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Sei sicuro di avere torto? Strategia Zuckerberg and more

Nel post della scorsa settimana, abbiamo approfondito la strategia Zuckerberg, che ho denominato in questo modo perché si basa sulla modalità comunicativa scelta dal CEO di Facebook per scusarsi con milioni di utenti per la vicenda Cambridge Analytica.
Da lì a immaginare di doversi relazionare con un pubblico difficile il passo è stato breve, perché, per quanto le situazioni possano sembrare distanti anni luce, qualcosa in comune ce l’hanno.

Nel post precedente, che ti invito a leggere se ancora non l’hai fatto, mi sono soffermato sulla strategia comunicativa adottata per chiedere scusa e applicata nella costruzione del tuo discorso. In quel caso siamo partiti da un presupposto: che il pubblico fosse difficile perché aveva qualcosa da perdonare allo speaker, me se non fosse sempre così?
Cosa cambierebbe se il pubblico fosse difficile perché avanza delle obiezioni per altri motivi?
Cosa succede se mentri parli ti imbatti nel super polemico, nel sedicente esperto di qualunque cosa, nel rompiballe per hobby?
Non credere che questa situazione sia meno spinosa della precedente, perché almeno lì sai da dove partire: dal fatto che hai torto marcio!
Ma se mentre esponi il tuo discorso, mentre a te sembra che tutto fili liscio come l’olio e la logica non faccia una piega…ecco che si alza lui, o lei, e comincia ad avanzare obiezioni!

Cosa ho detto?
Ho davvero pronunciato quella parola?
Ho detto obiezioni?

Eh sì amico mio, sei finito in quel guaio lì e adesso ti tocca impugnare l’unica arma in tua difesa, unica ma invincibile: la gestione delle obiezioni!
Calma però!
Partiamo dall’inizio e cerchiamo di chiarire al meglio di cosa stiamo parlando!
Via con la definizione:

Per obiezione si intende qualsiasi affermazione, lamentela, domanda che possa rallentare o ostacolare l’andamento di una comunicazione tra più persone.

Lo speaker, qualunque sia il suo settore, il suo business o obiettivo, deve possedere e saper applicare, tecniche e strumenti finalizzati al superamento dell’obiezione.
L’obiezione, pur rappresentando un ostacolo, in realtà fornisce importanti informazioni su chi ci sta davanti: il grado di interesse, l’orientamento, gli aspetti positivi del suo punto di vista.
Le obiezioni spesso sono delle vere e proprie opportunità, tranne nei casi in cui sono una diretta conseguenza di un errore dello speaker, ma lì ti ho già spiegato come intervenire.

Spesso può essere proprio lo speaker a scaturirle in chi lo ascolta, ad esempio nel caso di argomentazioni poco vivaci, accentuazione dei propri problemi senza soffermarsi sull’obiettivo del discorso, mancata illustrazione dei benefici che provengono dalle sue argomentazioni, spiegazioni eccessivamente tecniche, esagerazioni, scarsa attenzione agli interlocutori in generale.

Attenzione però, perché qui siamo passati a un altro livello: quando parliamo di gestione delle obiezioni è riduttivo parlare di tecnica o strategia perché in realtà siamo alle prese con un vero e proprio processo di cui è fondamentale approfondire tutti i passaggi.

E dunque appuntamento al prossimo post…
Nel frattempo continua lavorare sul tuo discorso e leggi un po’ cosa ho da dirti <<qui>>

Hai un pubblico difficile davanti a te? Applica la strategia Zuckerberg

Hai un pubblico difficile davanti a te?
Ti preoccupa il fatto che i tuoi interlocutori possano fare domande spinose?
Non ti scoraggiare e applica la strategia Zuckerberg!

Neanche un mese fa il colosso Facebook è stato travolto dallo scandalo Cambridge Analytica, che ha comportato non solo la perdita di miliardi di dollari in borsa, ma anche la cancellazione degli account di molti utenti.
Sembra infatti che la società Cambridge Analytica abbia attinto da circa 50 milioni di profili Facebook per ricavare informazioni senza alcuna autorizzazione.

Come ha gestito questa situazione il CEO Mark Zuckerberg?
Chiedendo scusa:

“Abbiamo la responsabilità di proteggere i dati dei nostri utenti e se non ci riusciamo, non meritiamo di servirli. Ho lavorato per capire esattamente cos’è successo e come fare in modo che non succeda di nuovo. Ma abbiamo anche commesso degli errori, c’è altro da fare e dobbiamo farlo. Sono personalmente responsabile di quello che succede sulla nostra piattaforma. Faremo ciò che serve per proteggere la nostra comunità. Impareremo da questa esperienza per garantire ulteriormente il social e rendere la nostra comunità più sicura per tutti. Voglio ringraziare tutti voi che continuate a credere nella nostra missione e lavorare per costruire questa comunità insieme. So che ci vuole più tempo per risolvere questi problemi, ma prometto che ce la faremo e costruiremo un servizio migliore a lungo termine”

La questione Cambridge Analytica seguirà il suo corso e ne saremo tutti informati, quello su cui mi interessa soffermarmi è la potenza di questo discorso: non si perde in giri di parole, non si nasconde dietro giustificazioni, ma mette in primo piano il problema stesso.

In termini di comunicazione efficace, soprattutto in casi di pubblico difficile, questo discorso contiene 4 elementi fondamentali:

  • In apertura focus sul problema
  • Riconoscimento delle proprie responsabilità
  • Assenza di alibi e attribuzione di responsabilità ad altri
  • Capacità di far intravedere interventi migliorativi

Non è necessario che si verifichi un evento della portata di Cambridge Analytica per dover chiedere scusa a un pubblico o dover riconoscere pubblicamente le proprie responsabilità.
Capita con una certa frequenza in contesti lavorativi e privati: in qualunque realtà lavorativa, nella gestione di un evento, in una riunione di qualsiasi tipo, in conferenza stampa, etc.

Lo speaker spesso può prevedere un pubblico “rompiscatole” e di certo entrarci in conflitto non è mai un’idea vincente!
Cercare alibi, qualcuno su cui scaricare le colpe…non ci pensare nemmeno!
Vai dritto al dunque, con sincerità e spiega quello che si può fare per correre ai ripari e offrire di meglio!
Se sai gestire il tuo discorso anche in situazioni di difficoltà non hai alcun pubblico da temere!

Guarda un po’ <<<qui >>> cosa ho da dirti sul tuo discorso!

Stai per iniziare un discorso…conosci il tuo interlocutore?

L’inizio di un discorso è spesso lo step più difficile in un processo di comunicazione.

Siamo in tempi di campagna elettorale e i politici sono alle prese con la conquista del voto.

Quali strumenti hanno a disposizione per rendere efficace e convincente il loro discorso?

La comunicazione: una parola enorme, articolata, ricca di sottoinsiemi ben delineati in cui ogni elemento svolge una funzione specifica e funzionale al massimo rendimento di tutti gli altri. Una campagna di comunicazione è lo strumento per arrivare alle persone. Qualcuno la imposta, qualcun altro la programma e qualcun altro la deve alla fine mettere in atto, parlare in prima persona davanti a un uditorio, ed è lì, si sa, che si giocano le sorti della partita. Da dove si comincia nella costruzione di un discorso? E, soprattutto, come si comincia?

Come ci si rivolge a qualcuno che non si conosce per chiedergli di darti fiducia e potere?
L’inizio di un discorso è un momento delicato soprattutto perchè è la fase in cui siamo principalmente esposti al rischio di concentrarci troppo su noi stessi e poco sul nostro uditorio.
Si hanno appena 4 secondi per trasmettere la prima impressione, non si può sbagliare un colpo. E’ dunque fondamentale giocarsi ogni carta al meglio. Come il volo in aeroplano: se il decollo è facile veloce, piacevole e anche un po’ emozionante, predispone già i passeggeri in modo positivo, se invece è turbolento e con degli inconvenienti già nell’animo dei passeggeri si creeranno delle aspettative non tanto profittevoli.

Un discorso funziona nello stesso modo!

Il primo passo consiste dunque nello spostare la nostra attenzione sull’uditorio: chi sono queste persone? Quali strumenti ho a disposizione per conoscerle non avendo l’opportunità di conoscerle ad una ad una?
A quale target si rivolge la mia campagna, che caratteristiche hanno i cittadini che possono essere interessati al mio programma politico?
Che professione svolgono queste persone, che età media è presente in aula? Che istruzione hanno?
Quanto conoscono l’argomento di cui parlo? Che linguaggio posso utilizzare nel mio discorso per farmi capire da loro?
Questo è lo schema su cui ragionano gli esperti di comunicazione che si trovano a dover programmare una campagna, non solo politica, ma in ogni circostanza in cui un relatore debba presentare i propri argomenti ad un pubblico in ascolto. Chiaramente, nel loro caso, esiste un team deputato alla gestione di tutti gli aspetti della campagna, soprattutto nella fase di raccolta dati preliminare.
Le dinamiche dell’aula, in piccolo, non sono poi così diverse.
Ci sono argomenti che posso evitare per creare dissidi in aula?
Ogni volta che mi reco in un’azienda a fare aula, un mio must è quello di capire in primo luogo chi ho davanti, dunque mi faccio fornire un profilo delle persone che avrò in aula, questo mi consentirà non solo di fornire loro i contenuti di cui realmente necessitano ma avrò la possibilità di empatizzare maggiormente utilizzando dei linguaggi differenziati per poter arrivare efficacemente ad ogni interlocutore.
Conoscere i corsisti mi consente di avviare un processo comunicativo efficace facilitato dall’empatia così da far elicitare i bisogni conoscitivi/formativi dei miei interlocutori. Se io colgo i loro bisogni e arrivo alle loro emozioni, questi non possono che aprirmi la porta perchè sono pronti emotivamente ad accogliere il mio messaggio comunicativo.
Come faccio dunque a scoprire i bisogni dei miei interlocutori? Come posso arrivare così a fondo?

Per conoscere i bisogni è necessario saper operare un’analisi dei bisogni consci e inconsci delle persone che mi trovo davanti.
Il bisogno che andiamo a elicitare deve essere direttamente proporzionale al nostro obiettivo, per questo è importante che sia chiaro sin dall’inizio.

Se vuoi diventare imbattibile nell’arte del discorso ho quello che fa per te!

<<<<<< GUARDA QUI >>>>>>

 

Buon discorso!