In un giorno il mondo ha cambiato il modo di comunicare

Un giorno il mondo è cambiato: questo è il primo ricordo che la maggior parte della popolazione mondiale ha dell’11 settembre 2001.
Non esiste attività che quel giorno abbia potuto distogliere qualsiasi essere umano da quello che stava accadendo al World Trade Center di NYC: l’attacco alle Torri Gemelle simbolo incontrastato del mondo dell’economia e oggi insanabile assenza nel landscape newyorkese.

Non è cinismo quello che mi spinge a soffermarmi sul potere della comunicazione che questo evento ha avuto e sul numero elevatissimo di strumenti, canali e fonti a cui si è attinto per raccontarlo.

Il motivo per cui ha destato tanto interesse in termini politici ed economici è noto a tutti, quello che invece, a distanza di quasi 20 anni, mi fa riflettere è che l’11 settembre ha cambiato il modo di comunicare una certa tipologia di eventi.

Documentari, speciali, dirette, interviste…l’archivio di informazioni è di una ricchezza senza precedenti,ma quello che davvero mi ha fatto pensare è il modo in cui ne parla lo scrittore Don Delillo nel suo romanzo “L’uomo che cade”, edito Einaudi a distanza di 7 anni dall’attacco.

I trascorsi giornalistici dello scrittore sicuramente lo aiutano a leggere, e a raccontare, l’accaduto distinguendo e soppesando attentamente ogni elemento. Lui alterna il prima al durante, i personaggi vivono l’accaduto, pensano a delle cose, vivono la reazione e il delirio delle persone intorno. La narrativa assume una potenza incredibile perché deve assolvere al ruolo di raccontare un fenomeno che ha sconvolto l’umanità per le sue peculiarità, ma anche per come è stato raccontato da giornalisti e testimoni.
Delillo esplora un aspetto che ha avuto un ruolo predominante nella comunicazione che ha gravitato intorno a questo evento: il racconto del privato, del prima della tragedia, della normalità di individui che una mattina vanno a lavoro e vengono letteralmente rapiti dalla morte.

L’11 settembre ha cambiato il modo di pensare il futuro e la progettualità e, cambiando la forma del pensiero, ha inevitabilmente cambiato anche la forma della comunicazione: nei talk show, nelle interviste, nelle conversazioni intellettuali o meno.

Ecco i 3 elementi distintivi del cambiamento che l’11 settembre 2001 ha agito sul modo di comunicare:

  • La narrazione degli eventi dedica uno spazio maggiore al racconto intimista, gli aspetti privati delle persone coinvolte hanno un ruolo determinante nella trasmissione delle informazioni relative all’accaduto.
  • La comunicazione diventa inclusiva: chiunque racconti l’evento è dentro, inevitabilmente. Nella comunicazione dell’accaduto e delle disastrose conseguenze che ha avuto, manca una prospettiva esterna: tutti ci stavano dentro. In nessuna zona del pianeta si è parlato dell’accaduto riferendosi a un “loro”, ma sempre più e in ogni dove in qualche modo ha prevalso il “noi”.
  • Ci si apre a una comunicazione della fragilità e della paura. Il modo di comunicare l’evento dell’11 settembre ha restituito l’elemento della fragilità a un occidente percepito come inscalfibile e ha aperto le porte dell’informazione anche a chi fino a quel momento non si era posto troppe domande: è stato come se un gigante avesse preso sulle ginocchia ogni adulto del mondo e gli avesse detto “la storia, la politica, l’economia possono entrare da un momento all’altro nella tua casa e portarti via tutto”.

Questo il pensiero per questa giornata scalfita nella mente di tutti: un giorno il mondo è cambiato…e con esso il modo di raccontare.

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