A chi è rivolto il tuo discorso?

Quello che devi sapere per iniziare un discorso lo sai?
Lo so che te lo stai chiedendo, e fai anche bene, ma è giusto che tu sappia che una partenza è sbagliata ti distrugge la performance.
Allora intanto ricollocati con la mente al momento del tuo discorso: sei lì, hai tanto da dire, hai provato e riprovato l’esecuzione, ti sei occupato di tutti gli aspetti di cui abbiamo parlato in questo post, adesso devi proprio cominciare.
La sala è a posto, i dispositivi sono funzionanti, il materiale ben organizzato.
Mi sembra che ci sia tutto.
Sei pronto?
E no che non lo sei!
Hai trascurato qualcosa di molto importante: il tuo uditorio!
Accidenti, non puoi trascurare l’unico elemento umano di tutta la situazione!
Tranquillo, ci siamo cascati tutti la prima volta, perché l’inizio di un discorso è un momento delicato, è la fase in cui siamo principalmente esposti al rischio di concentrarci troppo su noi stessi e poco sul nostro uditorio.
Ricorda sempre che l’impressione che noi diamo agli si crea nelle loro menti, in pochi secondi, circa quattro.

Capita questo!

Bisogna quindi giocarsi ogni carta al meglio.

Come il volo in aereo: se il decollo è facile e veloce, piacevole e anche un po’ emozionante predispone già i passeggeri in modo positivo, se invece è turbolento e con degli inconvenienti, nell’animo dei passeggeri si creeranno delle aspettative non tanto profittevoli.
Il primo passo consiste dunque nello spostare la tua attenzione su chi ascolta il tuo discorso: chi sono queste persone? Sono venute qui spontaneamente o su richiesta della loro azienda?
Considerare le esigenze dell’uditorio soprattutto durante la fase di preparazione ci offre l’opportunità di partire con una marcia in più!
Chi c’è davanti a voi?
Che professione svolgono queste persone? Che età media è presente in aula? Che istruzione hanno? Che potere d’acquisto hanno?
Quanto già conoscono l’argomento di cui si parlerà in aula? Da dove provengono territorialmente queste persone?
Ci sono argomenti che posso evitare per creare dissidi in aula? Io vi consiglio di evitare di parlare di politica, calcio e religione!
Ci sono dei neoassunti o sono tutti in azienda dallo stesso tempo?

Ogni volta che mi reco in un’azienda a fare aula, un mio must è quello di capire in primo luogo chi ho davanti, dunque mi faccio fornire un profilo delle persone che avrò in aula, questo mi consentirà non solo di fornire loro i contenuti di cui realmente hanno bisogno, ma avrò la possibilità di empatizzare maggiormente utilizzando dei linguaggi differenziati per poter arrivare efficacemente a ogni interlocutore.
Conoscere i corsisti mi consente di avviare un processo comunicativo efficace facilitato dall’empatia così da far elicitare i bisogni conoscitivi/formativi dei miei interlocutori. Se io colgo i loro bisogni e arrivo alle loro emozioni, questi non possono che aprirmi la porta perché sono pronto emotivamente ad accogliere il mio messaggio comunicativo.
Come faccio dunque a scoprire i bisogni dei miei interlocutori?

Come posso arrivare così a fondo?
Per conoscere i bisogni è necessario saper operare un’analisi dei bisogni consci e inconsci delle persone che mi trovo davanti.
Il bisogno che andiamo a soddisfare deve essere direttamente proporzionale al nostro obiettivo, per questo è importante che sia chiaro sin dall’inizio.
Immaginiamo il contesto di un colloquio di lavoro durante il quale riusciamo a far arrivare la nostra comunicazione in maniera efficace al nostro interlocutore perchè magari abbiamo indagato sulla tipologia di azienda scoprendo così cosa cercano, l’analisi preventiva è dunque fondamentale.

Abbiamo aggiunto un altro pezzetto al nostro percorso, ma non è finita qui nemmeno questa volta!
Sei già andato dove ti ho mandato?
Ma che hai capito dai!
Io dicevo di fare un salto qui!

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