Cambiamento: se non ora quando?

Cambiamento.
Una parola enorme, astratta, a volte persino poco democratica a seconda di come e per chi si declina, ma di sicuro è una parola antica che ha avuto la responsabilità di esserci sempre nel corso della storia, anzi ha avuto la responsabilità di mandare avanti la storia.

Non è la parola più gettonata in questo periodo, abbiamo imparato lockdown, quarantena, il vero senso di una pandemia, isolamento, distanza sociale, eppure nonostante questo “cambiamento” torna ad essere la parola di maggiore risonanza, perché le sue conseguenze, le azioni successive al suo avvento saranno quelle che faranno il futuro, immediato e poi lontanissimo.

Noi siamo attenti alle parole, la Comunicazione d’Impatto analizza i processi nel loro complesso, oltre i confini del semplice trasferimento di messaggi, anche perché le parole e le modalità di trasmissione dei contenuti sono il risultato di dinamiche sociali più ampie. La Comunicazione d’impatto proprio perché si fonda sul presupposto di trasferire velocemente e con estrema efficacia il messaggio non può ignorare, nè sottovalutare i dettagli di contesto.

Tra i filosofi, quelli fighi, qualcuno ha detto che quando si torna da un viaggio non si è gli stessi rispetto al punto di partenza. D’altro canto lo stesso Eraclito impera ormai da millenni con il suo “panta rei”, tutto scorre, tutto passa e si trasforma, come le acque di un fiume.

Anche gli scienziati, non meno fighi dei filosofi, sostengono che i dinosauri, a differenza dei mammiferi, si sono estinti per la loro incapacità di adattamento, non lo hanno accolto e non sono sopravvissuti.
Perchè, una cosa è certa, ci sono 3 modi per affrontare un cambiamento:

– reattivo, ovvero rispondere al cambiamento solo quando si è costretti, e ti anticipo che spesso lo si fa con grave ritardo
– proattivo, ovvero cercare di essere al passo con il cambiamento, di anticiparlo, di ridurne gli aspetti più difficili e trarne       vantaggio.
– passivo: ignorare il cambiamento e aspettare che passi. Come hanno fatto i dinosauri.

Il cambiamento per definizione è un passaggio da uno stato di cose un altro. Dovremmo esserci abituati, fa parte della nostra quotidianità, della nostra vita da sempre.

La nostra età e il nostro corpo cambiano, le persone che abbiamo intorno anche, il lavoro non ne parliamo, le stagioni fanno il buono e cattivo tempo è il caso di dire, eppure alcuni cambiamenti, molto più di altri sono in grado di scuoterci a fondo e farci solcare una linea tra il prima e il dopo.

Un bel po’ di tempo fa ho scoperto che il cambiamenti è fatto a strati, ma non in funzione dell’entità del cambiamento, ma della profondità, ovvero su come influisce sulla struttura della realtà nella vita di ognuno.
Seguimi!

Il cambiamento può essere:

Radente: richiede una risintonizzazione puntando molto sull’efficienza
Superficiale: richiede una ristrutturazione in funzione di un ripensamento delle risorse che hai a disposizione
Poco profondo: richiede un lieve cambio di forma mentis e una pianificazione del passo successivo
Spostamento: richiede una messa in discussione dei ruoli, degli della gestione e della strategia. Scossone!
Penetrante: qui saltano gli obiettivi e le definizioni del successo
Profondo: filosofia, mission, vision. Saltano tutte e 3.
Molto profondo: precipita il paradigma. Bisogna ricostruire modo di pensare, di lavorare, di risolvere i problemi.

Il covid19 non ha bisogno di presentazioni, l’effetto del suo operato neanche.
Decidi tu adesso cosa fare da domani in poi, decidi la tua personalissima fase 2, quella intima, quella di coscienza, quella in cui capisci che valore puoi dare al mondo e iniziare a marciare.

… to be continued

Comments

comments

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento