impressione mantiene la sua importanza, anzi assume per alcuni aspetti ancora più rilievo se si considera che non si ha la possibilità di recuperare dal vivo la mancata opportunità di aver fatto una buona impressione!
La prima impressione è il modo in cui gli altri ti registrano nel loro cervello. Quello che penseranno in quei primi pochi secondi si arricchirà con il tempo, verrà smussato o accentuato, ma di certo resterà nella loro memoria per sempre. 
Per questo è importante che la prima impressione lasci un segno positivo, un desiderio di tornare ad ascoltare quello che hai da dire.

L’importanza della prima impressione in videochiamata

Anche in videochiamata è fondamentale trasmettere un buona impressione.
Chi sta dall’altra parte ti vede parzialmente, ascolta tutto quel che dici ma riceve il tuo non verbale per metà, forse meno.
Date queste premesse è importante sia dal vivo che in videochiamata curare quella serie di elementi che concorrono a trasmettere una prima buona impressione.
Focus sugli imperdibili👇

L’incipit

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Si dice ed è vero. L’incipit è il motivo per cui le persone restano ad ascoltarti: perché sono interessate a quello che stai loro comunicando. Un buon incipit significa saper generare un’aspettativa positiva: hai trasmesso valore in pochi secondi e chi ti ascolta vuole approfondire quel valore.

Sempre la parola giusta

Le parole arrivano dritte all’interlocutore. Preparati impeccabilmente sui contenuti. Hai diversi modi per capire quali parole scegliere affinché siano quelle giuste: conosci il contesto, informati sui tuoi interlocutori, scegli un discorso impattante per valorizzare i tuoi argomenti

Il para verbale

Se il tuo obiettivo è l’attenzione dell’interlocutore, anche la voce riveste un ruolo importante. Non urlare né sussurrare, ma soprattutto scegli un timbro e un ritmo che non facciano addormentare gli altri. Cambia tono quando devi enfatizzare, scegli le pause quando devi richiamare l’attenzione!

Il non verbale

Sia dal vivo sia davanti a una webcam il non verbale deve essere impeccabile, a partire da te. Il tuo aspetto deve essere curato e in ordine, il tuo abbigliamento appropriato. Perché?
Perché condiziona la tua performance e di conseguenza l’impressione che susciterai in chi ti ascolta!
Anche il contesto fisico merita attenzione, quando ti colleghi assicurati che sia tutto in ordine, se non hai una postazione dedicata ci sono molti strumenti che ti consentono di allestire il tuo spazio di lavoro o di collegamento in poco tempo.
⚙️ Quindi, ricorda: ogni elemento fa la sua parte, per questo è fondamentale creare il giusto incastro, equilibrato e funzionale, tra gli elementi coinvolti. 
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti, nel modo giusto, per avere l’attenzione dell’interlocutore e riuscire nella titanica impresa della prima irripetibile buona impressione?
Acquisendo le conoscenze e gli strumenti necessari.
Cosa devi fare?
Questo 👇
credibilità-e-comunicazione

Credibilità e comunicazione: come ti relazioni con i tuoi interlocutori?

Il legame è tra credibilità e comunicazione è molto stretto e si fonda su un principio semplice: se ciò che dico convince, chi mi sta davanti mi ascolta. 
La credibilità riveste un ruolo fondamentale in tutto gli ambiti della comunicazione verbale e non verbale.
Sei uno speaker e devi esporre un discorso in pubblico?
Devi essere credibile.
Stai promuovendo un prodotto o un servizio a un possibile cliente?
Devi essere credibile.
Vuoi confidare un tuo stato d’animo e ricevere l’appoggio e l’aiuto della tua famiglia?
Ebbene sì, anche con loro devi essere credibile.
All’interno di un processo di comunicazione, anche la credibilità è una caratteristica che va contestualizzata.
Non essere credibili in una circostanza non significa non essere credibili come persone in generale.
Con ogni probabilità la mancata credibilità in una specifica circostanza può dipendere da errori di Comunicazione.
Per questo è fondamentale che quando si ha qualcosa da dire si sia in grado di trasmetterla in modo che il significato dei contenuti arrivi agli altri esattamente nel modo in cui vogliamo che arrivi.
Grandi verità o informazioni utili possono essere veicolate in modo approssimativo o poco persuasivo con la conseguenza di non raggiungere gli obiettivi comunicativi desiderati.
La credibilità è importante sempre, ma è ancora più incisiva quando non si ha molto tempo per arrivare all’interlocutore e condurlo verso l’obiettivo che ci siamo posti.
Quando si dà inizio a un processo comunicativo si deve avere nella testa un primo imprescindibile obiettivo: catturare l’attenzione di chi ascolta.
Senza l’attenzione non si apre una strada per arrivare dove vogliamo.
Perché stai dicendo questa cosa a questa persona? 
Dove vuoi arrivare e soprattutto cosa puoi fare per lei/lui?
A quale suo bisogno stai rispondendo?
Per quale suo problema hai una soluzione da proporre?
 
Questa domanda rappresenta un punto di partenza focale per impostare la relazione con i tuoi interlocutori.
 
Sapere cosa puoi fare per loro sarà fondamentale per raggiungere i tuoi obiettivi di comunicazione e condurre l’interlocutore dove vuoi tu.
Perché?
Perché hai qualcosa di utile e risolutivo per lui/lei.
 
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti nel modo giusto per avere l’attenzione dell’interlocutore?
Acquisendo gli strumenti necessari, quelli che aumentano il valore di quel che dici.
Cosa devi fare?
Questo 👇
soft - skill

Relazioni interpersonali e soft skill: costruire la relazione organizzativa.

Mentre la relazione organizzativa si concentra sulle persone relativamente al contesto aziendale di riferimento, la relazione interpersonale vede ogni interlocutore in primo luogo come una persona.

Per far sì che all’interno di un team si sviluppino relazioni proficue – per le persone e per il progetto – è necessario programmare degli interventi formativi incentrati sulla Comunicazione.

Ogni persona parte da una base diversa, è importante dunque che in base ai propri requisiti iniziali sviluppi o affini delle nuove competenze. In questo caso non parliamo di competenze tecniche o di settore, ma di quelle competenze comunemente definite soft skill, particolarmente utili nella gestione degli aspetti relazionali del lavoro, che hanno un forte impatto sui risultati finali.

Quali sono le soft skill su cui impostare dei percorsi formativi per le relazioni di progetto?

Focus sulle più importanti:

  • la capacità di distinguere i fatti dalle opinioni. Qui tocchiamo un tema fondamentale perché verte sulla capacità di tenere le emozioni lontane dalla valutazione dei fatti. Le opinioni personali non devono prevalere sull’oggettività degli eventi;

 

  • la capacità di guardare oltre nelle persone e non fermarsi ai loro ruoli, ma indagare, ad esempio le loro aspettative, i loro timori, relativamente al progetto in essere. Il dialogo, la capacità di osservare i loro comportamenti e ascoltare le loro esigenze sono gli strumenti chiave per aprire un canale di comunicazione con loro; Il dialogo, la capacità di osservare i loro comportamenti e ascoltare le loro esigenze sono gli strumenti chiave per aprire un canale di comunicazione con loro;

 

  • la capacità di prendere le distanze dalle proprie credenze uscendo dal perimetro degli schemi di ragionamento abituali. Quando ci si relaziona con gli altri è fondamentale saper ragionare con altri parametri, facendo uno sforzo di superamento dei nostri abituali modi di affrontare le cose, che non possono non essere efficaci con tutti e in tutti i casi;

 

  • la capacità di ascoltare in modo empatico, manifestando con il linguaggio del corpo segnali di accoglienza, di assenso, di comprensione;

 

  • la capacità di dare un feedback sincero e costruttivo. Restituire un feedback innesca un circolo virtuoso di miglioramento e costruzione della relazione e del progetto.

 

  • la ricerca di un equilibrio tra formalità e informalità nella relazione con tutte le persone coinvolte. Professionalità, serietà, ok. Ma anche e soprattutto rapporti tra persone!

Al lavoro!
Non c’è un solo minuto da perdere.
Cosa devi fare?
Ovvio …

PARTECIPA AL CORSO!

soggettività - e- oggettività - comunicazione

Stakeholder di progetto: soggettività e oggettività nella comunicazione.

Quando si parla di stakeholder di progetto devi visualizzare davanti ai tuoi occhi tutte le persone che ruotano intorno a un’attività.
 
Trattandosi per l’appunto di persone, non devi mai perdere di vista il forte peso della soggettività nelle dinamiche tra queste persone.
 
Dinamiche professionali, sì, ma comunque condotte da individui con caratteristiche personali, con valori, timori, criteri di valutazioni soggettivi.
 
Tutti gli interlocutori di un progetto agiscono a livello comunicativo in 2 direzioni: con gli altri e tra di loro. 
Questa facile premessa porta a presagire un possibile  pericolo: quello che gli aspetti soggettivi delle relazioni tra questi protagonisti agiscano sull‘oggettività dei contenuti che si scambiano.
Questo sarebbe deleterio per il buon esito del progetto e dunque per il business dell’azienda.
La soggettività è un fattore complesso, è quanto di più personale possa esserci per un individuo, come la parola stessa suggerisce, ma a seconda di come interviene, ha un grosso potere di influenza su elementi oggettivi.
♦️ La soggettività costituisce una sorta di filtro.
 
Murakami Haruki sostiene che tre quarti di quello che vediamo è dietro ai nostri occhi, perché è solo con i nostri di occhi che leggiamo gli eventi e attribuiamo significati.
 
Il rischio della soggettività è che quel filtro può esasperare criticità o amplificare entusiasmi, il tutto a scapito dell’oggettività che per natura è neutrale.

La comunicazione efficace di progetto 

All’interno di questo intreccio tra soggettività e oggettività non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo: una comunicazione di progetto efficace
 
C’è una formula in grado di fissare i parametri di questa efficacia: una comunicazione efficace di progetto si ottiene quando la componente soggettiva delle relazioni tra le persone è orientata verso la valorizzazione dei contenuti del progetto
Al contrario, quando la soggettività delle persone distorce i contenuti del progetto, quest’ultimo verrà percepito negativamente, in termini di costi, obiettivi, risorse impiegate. 
Le aziende sono fatte di persone ed ogni persona porta con sé un universo di valori e di interpretazione della realtà.
Come mettere d’accordo tutti a vantaggio di una comunicazione di progetto efficace
Facendo in modo che le relazioni interpersonali siano efficaci, attraverso tre nobili e molto significative azioni:
  1. spostare il  punto di vista, decentrandosi quindi dal proprio sistema valoriale e andando incontro a quello degli stakeholder;
  2. creare contatto con gli stakeholder;
  3. comprendere l’altro attraverso l’applicazione dell’ascolto empatico.
Tutte queste cose no, non arrivano dal nulla e all’occorrenza.
Sono competenze da acquisire o affinare.
Come?