Articoli

matteo_maserati_problem_solving

Focus sul piano d’azione: dal problem solving all’obiettivo

Torniamo ciclicamente a parlare di piano d’azione perché si tratta di uno strumento molto utile da rinnovare ogni qualvolta cambiano i nostri obiettivi o ce ne poniamo di nuovi.
 
Il mercato è molto dinamico e mutevole, la vita in generale ci richiede una continua flessibilità, questo ci pone nella condizione di dover spesso ritoccare il nostro piano d’azione.
 
 

Dal problem solving al piano d’azione

Quando si parla di piano d’azione non si può prescindere da una competenza molto importante: il problem solving. Questo deriva semplicemente dal fatto che non esiste progetto che non presenti ostacoli o difficoltà da superare.
Il problem solving, in quest’ottica si pone come strumento necessario per garantire poi i successivi step del piano d’azione. Come si applica il problem solving? 
Come anticipato, si tratta di una vera e propria competenza da acquisire, con un percorso mirato e dettagliato.
 
Possiamo intanto anticipare qualche elemento affinché tu possa farti un’idea della sua applicazione.
Ecco gli step fondamentali.
  • Individua il problema. Una delle principali azioni da compiere quando si parla di problem solving è proprio chiedersi dove sia il problema. Se il problema non è così visibile, allora bisogna andare a cercarlo, ovvero bisogna chiedersi quali difficoltà possano intervenire durante la preparazione di un piano d’azione, bisogna fare una vera e propria mappatura dei possibili ostacoli;

 

  • Analizza il problema. Individuati gli ostacoli e i problemi, si passa agli step fondamentali per dirigersi verso la soluzione, ovvero l’analisi di tutte le componenti di quel problema e delle possibili conseguenze a breve, medio e lungo termine;

 

  • Elabora idee e soluzioni. L’analisi è uno step fondamentale perché scandagliando il problema si gettano le prime basi per nuove possibili idee e soluzioni.
 
Solo a questo punto, non prima, è possibile lavorare davvero a un piano d’azione partendo dunque da: la mappatura dei problemi, le azioni di problem solving da attivare per risolvere, le nuove idee da sviluppare per arrivare a una soluzione.
 
Nel piano d’azione è contenuto ogni step di questo processo, dalle fasi preliminari ai comportamenti da mettere in atto per svilupparlo e realizzarlo.
 
Un piano d’azione rappresenta una soluzione molto efficace quando si ha un obiettivo di progetto, perché ci consente di rivisitare gli step, cambiarli, rivalutarli alla luce di nuovi elementi non emersi in precedenza.
 
La metodicità del piano d’azione ci preserva dall’approssimazione e dall’errore conducendoci verso il successo del nostro progetto
 
Questi elementi sono fondamentali in azienda come nelle singole attività quotidiane, sono supportati da processi comunicativi applicati a sistemi organizzativi diversi a seconda del livello di complessità.
Un piano d’azione è funzionale a un obiettivo, quest’ultimo è indispensabile per  il successo di qualunque progetto si voglia portare a compimento.
Come si impara a lavorare sui propri obiettivi e a impostare un piano d’azione?
Nell’unico modo possibile: acquisendo strumenti e competenze.
Io posso aiutarti.
Cosa devi fare?
Contattami 👇
info@matteomaserati.it
successo

Il successo…da dove arriva?

La parola successo richiama una serie di concetti, astratti e non, tutti volti a rappresentare un punto di arrivo, un risultato.
Indubbiamente se si immagina un punto di partenza in qualunque situazione, non si pensa subito al successo, ma ad un percorso da intraprendere per arrivarci.
Per alcuni è frutto del talento, per altri è strettamente legato ai soldi e al potere di influenza, ma se si vuole davvero comprendere cosa sia il successo, e soprattutto arrivarci, è necessario capire cosa va cambiato, quale comportamento va adottato.
Se vuoi arrivare al successo presumo che tu non ci sia ancora approdato. Non parlo di un successo assoluto, come persona nella vita, ma parlo del successo di un progetto, di un’attività, individuale o organizzativa.
♦️ Uno step è necessario definirlo: per condurre una situazione da uno stato attuale perfezionabile ad uno stato desiderato (il successo) devi introdurre un cambiamento. Questo cambiamento può riguardare la sostanza, la forma, la disposizioni, o anche solo la velocità di alcune cose, ma va introdotto nel modo più efficace e funzionale alle necessità di chi lo intraprende.
E già da qui potremmo parlare per ore.
Tanto per cominciare, se vuoi evitare un cataclisma immediato, non cambiare ciò che non conosci: intervieni solo su situazioni di cui conosci ogni dettaglio.
Osservare la situazione attuale ti fornisce un quadro di riferimento attendibile e una base da cui far partire le tue azioni future.
Se ad agire non sei da solo – e sicuramente non lo sei perché anche se non hai collaboratori, avrai comunque interlocutori d’altro tipo, dai clienti ai fornitori – un passaggio importante verso la strada per il tuo successo è ottenere il consenso delle persone coinvolte
Non si tratta di consegnare il proprio destino nella mani di altri, ma di capire che nel lavoro non sei da solo e devi fartene una ragione.
Alla fine di questa trafila non indifferente di azioni da compiere arriva il momento topico: devi programmare e impostare le attività da intraprendere, le iniziative da lanciare, i progetti da implementare.
Se ti hanno insegnato che impostato lo schema il gioco è fatto, fai un passo indietro e metti in discussione le tue convinzioni: non partono nuovi modi di agire se non si lavora sulla cultura sedimentata e condivisa delle persone coinvolte.
La chiave di questo passaggio è qui → se vuoi attuare un cambiamento per raggiungere il successo desiderato fai in modo che le persone vivano e respirino il cambiamento.
Comunicalo, raccontalo con un modo diverso di agire, smantella quello che non ha funzionato.
Quest’ultimo passo richiede tempo, energia e soprattutto sistematicità.
Comunicazione e formazione per un tale obiettivo possono stringere un’alleanza preziosa👌
Concetti, idee, motivazione.
E poi si agisce, concretamente.
Come?
Parliamone!

Scrivimi: info@matteomaserati.it

Intanto puoi dare un’occhiata qui!

discorso -di- successo

Il tuo discorso ha successo se chi ti ascolta decide

Un discorso di successo

Quando si parla di discorso di successo si trascura spesso un dettaglio importante: chi ascolta decide e non è lì solo per apprendere contenuti interessanti.

I motivi per cui una presentazione fallisce li abbiamo già analizzati, quello che conta adesso è focalizzarsi sul fatto che a fare la differenza non è solo il contenuto, neanche la forma.

Ti dico di più: non è sufficiente neanche il livello di utilità che quelle informazioni possono avere nella vita professionale o sociale di chi ascolta.
Quello che rende davvero efficace un discorso viene dopo, viene quando è ora di capire le mosse di chi è in ascolto.
Hai il potere di far alzare i tuoi interlocutori dalla sedia e farli agire?
Bene, allora il tuo è un discorso di successo.Hai ricevuto molti applausi, ma dopo 2 mesi parli con l’HR manager dei tuoi interlocutori e scopri che il mondo è rimasto come prima?
Ecco il tuo non è stato un discorso di successo, perché, si presume che, se hai disquisito su un argomento con una platea,  quest’ultima qualcosa deve fare con i tuoi contenuti, oltre al sempre nobile obiettivo di arricchire il proprio bagaglio di competenze individuali.Cosa devi sapere?
Tutto. Lo abbiamo ripetuto spesso.
🔴  Il discorso è uno strumento collocato all’interno di un processo, nessun elemento dunque è autonomo rispetto agli altri che lo compongono.

Chi ti ascolta decide

Una buona analisi dei bisogni ci insegna che dobbiamo conoscere il nostro pubblico.
E fin qui ok.
Età, ruolo, anzianità aziendale … cose che già sai.
Per quanto questi aspetti rappresentino dei pilastri sempre validi, ce ne sono altri che incidono tantissimo sulle tue reali possibilità di convincere l’interlocutore all’azione.Le domande che ti mancano, trasformeranno il tuo modo di approcciare un pubblico con un discorso:

➡️  come apprende il tuo pubblico? Qual è la cultura di apprendimento dell’organizzazione da cui provengono i suoi componenti?

➡️  cosa motiva questo uditorio ad essere qui in ascolto? Le persone sono venute per un motivo specifico? Per un interesse generale? Perché qualcuno ha ritenuto opportuno che partecipassero?

➡️  quanto conta quello che dirai per le decisioni che devono prendere? In che misura i tuoi contenuti servono per agire un’azione di cambiamento migliorativo?

Questi 3 elementi che sembrano messi così quasi a caso, costituiscono per te una grande opportunità: quella di costruire un discorso che abbia un effetto concreto, che serva a modificare comportamenti, procedure e non si riduca alla mera composizione di un buon contenuto, fondamentale sempre, ma insufficiente per gli obiettivi di un uditorio e per il successo di una performance.

Sì che vuoi saperne di più adesso!
Scrivimi a info@matteomaserati.it
Intanto però dai un’occhiata qui!
la simpatia è alla base del successo

La simpatia alla base del successo: si può allenare come soft skill?

La simpatia alla base del successo

La simpatia è alla base del successo? Sicuramente è una caratteristica molto influente nelle scelte che operiamo, il suo peso rafforza, talvolta supera di gran lunga, quello di elementi più razionali.

Il potere della simpatia, al di là delle emozioni che può suscitare di primo impatto, è quello di dare inizio a una serie di pensieri ed emozioni positive, creando un circolo virtuoso molto accattivante.

Da uno studio, condotto prendendo in esame un campione rappresentativo di organizzazioni, è emerso che la scelta di un’azienda da parte di un cliente dipende principalmente da 3 fattori:

➡️  la simpatia delle persone che ci lavorano
➡️  l’esperienza dimostrata nel settore
➡️  l’efficacia della risposta ai bisogni del cliente

Non si tratta di porre le competenze in secondo luogo rispetto agli aspetti relazionali, ma di cercare nell’esperienza di acquisto/ingaggio una combinazione vincente tra persone e servizio.

La simpatia è una soft skill?

La simpatia va dunque considerata al pari di importanti skill?

Urge una definizione ufficiale con etimologia:

[dal lat. sympathia, gr. συμπάϑεια, comp. di σύν «con» e πάϑος «affezione, sentimento»]. – 1. a. Sentimento di inclinazione e attrazione istintiva verso persone, cose e idee
Fonte: Enciclopedia Treccani

Senza ombra di dubbio è la regina della soft skill, dove per simpatia non si intende la capacità di far ridere o divertire, quanto l’abilità di far sentire l’interlocutore a proprio agio, nel posto giusto con le persone giuste.
Pensa ai vantaggi nelle relazioni con i tuoi clienti interni ed esterni!

La simpatia è all’origine del successo nella vita privata e professionale, è quel famoso quid in grado di rendere la prima impressione irripetibile.

Simpatia e successo

La simpatia non è ovviamente l’unica componente del successo, ma ne costituisce di sicuro uno dei pilastri, sembra infatti che sia alla base di una migliore vita affettiva, di legami più solidi e fin qui ci siamo, ma …udite udite: quella famosa indagine a campione dimostra anche che la simpatia ha un peso decisivo su l’assegnazione di incarichi prestigiosi, di promozioni.
Stai per farmi una domanda immagino:
si può sviluppare simpatia o è un talento naturale?
Diciamo che nell’ultimo caso sei sicuramente in vantaggio, ma lavorando sulle soft skill si può fare un lavoro interessante sulle dinamiche comportamentali nella vita privata e professionale.
Di che si tratta?
Ok scrivimi:
info@matteomaserati.it
Dai anche un’occhiata qui

Vuoi misurare un successo? Valuta gli indicatori di potenziale.

Andiamo avanti con la misurazione del successo.
La scorsa settimana abbiamo visto come in fatto di successo non si viva affatto di rendita. 
Questo significa che aver ottenuto grandi risultati una volta, non ti mette al sicuro da possibili insuccessi, anzi ti espone ancora di più al pericolo di un fallimento. Questioni di statistica.
Se per qualche motivo hai perso quel post, ti consiglio di andare a rileggerlo prima di continuare, basta cliccare qui!
👎 Il successo non è un dato numerico e su questo siamo d’accordo, non lo puoi misurare nel senso tradizionale del termini o con gli strumenti scientifici che vengono solitamente utilizzati per la misurazione, ma puoi scomporlo e capire da che elementi è costituito 👍
🔴  Questi elementi possono essere identificati come Indicatori di Potenziale.
Salvati questo post tra i preferiti perché ora andiamo sul tecnico e può tornarti utile per la tua organizzazione e le tue attività.
Abbiamo preso in esame 3 variabili immaginando che siano declinati al massimo delle loro possibilità.
➡️  Realizzazioni. In caso di successo significa che la persona con le sue azioni ha perseguito il raggiungimento degli obiettivi prefissi. In tal caso possiamo prendere in esame 3 possibili indicatori di potenziale esemplificativi della risorsa:
a) regge bene la pressione e non manifesta difficoltà
b) non rimane confinata nel ruolo, ma si mette in gioco per nuove sfide
c) non rimane confinata nel suo settore, ma agisce nell’interesse dell’intera organizzazione
➡️  Atteggiamento: in caso di successo non può che essersi trattato di un atteggiamento ritenuto a posteriori positivo. Qui gli indicatore di potenziale presi ad esempio possono essere:
a) la capacità di leadership
b) la capacità di relazionarsi con le persone a prescindere dai ruoli
c) la capacità di prendere anche decisioni impopolari.
➡️  Abilità: all’interno di una situazione di successo sono sinonimo di cognizione e competenza. Gli indicatori di potenzialità in questo caso, emergono quando, la risorsa:
a) agisce con efficacia davanti a situazioni nuove
b) è aperta al feedback e sa adattarsi ai cambiamenti che questo introduce
c) mostra grandi competenze tecniche e professionalità.
Bene, mettiti sotto a studiare perché non hai idea di quanto ti tornerà utile essere in grado di valutare il raggiungimento degli obiettivi e poter applicare gli indicatori per i progetti futuri 🔝

Hai conseguito un successo in passato? Fai in modo che si ripeta in futuro.

Attenzione: un successo del passato non è affatto una garanzia per il futuro.
Per capire come trasformare un successo del passato nel raggiungimento di obiettivi futuri è necessario “scomporre” quel successo per capire da quali elementi è composto.
Questa analisi apparentemente eccessivamente anatomica ha una funzione molto importante: non farti cadere nella pericolosa convinzione che vincerai sempre, perché storicamente non è così.
Hai presente le dinamiche di una competizione sportiva?
Calcio, basket, scegli tu lo sport.
Ripercorrendo qualche partita ti salterà alla memoria un episodio di una squadra che nei primi minuti di una partita ha già conseguito un punteggio alto facendo mangiare la polvere all’avversario.
Ebbene, in una notevole percentuale di casi la squadra vincente inizia a perdere colpi e, alla fine, perde la partita.
Questo accade perché sviluppa un’inconscia sicurezza di essere avanti, di essere in grado, di essere il migliore.
E finisce male.
Quindi leggi quello che ho da dirti se non vuoi fare questa triste fine.
🔴  Che si tratti di un’attività in senso esteso o anche di un progetto più contenuto ci sono 3 elementi da isolare per valutare i cosiddetti “precedenti”, ovvero quegli elementi messi in atto nel passato e che si sono rivelati determinanti:
➡️  Le realizzazioni: ovvero le cose effettivamente fatte. Qui parliamo di azioni, iniziative, risultati naturalmente. La misurazione ovviamente chiama in causa un indice tecnico misurabile: il rendimento.
➡️  L’atteggiamento: in che modo hai fatto tutte queste cose? Che metodo hai scelto? Come ti sei posto? Come hai interagito con gli altri? Come ti sei autogestita/o? Ogni aspetto preso in esame deve essere dimostrabile, ovvero osservato, descrivibile. Non si fanno processi alle intenzioni, per intenderci.
➡️  Le abilità: quali competenze hai messo a disposizione in questa attività? Le possedevi già? Hai dovuto implementarle? Le hai consolidate in corso d’opera? Ti hanno richiesto il minimo sforzo?
Ora dal momento che l’oggetto di questa analisi è un successo, posso dare per scontato che le 3 variabili analizzate abbiano avuto un esito più che positivo, ma questo assolutamente non basta per predire un successo futuro.
Perché?
Perché succede spesso che dopo un grande successo, nel passaggio a un livello superiore ci sia un eccesso di esposizione all’insuccesso, e questo ti fa precipitare nell’insoddisfazione.
Tuttavia ci sono degli elementi che ci consentono di azzardare una previsione sugli esiti futuri.
Tecnicamente si chiamano indicatori di potenziale.
Come si individuano?
Appuntamento al prossimo post!
Lo sai che non posso dirti tutto subito 😎

I segreti fondamentali per condurre le persone al successo

C’è bisogno di segreti per condurre le persone al successo?
Evidentemente sì, altrimenti la stragrande maggioranza delle persone avrebbe successo.

🔴  Che tu sia un coach, un team leader, un motivatore: il tuo compito è quello di prendere una persona, pianificare un intervento personalizzato in funzione di punti di partenza e obiettivi, e portarla il più speditamente possibile verso il successo che desidera.Se questo non succede vuol dire che il tuo intervento non ha avuto buon esito, non sei stato efficace, il tuo compito verrà affidato a chi saprà svolgerlo meglio di te.

Tra le metafore più acclamate della letteratura, ma anche della vita comune, c’è il viaggio.
È facile adottare il viaggio per raccontare praticamente qualsiasi cosa.

Questo è possibile perché il viaggio contempla 3 grandi punti cardini: un punto di partenza, un percorso intermedio, una meta desiderata. Sono gli ingredienti di ogni storia.Il viaggio di chi si rivolge a te per sua natura sarà sicuramente diverso dal viaggio di un altro, perché quello che mescola le carte e diversifica tutto sta proprio nel contenuto dei 3 grandi punti cardine.

Quando qualcuno si rivolge a te singolarmente o come componente di un gruppo ti chiede soluzioni e strumenti. Quanto più impegnativo sarà il suo progetto, tanto più competente devi essere tu che gli illustri il percorso.

Su cosa devi illuminarlo?
Bene partiamo.

🔴  Sulla destinazione: devi essere in grado di fargli visualizzare il punto di arrivo, o uno dei punti di arrivo. E soprattutto devi essere in grado di raccontarglielo come un posto migliore rispetto al punto di partenza, perché questo deve essere nella realtà, altrimenti restava fermo.

🔴  Sul percorso. Devi mettere la persona nella condizione di comprendere gli step necessari altrimenti non riesce a seguirti. Descrivi bene l’itinerario, illustra una previsione dei possibili imprevisti con tanto di piano di emergenza qualora dovessero verificarsi realmente.

🔴  Sulla preparazione: come hai preparato le persone per questo viaggio. Hai valutato opportunamente i requisiti in modo da applicare i giusti strumenti? Hai provveduto a una pianificazione che fosse realisticamente in linea con le sue caratteristiche ed esigenze?
Abbiamo finito?
No.
Ma per ora è su questo che deve esercitarti.
Condividi le tue strategie e osservazioni su questo tema e se hai domande ti risponderò 😊

Trasformare il talento in performance: come l’aspettativa genera realtà

Trasformare il talento in performance non è un valore aggiunto, un lusso che l’organizzazione si concede per fare il salto di qualità, ma è piuttosto la conditio sine qua non per lanciare il tuo business verso il successo.

Che tu sia un imprenditore, un team leader, un professionista, la scelta dei tuoi collaboratori ricadrà in primo luogo sui tuoi affari, perché dal loro lavoro dipendono anche i tuoi risultati, per non parlare della tua reputazione e presenza sul mercato.Un talento non è scienza infusa, ma un punto di partenza, la famosa pianta che se non viene annaffiata con regolarità, con la giusta esposizione alla luce e in funzione delle sue caratteristiche biologiche, muore.

Qui le funzioni biologiche ci interessano meno, qui parliamo di persone di cui bisogna prendere in considerazione:

  • Caratteristiche personali
  • Caratteristiche intellettuali
  • Ambizioni
  • Livello di professionalità e preparazione

Chi se ne deve occupare?
Tu.
E se deleghi?
Devi occuparti in primo luogo del delegato!

🔴  La tua azienda, il tuo team, il tuo progetto, fanno parte di quel bagaglio di cose a cui tieni, di cui hai la responsabilità sia in termini di protezione che di crescita.

Se non te ne occupi, se non ti occupi di chi se ne occupa, se sottovaluti e vai per approssimazione, la tua pianta muore e il suo mercato con essa.👎

🔴  L’obiettivo di oggi è focalizzarsi su come trasformare l’aspettativa di crescita di un collaboratore in realtà.

Domanda
Credi nei tuoi collaboratori?

Le persone che ogni giorno seguono un progetto per te godono pienamente della tua fiducia e della tua stima?Notizia: se non credi abbastanza in una persona ne limiti le potenzialità

È poco piacevole in ogni caso, ma se la persona lavora per te il danno è potenzialmente ingente.
9 volte su 10 le persone lavorano male perché non credono in se stesse.
🔴  Eh sì, perché pensi che dedichiamo ore e ore di formazione all’anno per la loro consapevolezza e motivazione passando per i loro valori?
I collaboratori più felici e più produttivi sono quelli che accanto a valide competenze tecniche ripongono un’importante fiducia in se stessi. 
Questa consapevolezza fa sì che siano perennemente all’altezza delle aspettative, il più delle volte le superano a dire il vero.

Tu hai un ruolo importante in questo processo,per questo è necessario credere nei propri collaboratori, a meno che non ci sia accorga di aver fatto una scelta sbagliata, ma questo è un discorso di altro tipo.🔴  Ciò in cui si crede conta molto, solo così l’aspettativa genera realtà, perché contempla un passaggio intermedio, la credenza. 

Se credi nelle capacità di una persona, stai pur certo che questa persona ne avverte l’importanza, la gratitudine, la soddisfazione e per prima vorrà trasformare la credenza in concretezza e realtà.

Gli 8 segreti di Dean Spitzer per il successo del tuo business

8 segreti per aumentare il tuo business, 8 ambizioni motivanti che Dean Spitzer ha elaborato affinché il tuo team trasformi un progetto in un successo certo.

Nel post della scorsa settimana (che ti invito a leggere immediatamente) ti ho elencato le prime 4 ambizioni motivanti, oggi entriamo nel merito delle successive 4 per avere 8 segreti infallibili e fondamentali per far sì che i tuoi collaboratori lavorino con motivazione ed efficacia.

Dopo potere, riconoscimento, competenza, significato, abbiamo a seguire:

🔴  Attività: in questo ambito possiamo rintracciare i collaboratori che sono motivati dalla varietà del lavoro e dall’interesse per le attività che svolgono.

🔴  Affiliazione: qui il collante ha una connotazione più umana. Chi si trova in questa area infatti è motivato dalla relazione, dallo spirito di squadra, dall’amicizia.
🔴  Coinvolgimento: i collaboratori motivati dal coinvolgimento sentono il bisogno di partecipare alle decisioni che influiscono sul loro lavoro.

🔴  Realizzazione: qui possiamo facilmente collocare quei membri del team che sentono il bisogno di essere messi alla prova con obiettivi concreti da conseguire.Fin qui tutto perfetto.

Ma la domanda che ti faccio ora è piuttosto un invito a riflettere: conosci abbastanza i tuoi collaboratori da sapere in quale area sono inseriti?

Sai quindi come motivarli?

Non è affatto detto che tu abbia l’opportunità di conoscerli così a fondo, allora ecco un utile esercizio da mettere in atto per ottenere le informazioni che ti servono per aumentare le performance del tuo team.👍

Coinvolgi i tuoi collaboratori in questo processo di ricerca:

  • Step 1: chiedi loro di annotare le 10 cose che realmente li entusiasmano e li motivano.
  • Step 2: chiedi di associare le loro 10 cose alle categorie create da Spitzer
  • Step 3: chiedi di selezionare i desideri che compaiono più spesso, aggiungendo anche le motivazioni più importanti a sostegno di questi desideri.
  • Step 4: chiedi loro di indicare i motivi per cui l’attuale lavoro li soddisfa oppure cosa cambierebbero per aumentare la loro motivazione.

Questo processo parte da te!

🔴  Sei tu che definisci la motivazione del tuo team che anche in questo caso non è frutto di un’intuizione ma di uno specifico processo.

Come trasformare le battute d’arresto in leve per il successo

Le battute d’arresto sono toste, ma se si vuole sopravvivere è necessario trasformarle in leve per il successo.

Il primo passo da compiere è nel modo in cui te la racconti. Secondo lo psicologo e saggista statunitense Martin Seligman è fondamentale il modo in cui spieghiamo a noi stessi le nostre battute d’arresto.

Il suo punto di osservazione si focalizza sull’equilibrio tra ottimismo e pessimismo, è di questi due valori che bisogna studiare il processo, prima ancora di parlare di resilienza. Il livello di ottimismo o pessimismo che si mette in campo durante le battute d’arresto va misurato all’interno di specifiche variabili:

Permanenza: le persone ottimiste – che sono poi quelle che sviluppano più resilienza – tendono a considerare gli effetti negativi temporanei piuttosto che permanenti. Sono quelle che dicono “non ti è piaciuto il lavoro che ho svolto su quel progetto” piuttosto che fare la tragedia e dire “non apprezzi mai il mio lavoro”.

Pervasività: le persone resilienti che si impegnano per far prevalere l’ottimismo non permettono alle battute d’arresto di influenzare negativamente tutte le altre aree della propria vita. Sono quelle che dicono “non sono riuscito in questa cosa” anziché dire “non sono in grado di fare nulla”.

Personalizzazione: il resiliente non cerca colpevoli esterni o cause metafisiche. Ragiona sul concreto e si interroga sui passi compiuti. Si chiede “come posso far meglio” e non “a chi posso dare la colpa?

Questi tre processi contribuiscono in modo preponderante alla profilazione del resiliente.

Ad arricchire lo scenario possono intervenire anche altri fattori che ci aiutano a conoscere meglio il profilo del resiliente.

  • La positività nel futuro: immagina il domani con positività.
  • La concretezza degli obiettivi: ha obiettivi solidi, misurabili, e un grande desiderio di raggiungerli.
  • Empatia: è empatico, pur senza perdersi troppo nel chiedersi cosa gli altri pensino di lui. Mantiene relazioni sane senza farsi condizionare troppo dagli altri.
  • Assenza di vittimismo: non si atteggia a vittima, e concentra piuttosto tempo e risorse sulle cose su attività costruttive.

La battuta d’arresto è una parte inevitabile della vita.Si sbaglia, si cade con la faccia a terra.Ma ci si deve rialzare, da qualunque profondità. L’unico modo per rialzarsi è sviluppare processi di pensiero che generino resilienza e ricominciare a costruire.