2 ORE … ed è il panico! I rischi della comunicazione social!

Dopo il blackout di Whatsapp e Instagram ho fatto un esperimento o meglio un’indagine… Leggi bene cosa ho fatto.

Da anni ormai siamo abituati a misurarci con un modello comunicativo dettato dalle dinamiche del mondo dei social, al punto che, quando questo mondo presenta segnali di cedimento, molti perdono la bussola…e questo non va bene.

La comunicazione nasce ben prima dei social e dei nuovi modi di parlare che questi hanno introdotto, eppure domenica, le due ore di buio di facebook e whatsapp hanno generato un tale caos che molti anziché alzare il telefono (che funzionava benissimo) e chiamare la persona con cui avrebbero dovuto comunicare via whatsapp, hanno preferito lanciare dei veri SOS nei social che ancora funzionavano (assaltando twitter nello specifico!).

Come sai il mondo della comunicazione offre sempre spunti di riflessione, ma in questo caso ha proprio sollecitato in me un desiderio di “indagine” perché sono rimasto stupito di come le persone siano entrate in affanno perché 2 tra i principali canali social del momento si sono presi una pausa di qualche ora.

La maggior parte di quelli con cui ho parlato (12 su 20), non ha pensato di sopperire al mal funzionamento di whatsapp con una telefonata o con un sms tradizionale, ma ha pensato di andare su facebook per verificare se qualcuno aveva lanciato l’allarme e se erano presenti comunicazioni in merito! Non sono riusciti ad accedere e chi ha un account twitter si è sfogato lì.

Andiamo a quelli che hanno scoperto prima il mal funzionamento di facebook e instagram: qui il panico vero.
Ho udito espressioni del tipo “ero fuori dal mondo”, “in isolamento”, “non ero aggiornato sui fatti del mondo e quando ho scoperto di whatsapp non sapevo a chi e come dirlo!”.

Ok
Calma
Respira

Stiamo scherzando?

Come è possibile che l’acquisizione di nuovi comportamenti comunicativi possa indebolire così tanto la capacità di cercare soluzioni comunicative alternative?
Noi non possiamo non comunicare: è il primo assioma!
E allora, come è potuto succedere che un numero esagerato di persone ha pensato di non poterlo fare, di non raggiungere i destinatari desiderati, o, ancora peggio, ma molto peggio, di non poter accedere all’informazione?

Urge la necessità di fissare alcuni punti:

  • Viviamo in un’epoca in cui ci è offerta l’opportunità di accedere a un numero elevatissimo di canali di comunicazione, non mi riferisco all’opportunità di chiedere aiuto su twitter, ma alla capacità di avere sempre un piano B per reperire le persone più importanti da contattare.
  • Non è cosa buona utilizzare i social come veicolo di informazioni sui fatti di cronaca, di politica e sulle notizie in generale: i social sono l’habitat della fake news e molte testate giornalistiche hanno preso l’abitudine di fare dei lanci piuttosto sbilanciati rispetto al contenuto della notizia, solo per racimolare like.
  • Cerca sempre di arrivare alla notizia e gira intorno alle chiacchiere: quando i social sono tornati a funzionare le homepage erano piene di lamentele, il numero delle condivisioni di articoli che spiegassero la natura tecnica del problema era prossimo allo zero.

Comunicare è inevitabile, farlo efficacemente è una competenza che va assolutamente sviluppata, allenata, divulgata!

Sai già come fare?
Io ti suggerisco di fare un salto qui!

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