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Vuoi ridurre la distanza con il tuo pubblico? Uno dei segreti è nella personalità!

La distanza con il pubblico è uno dei primi ostacoli che uno speaker deve assolutamente evitare se vuole ottenere una performance di successo.
Sì ma che significa “distanza”?
Oggi il concetto di distanza è stato molto rivisitato in funzione delle nuove forme di studio e di lavoro on line, ma quando si parla di distanza tra speaker e pubblico ci si riferisce solitamente a quella sensazione frustrante e alienante di quando senti che nessuno ti sta ascoltando, che nessuno è davvero interessato a quello che stai dicendo.
Questa situazione genera sentimenti di sconforto e demotivazione soprattutto perché solitamente uno speaker prepara un discorso in funzione del proprio pubblico, quindi è difficile che dica qualcosa che non serve o non interessa a chi ascolta.
Il problema però è che può capitare e che, come tutti i mestieri, anche lo speaker presenta dei limiti e dei rischi che non può evitare in assoluto, ma che può sicuramente gestire.
Non c’è bisogno di dire che la preparazione sui contenuti e la capacità di gestione dello stress in questi casi sono fondamentali, ma, oltre a questo, puoi fare affidamento anche ad alcuni aspetti del tuo carattere che aiutano molto ad essere apprezzati dal pubblico – sia fisicamente presente che on line –  in particolare mi riferisco a:
➡️  personalità
➡️  humor
➡️  entusiasmo
🔴 Questi aspetti hanno una presa molto veloce ed efficace sul pubblico perché creano un ambiente più familiare per chi ascolta e rendono più dinamici e interessanti i contenuti che alle volte, va detto, possono non essere il primo interesse di chi ascolta.
Sei pronto?
Alt!
Non ho finito!
Questo suggerimento ahimè, non è per tutti: ti raccomando di ricorrere allo humor, alla personalità e all’entusiasmo solo se fanno davvero parte di te e soprattutto del tuo modo di comunicare.
Non solo: soprattutto nel caso dello humor, mettilo in atto solo quando il contesto te lo consente.
Un’ulteriore accortezza: se decidi di utilizzare un aneddoto divertente per la spiegazione di un concetto o di un processo, non dimenticare di rafforzarlo con degli elementi logici per dare un senso e soprattutto un contesto al messaggio che vuoi trasmettere al tuo pubblico.
Adesso puoi andare!
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Com’è la mappa della tua storia? I 4 MUST del discorso che funziona

Perché una storia

Un discorso funziona se la tua storia ha una mappa basata su 4 MUST fondamentali.

Che si tratti di una presentazione, di un lancio promozionale, di un discorso in pubblico, quello che è ormai da anni provato è che l’efficacia dei contenuti si quadruplica se questi vengono veicolati attraverso una storia.

Una storia non significa l’aneddoto dell’infanzia, le origini dell’azienda e tutto il quadro genealogico dell’imprenditore.


🔴  Significa molto più concretamente decidere di costruire i contenuti intorno a degli elementi che ne rendano più incisivo il significato.

I 4 MUST del discorso che funziona

Il discorso che funziona non è il risultato della casualità, ma della combinazione di elementi tecnici maneggiati da professionisti competenti che sanno che costruire un discorso significa impostare un processo.

Per essere più dettagliati prenderemo ora in esame 4 elementi MUST che possono fare davvero la differenza nella costruzione di un discorso:

➡️  Il contenuto: è spesso la parte a cui i relatori dedicano più tempo, eppure la maggior parte delle volte i contenuti risultano essere pieni di elementi non attinenti agli obiettivi della presentazione o del discorso. Se lo scopo finale è quello di attivare un comportamento per promuovere un cambiamento perché fare esempi astratti? Perché non entrare nel merito della questione e fare esempi che possano essere davvero calzanti e d’esempio per chi ascolta?

➡️  Il pubblico: cosa hanno bisogno di sapere le persone a cui stai parlando? Cosa serve loro concretamente? Di sicuro non di nozioni generali, ma di spunti che possono essere calati nel contesto in cui intendono agire un cambiamento.

➡️  La storia: quale storia costruire attorno al contenuto? Come impostare la sua struttura? Attraverso il formato della storia ci si salva dal rischio di sparare informazioni a raffica. All’interno del flusso di una storia il pubblico si identifica più facilmente con gli obiettivi del discorso e ne farà propri i contenuti.

➡️  Il racconto: adesso devi decidere come questa storia sarà raccontata. Quale formato può rendere più diretto il contenuto che attraverso di essa si vuole trasmettere.
In questa fase va elaborato il modo in cui la storia verrà comunicata affinché abbia l’impatto desiderato e faccia il salto di qualità dal messaggio confuso al messaggio inequivocabile.

Non finisce qui!
Non finisce mai qui!


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discorso -di- successo

Il tuo discorso ha successo se chi ti ascolta decide

Un discorso di successo

Quando si parla di discorso di successo si trascura spesso un dettaglio importante: chi ascolta decide e non è lì solo per apprendere contenuti interessanti.

I motivi per cui una presentazione fallisce li abbiamo già analizzati, quello che conta adesso è focalizzarsi sul fatto che a fare la differenza non è solo il contenuto, neanche la forma.

Ti dico di più: non è sufficiente neanche il livello di utilità che quelle informazioni possono avere nella vita professionale o sociale di chi ascolta.
Quello che rende davvero efficace un discorso viene dopo, viene quando è ora di capire le mosse di chi è in ascolto.
Hai il potere di far alzare i tuoi interlocutori dalla sedia e farli agire?
Bene, allora il tuo è un discorso di successo.Hai ricevuto molti applausi, ma dopo 2 mesi parli con l’HR manager dei tuoi interlocutori e scopri che il mondo è rimasto come prima?
Ecco il tuo non è stato un discorso di successo, perché, si presume che, se hai disquisito su un argomento con una platea,  quest’ultima qualcosa deve fare con i tuoi contenuti, oltre al sempre nobile obiettivo di arricchire il proprio bagaglio di competenze individuali.Cosa devi sapere?
Tutto. Lo abbiamo ripetuto spesso.
🔴  Il discorso è uno strumento collocato all’interno di un processo, nessun elemento dunque è autonomo rispetto agli altri che lo compongono.

Chi ti ascolta decide

Una buona analisi dei bisogni ci insegna che dobbiamo conoscere il nostro pubblico.
E fin qui ok.
Età, ruolo, anzianità aziendale … cose che già sai.
Per quanto questi aspetti rappresentino dei pilastri sempre validi, ce ne sono altri che incidono tantissimo sulle tue reali possibilità di convincere l’interlocutore all’azione.Le domande che ti mancano, trasformeranno il tuo modo di approcciare un pubblico con un discorso:

➡️  come apprende il tuo pubblico? Qual è la cultura di apprendimento dell’organizzazione da cui provengono i suoi componenti?

➡️  cosa motiva questo uditorio ad essere qui in ascolto? Le persone sono venute per un motivo specifico? Per un interesse generale? Perché qualcuno ha ritenuto opportuno che partecipassero?

➡️  quanto conta quello che dirai per le decisioni che devono prendere? In che misura i tuoi contenuti servono per agire un’azione di cambiamento migliorativo?

Questi 3 elementi che sembrano messi così quasi a caso, costituiscono per te una grande opportunità: quella di costruire un discorso che abbia un effetto concreto, che serva a modificare comportamenti, procedure e non si riduca alla mera composizione di un buon contenuto, fondamentale sempre, ma insufficiente per gli obiettivi di un uditorio e per il successo di una performance.

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Vuoi l’attenzione del tuo pubblico? Ho 8 incipit di successo per te! – Parte 2

L’attenzione del pubblico è il premio finale, l’indicatore di successo di un discorso ben riuscito.

Nel post della scorsa settimana ti ho introdotto i primi 4 incipit di successo, adesso ne arrivano altri 4 pronti per rendere il tuo discorso efficace e soprattutto proficuo.

Prima di entrare nel merito – e nella pratica –  dei nuovi incipit è bene ricordare cosa accade quando esordisci con un “buongiorno, oggi parleremo di …

Potrebbe accadere che alcuni dei tuoi interlocutori si chiedano quanto tempo stiano dedicando a un’attività che si preannuncia noiosa, a quel punto potrebbero giungere alla conclusione che quel tempo lo stiano perdendo.

Questo non va bene!

Se l’evento poi non fosse gratuito emergerebbe una seconda variabile di malcontento: il denaro.

Quanti soldi ho buttato per venirmi ad annoiare?

Il tuo discorso potrebbe essere ricco di spunti interessanti e di contenuti brillanti, ma se le persone lasciano la stanza prima che ci arrivi è un bel guaio, un grande danno per te e per i tuoi affari direi piuttosto.

Quindi dopo aver ripassato i primi 4 possibili incipit, andiamo con il secondo gruppo.

🔴  5 – La previsione: “questo è quello che di qui a pochi mesi si verificherà“. Anche qui, uno sguardo sul futuro, il sentore di un cambiamento, non possono che attirare l’attenzione di chi è in ascolto.

🔴  6 – L’aneddoto: “sto per raccontarvi come ho fatto a perdere il lavoro“. L’efficacia di una storia non ha eguali: dettagli irresistibili conquistano l’ascolto e l’attenzione del pubblico che vuole sapere le dinamiche e soprattutto l’esito.

🔴  7 – L’esperienza: “il mio più grande successo nel corso di un progetto è stato … ” qui arriva l’implicita promessa di suggerire una strategia che salvaguardi dall’errore e conduca a una soluzione di successo. Impossibile non ascoltare.

🔴  8 – L’allerta: “ecco i più evidenti segnali di pericolo a cui devi prestare attenzione per …” Come puoi non essere interessato a qualcuno che ti sta dicendo come riconoscere e proteggerti da un pericolo?

Ora scegli il tuo incipit e mettiti subito alla prova, coinvolgi i tuoi interlocutori e poi racconta la tua esperienza nei commenti.

Ora che il tuo bagaglio è più ricco leggi anche la scheda del corso “Come costruire un discorso efficace” per avere più chiara la struttura del discorso e consultarmi se hai bisogno di approfondire o di essere supportato nel tuo discorso.

 
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Il successo del tuo discorso è già nell’incipit – parte 1

Per garantire il successo del tuo discorso l’incipit è fondamentale.
 
Non è necessario arrivare nel pieno del corpo o lavorare a un finale d’effetto. 

Questo va fatto indubbiamente, ma prima devi sincerarti di non commettere l’errore irreparabile di trascurare l’incipit pensando di poterlo poi recuperare.

Come inizi il tuo discorso?
Ma è ovvio:

“Buongiorno a tutti. Grazie per essere venuto alla mia presentazione. L’argomento di oggi …”

SBAGLIATO


Ti invito a chiudere gli occhi e a immaginare di essere proprio lì, in aula, o davanti alla webcam … al posto del tuo interlocutore.

Cosa noti di poco interessante?
Il tuo discorso parte male, è noioso, prevedibile, non richiama l’attenzione in alcun modo.
Non oso immaginare quello che può accadere se in aggiunta a questo incipit parte lo slide show senza fine!Scherzi a parte, il rischio di perdere l’attenzione degli interlocutori è elevatissimo
 

A prescindere dal personale livello di motivazione di ciascuno, iniziare un discorso in modo poco accattivante disperde l’attenzione dell’uditorio che a breve inizia a chiedersi quale sia il motivo della sua presenza lì, del tempo che invano ti sta dedicando e come potrà avere seguito una performance iniziata così.

Per evitare di incappare nel pericolo dell’incipit killer, ho preparato i primi 4 degli 8 infallibili incipit per il tuo discorso per conquistare da subito l’attenzione del tuo pubblico.

 

1 – La promessa: “sto per svelarti qualcosa che nessuno ha mai osato dirti“. Perché mai dovrebbe funzionare questa formula? Perché è una promessa, un impegno che lo speaker prende con il pubblico per catturare il suo interesse, e ci riesce.

2 – Il sondaggio: “a chi tra i presenti interessa…”
Funziona perché il pubblico viene coinvolto e invitato a fare una riflessione su se stesso, sui suoi gusti. Inevitabilmente l’interlocutore attiva la sua attenzione verso chi parla.

3 – L’introspezione: “ti sei mai chiesto perché?” Qui si va oltre il sondaggio e l’interlocutore viene inviato a porsi una domanda e sollecitare delle riflessioni in merito alla sua esperienza, ai suoi dubbi. Questo incipit è particolarmente efficace quando si vuole creare empatia con il pubblico.

4 – La provocazione: “adesso ti spiego perché agendo in questo modo stai sprecando il tuo tempo“. Nessuno può sentirsi esonerato dal chiedersi se sia finito nell’errore di aver buttato il proprio tempo in un’attività poco proficua o addirittura inutile.

Inizia ad applicare uno dei 4 incipit infallibili e racconta la tua esperienza nei commenti!

Stay tuned per gli altri 4 imperdibili incipit del prossimo post!

 

 

Devi dare un feedback negativo e non sai come fare? La risposta è nella tua intelligenza emotiva.

Devi dare un feedback negativo per una presentazione, un discorso o una performance?
Usa tatto e intelligenza emotiva. 😊
Non c’è una formula standard da applicare, di sicuro però è necessario intervenire con delicatezza se si vuole ottenere una reazione costruttiva da parte della persona a cui è stata rivolta la valutazione.

Immagina di aver appena ascoltato un componente del tuo team esporre una presentazione che tu valuti poco efficace dal punto di vista della Comunicazione. 🧐Potrebbero essere molteplici i motivi:

  • Potresti averlo trovato impreparato, o non sufficientemente competente, sui contenuti trattati.
  • Potresti aver notato un atteggiamento di chiusura verso gli interlocutori.
  • Potresti aver trovato approssimativo il modo in cui ha organizzato gli argomenti.
  • Potrebbe non esserti piaciuta la performance nell’insieme per una piccola percentuale di ognuna delle mancanze sopra elencate.

Fin qui ci siamo.
Come comunicare un feedback di questo tipo a una persona che magari non si è resa conto degli aspetti deboli della propria performance?

Come smontare la sua presentazione senza offendere la sua professionalità o, ancor peggio, la sua persona?Il modo di accogliere un feedback è estremamente soggettivo, partendo da questo presupposto è necessario proporsi con una modalità che tenga conto delle emozioni dell’interlocutore, mettendo in primo piano il rispetto nei suoi confronti e il tatto nei confronti della nota negativa da esprimere, ancor più se non ne ha consapevolezza.

In particolare una situazione di questo tipo richiede tatto che è una delle componenti più importanti dell’intelligenza emotiva.
Avere tatto significa essere in grado di dire la verità – quella che non piace – in una modalità che tiene in gran conto i sentimenti e le possibili reazioni dell’interlocutore. 

È un elemento che ti consente di restituire feedback difficili.
Il tatto, la sensibilità, la discrezione, il rispetto, la premura, sono tutti valori da allenare per poter sviluppare un’efficace intelligenza emotiva.

Lavorare su stessi nell’ottica di sviluppare questi valori si traduce nella capacità di riuscire a comunicare in una modalità costruttiva che trasformi il feedback in uno strumento di crescita e non di conflitto.

Quali sono i vantaggi di una Comunicazione Efficace nel caso di feedback negativo?

– Si acquisisce credibilità per la propria onestà e presa di responsabilità nel comunicare qualcosa di spiacevole
– Si offre uno strumento di miglioramento
– Si mantengono le relazioni e se ne costruiscono di nuove
– Si fanno valere le sempre ben accette regole del rispetto e della buona educazione

Affinché questo si verifichi è necessario che siano saldi 3 requisiti:

  1. Che il feedback sia oggettivo, tecnico, e non sia legato alle aspettative personali o alle preferenze – altrettanto soggettive – di chi valuta.
  2. Che il feedback sia rivolto al modo di gestire le performance e mai al professionista – tantomeno alla persona – .
  3. Che sia esplicitato tutto ciò che va migliorato in funzione dell’obiettivo in modo che risultino inequivocabili gli elementi su cui lavorare.

Tutte le componenti dell’intelligenza emotiva sinora citate – tatto, rispetto, educazione, responsabilità, trasparenza – sono sì universalmente riconosciute come valori positivi, tuttavia ogni componente di questa grande teca che è l’intelligenza emotiva è fortemente influenzato dalla cultura di appartenenza, dal contesto di azione.

E qui mi fermo perché ne parleremo la prossima settimana!

I discorsi sul Covid 19: come reali e capi di stato comunicano con la Nazione. Elisabetta II ai suoi sudditi

Nel precedente post ho analizzato il discorso del re Filippo di Spagna alla Nazione in occasione dell’emergenza sanitaria dettata dal Covid19 per inaugurare questa veloce rassegna sui messaggi dei capi di Stato, e Reali,alla Nazione per incoraggiare e ribadire l’unità e la coesione.

 

Oggi analizzerò il discorso di Elisabetta II che dal castello di Windsor si rivolge ai suoi affezionati sudditi:

 

Vi parlo in un tempo che so essere di crescente difficoltà. Un tempo di sconvolgimento nella vita del nostro Paese che ha portato dolore ad alcuni, problemi economici a molti ed enormi cambiamenti nella vita quotidiana di tutti noi. 

 

Va subito al dunque la sovrana d’Inghilterra, l’apertura del discorso non lascia troppo spazio alla retorica e quasi già si fonde con il corpo. 

In 68 anni di Regno la 94enne Elisabetta II per la quarta volta si rivolge al popolo con un discorso pubblico dopo solo 3 precedenti in occasione di: il primo conflitto Iraq, la morte di Lady Diana e la scomparsa della sua anziana madre.

 

Nel corpo del discorso insiste sulla necessità di restare a casa per limitare i contagi, per poi approdare a una chiusura degna dell’illustre discendente della regina Vittoria:

 

Spero che nei prossimi anni tutti potranno essere orgogliosi di come hanno risposto a questa sfida. E coloro che verranno dopo di noi diranno che i britannici di questa generazione sono stati più forti di qualsiasi altro, che le qualità dell’autodisciplina, della cortese determinazione e della comprensione reciproca ancora caratterizzano questo Paese.

La Gran bretagna e il mondo sapranno prevalere” sulla minaccia del coronavirus. Prevarremo e la vittoria apparterrà a ciascuno di noi. Dobbiamo confortarci pensando che giorni migliori torneranno: che saremo di nuovo con i nostri amici, saremo di nuovo con le nostre famiglie e ci incontreremo ancora.

 

Radici, unione, memoria: questi i valori che la Regina chiama in causa in questo momento di rara gravità.

I cittadini del futuro, le generazioni che a stento ricorderanno le difficoltà di questo tempo faranno affidamento sulla memoria per riconoscere nella solidità delle proprie radici un popolo che ha saputo affrontare e alla fine “prevalere” su questo male ancora così poco conosciuto e per questo molto imprevedibile e pericoloso.

 

Forza, disciplina, determinazione: ora il popolo inglese deve stringere i denti e sottostare alle regole imposte dal virus, per un futuro glorioso di ritorno agli affetti … alla vita.

 

Covid19: il discorso di re Filippo alla Nazione

Fino a qualche tempo fa, prima che il covid19 catturasse tutta la nostra attenzione, era mia abitudine andare alla ricerca, e poi condividere con te, i discorsi che hanno fatto la storia, quelli che sono rimasti nella memoria delle generazioni successive per la forza del loro messaggio, o quelli particolarmente interessanti per la loro costruzione e struttura.

Mentre navigavo selezionando le notizie da approfondire mi sono imbattuto nel discorso che il re di Spagna, Filippo VI, ha tenuto alla nazione proprio in merito all’emergenza coronavirus.

Il discorso si è tenuto sulle reti televisive nazionali. Il re, che si è soliti vedere in tv solo per il tradizionale discorso natalizio, non appariva sugli schermi per un discorso alla nazione dall’ottobre 2017 in occasione del referendum illegale in Catalogna.

Felipe VI costantemente informato dal primo ministro Pedro Sànchez, ha deciso di rivolgere al suo popolo parole di incoraggiamento chiamando all’appello il senso di responsabilità e di partecipazione alla risoluzione della crisi da parte di ciascuno.

Il discorso risale alla metà di marzo ed era rivolto a una Nazione che in quel momento aveva registrato 14.678 contagiati e conteggiato 741 morti.

Naturalmente le forze dell’opposizione non hanno perso l’occasione per alimentare polemiche sull’inutilità dei suggerimenti di una monarchia corrotta, ma, come già sai se mi segui spesso, questi aspetti non mi interessano, perché la mia attenzione volge direttamente agli aspetti tecnici e contenutistici della comunicazione.

 

Partiamo dall’incipit riportato da startmag.it nella sezione “mondo”:

L’intero Stato e tutte le istituzioni pubbliche si stanno impegnando a risolvere questa crisi. È una crisi che stiamo combattendo e che vinceremo e supereremo. 

Incip istituzionale comprensivo di status quo e relativo incoraggiamento. Il messaggio è: non siete soli nella risoluzione di questa tragedia, ce la faremo uniti, più forti che mai.

Non meno suggestivo il corpo del discorso in cui il re ha esteso il suo pensiero alle famiglie dei contagiati e delle vittime, manifestando loro tutto l’affetto e la vicinanza della corona spagnola.

tutti possono sentirsi protetti e ringrazio tutte le persone che stanno combattendo e aiutando per fermare la diffusione di Covid-19.Sono sicuro che daremo tutti un esempio di senso del dovere e di solidarietà. Dobbiamo resistere e resistere. Rispettare le raccomandazioni delle autorità sanitarie per sconfiggere il virus. Ognuno di noi è parte della soluzione a questa crisi.

 

Nello sviluppo della seconda parte del corpo del discorso emergono i valori fondanti dell’identità nazionale: unione, solidità, senso del dovere, solidarietà, affinché possano rappresentare i valori della Spagna agli occhi del mondo.

Non meno suggestivo l’atterraggio:

Ora dobbiamo mettere da parte le nostre differenze. Dobbiamo unirci attorno allo stesso obiettivo: superare questa grave situazione. E dobbiamo farlo insieme; insieme, con serenità e fiducia, ma anche con determinazione ed energia 

 

Forse, nella speranza purtroppo disattesa nei giorni successivi, che la Spagna potesse ancora salvarsi dalla tragedia che in quei giorni stava falcidiando l’Italia, Felipe si rivolge a un popolo che immagina unito nell’illusione di appianare le differenze per superare la minaccia incalzante del covid19.

In chiusura mette in campo i valori positivi, la fiducia, la determinazione per tornare a una realtà che ora appare lontanissima:

Torneremo alla normalità, se tutti ci uniamo e collaboriamo è una crisi temporanea. Una parentesi nelle nostre vite.

Ed è quello che ci auguriamo tutti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Parla come mangi…mangia bene!

Se qualcuno ti dicesse di fare una doccia pensierosa, come reagiresti?
Dalle lingue classiche allo studio delle lingue straniere contemporanee, il gergo ha sempre rivestito un’importanza fondamentale nell’espressività di una lingua influenzando moltissimo la Comunicazione.

Ti è mai capitato di provare una frustrazione infinita quando studi una lingua perché, nonostante tu sia preparato sulla grammatica e la semiotica, resti spiazzato dall’utilizzo delle espressioni gergali?
Cerchi di tradurre ma ti rendi conto che le parole che utilizzeresti sembrano non avere senso compiuto in quel contesto!

Hai voglia lì ad emanciparti dalla traduzione letterale e andare ad affinare le tue capacità di interpretazione!

Lì si tratta proprio d’altro: le devi conoscere e basta!

Ti faccio qualche esempio tratto da un articolo di approfondimento in cui mi sono imbattuto nel corso delle mie letture.

punch a puppy” letteralmente significa “dai un pugno a un cucciolo” è un’espressione utilizzata per dire che stai facendo qualcosa di brutto per il bene dei tuoi affari

peel the onion” letteralmente “sbuccia la cipolla” è un modo per dire di analizzare, scandagliare a fondo un problema.

take a thought shower” letteralmente “fai una doccia pensierosa” altro non significa che “produci nuovi idee, crea!”

Questi sono solo 3 simpatici esempio di alcune espressioni gergali peraltro molto utilizzate nel business, ma da un punto di vista della Comunicazione vorrei soffermarmi su alcuni elementi “tecnici”.

E dunque il linguaggio gergale:

  • Spesso si avvale di metafore o quantomeno di una struttura strettamente somigliante a quella delle metafore.
  • È estremamente evocativo e proprio per questo rende bene l’idea di quello che vuol descrivere e ne velocizza i processi di comprensione
  • È ormai utilizzato (anche abusato direi) anche nelle circostanze più formali e istituzionali
  • Da non confondere però con lo slang, da cui però è possibile che ne sia l’evoluzione, che con il tempo rappresenti una sorta di affinamento che determini il passaggio da slang a gergo. Non è affatto scontato che accada

Perfetto.
Figo.
Non fa una piega fin qui.

Ma ho il dovere di farti una domanda: pensi che il gergo nel mondo in termini di efficacia della Comunicazione possa davvero costituire uno strumento valido, tecnicamente e in termini di risultati, se utilizzato nel contesto giusto e con interlocutori che siano adatti per quella linea di comunicazione?

Se da anni parliamo della parola giusta (#semprelaparolagiusta), se da anni analizziamo il potere comunicativo di ogni singola sillaba, mi spieghi perché la possibilità di utilizzare un linguaggio che possa essere compreso da tutti debba essere soppiantata da espressioni estrapolate dal linguaggio comune, dunque spesso anche cariche di senso comune e false credenze, con il rischio elevatissimo di essere comprese da una ristretta cerchia di persone?

La parola è pensiero, se le parole sono tante il pensiero è diversificato, se le parole sono eleganti il pensiero è raffinato, se le parole sono concrete il pensiero è efficace.

Il gergo è la rappresentazione, il riassunto per essere più precisi, di un concetto, è la ricerca di uno sforzo minimo per l’espressione di concetti che possono essere comunicati in modalità sicuramente più congrue ed efficaci.

Occhio al gergo allora!

E tu sei sicuro che lo strumento di comunicazione che utilizzi sia congruo ed efficace?
Posso aiutarti a capirlo…ti accompagno qui!

Se il contenuto offende, la comunicazione è per natura sbagliata

Per quanto il titolo possa far sorgere qualche domanda, la mia esperienza mi dice che è così: se nel comunicare qualcosa hai bisogno di oltrepassare il valore del rispetto per i tuoi interlocutori o per le persone citate nel tuo discorso, c’è qualcosa di profondamente sbagliato anche nella struttura del tuo discorso perché significa ignorare anche tecnicamente il ruolo delle argomentazioni e le obiezioni da utilizzare per esprimere disaccordo o critiche.
Perché ti parlo di questo?

Perché quello che mi arriva dai media mi fa pensare tanto, pensare e analizzare per poi condividere con te il risultato di queste riflessioni.

Vado al dunque.
Come sempre non sto qui a indicare nomi, cognomi e indirizzi, perché non è quello che mi interessa, ma da qualche giorno l’evento che ha visto protagonista una scuola romana è entrato nei miei pensieri, di essere umano e di esperto di comunicazione.

Sembra sia stata rimossa, a poche ore dallo scandalo, dal sito di un plesso scolastico del quartiere Monte Mario di Roma una triste descrizione che poneva al centro dell’attenzione la classe sociale delle famiglie di appartenenza degli studenti.

I ricchi di qua e i poveri di là, in parole povere.

Ma siccome le parole come sai non sono povere come molti pensano il loro peso talvolta può risultare schiacciante e direi, quantomeno offensivo.
La domanda vera è: perché per rendere più appetibile un ambiente di apprendimento, all’interno del quale i futuri cittadini si avvicineranno a nuove conoscenze di contenuti e di vita, si ricorre alla distinzione sociale?

Cosa c’è di fondamentalmente sbagliato in quel messaggio?
Il contenuto, quello che doveva rafforzare l’argomento centrale, ovvero il valore della scuole, motivo per cui iscrivere i propri figli.

Cosa è mancato oltre alla sensibilità?
Ti faccio un riepilogo:

– L’analisi degli interlocutori: avevano in mente i “ricchi”? Avevano in mente i “poveri”. Li hanno offesi entrambi
– La conoscenza del territorio: Monte Mario è un quartiere ad alta densità di popolazione socialmente eterogenea.
La conoscenza delle regole del web: il web è democratico, è informato, e non perdona
La conoscenza del contesto: si sta parlando di una scuola, argomento che meriterebbe approfondimenti di ben altro tipo: il valore dei docenti, l’orientamento metodologico, l’impegno nei confronti della cittadinanza (tutta). Che occasione sprecata!

La cosa che più stupisce è che ci si aspetta le pagine del sito di una scuola vengano gestite da persone competenti.
Il rispetto è una competenza non meno incisiva di quella tecnica.

Cosa fare per far estinguere simili eventi?
Studiare, studiare, studiare sempre!

Questa è la mia linea guida, il filo rosso di tutti i miei percorsi, pensati per dare (valore) e mai togliere (rispetto e dignità).
A cosa mi riferisco?
Ecco te lo spiego subito…qui.