Come comunicare attraverso una canzone

Comunicare attraverso una canzone è forse una delle più antiche modalità di trasmissione delle emozioni.
Basti pensare che, per sublimare la recitazione di versi, i nostri antenati dell’epoca classica si facevano accompagnare dal suono del flauto o della lira, proprio in questo modo sono nate grandi opere appartenenti al patrimonio letterario dell’umanità, come l’Iliade e l’Odissea.

Secondo Nietzsche , filosofo, poeta e compositore del IXX secolo, la musica è l’unica forma d’arte capace di penetrare l’animo umano ed arrivare lì dove altre forme d’arte non riescono ad arrivare.
La musica indubbiamente fornisce una base alle parole e riesce a farle veicolare in maniera più fluida e immediata.

Nel corso di questa settimana, mi si perdoni il salto temporale, si è parlato a lungo di musica in occasione dell’appuntamento annuale con il Festival di Sanremo, che richiama puntualmente sul palco artisti noti e meno noti per presentare i loro brani al pubblico.

Quest’anno si sono alternati i nuovi volti del rap, volti e voci molto popolari del rock melodico e nuove combinazioni risultate dalle contaminazioni culturali che sempre arricchiscono il repertorio artistico di un paese.

Ma, venendo al dunque, cosa comunica una canzone, e, soprattutto, come si può essere certi che quello che comprendiamo sia il significato esatto che l’autore gli ha attribuito nel momento in cui l’ha composta?

La risposta è semplice: noi non possiamo!

Non per mancanza di immedesimazione o capacità di attribuire un senso profondo alle cose, ma semplicemente perché gli stessi autori, quando scrivono, sono spinti da slanci diversi, da ispirazioni spesso in contrasto o addirittura in contraddizione tra loro.

La scrittura artistica, a differenza di quella informativa o promozionale, ha questo vantaggio: ti consente di esprimerti come vuoi senza porti il problema della coerenza e la preoccupazione di allineare troppi elementi.

Dal punto di vista dell’ascoltatore, la comunicazione dei contenuti di una canzone, può subire stravolgimenti inaspettati.

Quante volte ti è capitato di ascoltare una canzone in un momento particolare della tua vita e pensare che le parole facessero proprio al caso tuo e stessero in qualche modo raccontando quello che sta capitando a te?
Immagino molte, come a tutti!
Questo accade perché l’ascoltatore può manovrare, più o meno consapevolmente, una variabile chiamata interpretazione!

Si narra che “Wish you were here” dei Pink Floyd non parli esattamente di una relazione d’amore, eppure se l’ascolti dopo essere stato lasciato, in preda allo smarrimento e al senso di vuoto, scommetteresti che quella canzone sia stata scritta da uno che si sentiva come te.

E che dire di “A perfect day” di Lou Reed?
Non la dedicheresti a chi porta gioia e amore nella tua vita?
Eppure sembra che sia un ringraziamento a ben altre cose.
Ne siamo certi?
No!
A meno che non abbiamo la fortuna di attingere alla fonte certa: un’intervista all’autore che ci sveli senza remore (lo farà?) tutto quello che aveva nella testa mentre scriveva.
E anche qui ti chiedo: lo reputi possibile?
Io direi di no, e ti cito la seconda variabile importante: l’ispirazione, che è spesso frutto di emozioni, desideri, mancanze, che possono durare pochi istanti e generare capolavori, come i due pezzi sopra citati.

Tutto questo per dire che quando l’autore dà alla luce una canzone automaticamente delega all’ascoltatore il potere di mettere in atto la sua interpretazione e sognare in base alle emozioni che quel testo e quella musica trasmettono.
Il segreto della comunicazione delle canzoni è proprio questo: il mittente perde il controllo e il destinatario declina quei versi secondo la propria ispirazione e capacità di comprensione, in funzione del contesto e del momento.

Il bello della comunicazione è anche questo: poter donare le parole e lasciare che chi le ascolta le faccia proprie.

Spero ti sia stato utile questo mio contributo post sanremese, se vuoi approfondire tutto ciò che ha a che vedere con la comunicazione vieni a trovarmi qui!

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