L’attacco ai titani: Amazon, Apple, Facebook, Google accusati dal Congresso.

Mercoledì 29 Luglio ha avuto luogo una delle più importanti sedute di supervisione tecnologica degli ultimi anni. A partire infatti da una lunga indagine antitrust che ha prodotto volumi di documenti che superano il milione ed analizzato centinaia di ore di interviste, 4 titani dell’economia mondiale sono stati chiamati a difendersi di fronte al Congresso degli Stati Uniti d’America.
Sapete già chi sono i protagonisti di questa vicenda vero?

Tim Cook di Apple, Jeff Bezos di Amazon, Mark Zuckerberg di Facebook, Sundar Pichai di Google, i 4 CEO più noti del mondo.
Obiettivo del loro intervento: dimostrare che le loro attività commerciali non equivalgono a monopoli anticoncorrenziali.

I 4 CEO hanno declamato le loro arringhe sostenendo che le loro aziende attualmente stanno fornendo prodotti vantaggiosi in un quadro mondiale fortemente concorrenziale. Secondo le argomentazione addotte dai 4 la loro vasta scala semplicemente migliora l’efficacia del servizio che offrono.

Le loro tesi e testimonianze però non hanno particolarmente convinto i membri del Congresso, i quali hanno messo in dubbio diversi punti della difesa.

Sin dall’inizio della seduta, in apertura, il presidente della sottocommissione antitrust, David Cicilline ha messo in evidenza l’eccessivo potere e l’influenza esercitata dalle 4 più grandi società tecnologiche americane, sostenendo che:

“ … poichè queste aziende sono così centrali nella nostra vita attuale, le loro pratiche e decisioni commerciali hanno un effetto fuori misura sulla nostra economia e sulla nostra democrazia. Ogni singola azione di una di queste aziende può interessare centinaia di milioni di noi in modo molto profondo e duraturo.”

Un’apertura che non lascia spazio al dubbio: l’eccessivo potere di Amazon, Apple, Facebook, Google, rappresenta un pericolo per l’economia e la democrazia.

Non meno potente il corpo del discorso dello stesso Cicilline che ha messo in evidenza l’elemento che accomuna le 4 strategie delle società: ognuna di esse rappresenta un collo di bottiglia per uno specifico “canale chiave” di distribuzione, ognuna di esse utilizza i dati e le misure di sicurezza di altre società per acquisire informazioni stroncando la potenziale concorrenza.

Tutte le piattaforme, secondo l’incisiva arringadi Cicilline, abuserebbero del loro controllo sulle tecnologie attuali per incrementare il loro potere.

Dettano le condizioni, ribaltano le dinamiche di interi settori, […] rappresentano quasi il potere di un governo privato”.
Un corpo del discorso così severo non poteva che condurre a una chiusura tagliente:
“ … i nostri fondatori non si inchinerebbero davanti a un re, né dovremmo inchinarci noi davanti agli imperatori dell’economia online.”

Più conciliante l’intervento di James Sensenbrenner, membro del Congresso da oltre 40 anni, che ha affermato: “essere dei grandi non è necessariamente negativo, anzi direi piuttosto il contrario” .
L’apertura lascia spazio a un confronto meno inquisitorio rispetto a Cecilline, le argomentazioni sottolineano come negli Stati Uniti il successo sia un valore da sempre incoraggiato e premiato, ma, il veterano del Congresso non tralascia il punto centrale del dibattito e si avvia a una chiusura pronta ad accogliere le risposte dei quattro interessati: “ siamo qui per comprendere meglio i ruoli che le vostre aziende occupano nel mercato digitale, e soprattutto l’effetto che essi sortiscono sui consumatori e sul pubblico in generale.”

L’udienza è stata qui interrotta per lasciare spazio alle pratiche di igienizzazione anti covid, dopo un’ora i 4 testimoni erano in videocall al giuramento.

Nel prossimo post entrerò nel merito delle loro argomentazioni e soprattutto delle loro interessanti modalità di Comunicazione ad alto impatto: tempo poco e un obiettivo che riguarda più o meno le sorti dell’economia globale.

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