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Il tuo interlocutore ha uno stile di comunicazione estremo? Adotta una formula efficace!

Quando si ha a che fare con un interlocutore dallo stile di comunicazione estremo, la sola e unica strategia efficace consiste nell’utilizzare una formula che ti consenta di gestirlo.
Facile detto così.
Ma soprattutto, cosa significa avere uno stile di comunicazione estremo?
In poche parole, sebbene gli stili di comunicazione non siano mai assoluti, significa avere una prevalenza di aggressività o remissività tale da essere recepita dall’interlocutore come eccessiva o estrema, al punto da creare una situazione di imbarazzo o di difficoltà.
Gli stili aggressivo e passivo sono per loro natura poco equilibrati e rispondono rispettivamente al bisogno di prevalere o di nascondersi, due azioni che nel mondo della Comunicazione non funzionano in modo efficace e costruttivo.🧐
Quando si interagisce con un interlocutore “sbilanciato” in uno dei due stili il rischio maggiore è quello di entrare con lui in empatia al punto da riprodurne gli schemi, i linguaggi, le modalità relazionali.
Questo genererebbe un contesto piuttosto teso con un aggressivo e una totale assenza di iniziativa e azione con un passivo.
L’efficacia spesso è nell’equilibrio tra le parti e poiché nella maggior parte dei casi questo equilibrio non ci viene donato dalla natura, bisogna fare un lavoro su di sé per arrivare ad ottenerlo.
L’obiettivo finale è quello di riuscire ad agire uno stile assertivo, caratterizzato principalmente da:
  • piena consapevolezza di sé
  • fiducia in se stessi
  • assunzione di responsabilità
Quali sono i comportamenti distintivi dello stile assertivo?
• Avere una piena consapevolezza dell’obiettivo e agire in quella direzione
• Affermazione dei propri diritti nel pieno rispetto di quelli degli altri
• La capacità di presentare le proprie argomentazioni in modo chiaro
• Esprimere le proprie emozioni motivandole
• Essere in grado di distinguere i fatti concreti dalle opinioni personali.
• Proporre nuove idee valutandone le possibili conseguenze.
• Dedicarsi all’interlocutore praticando l’ascolto attivo
• Manifestare atteggiamenti di apertura verso l’interlocutore per condividere idee e soluzioni
• Accogliere le argomentazioni degli altri valutandole come suggerimenti
• Riconoscere i propri limiti mettendosi in discussione e mostrandosi disponibile al miglioramento.
• Assumersi la piena responsabilità delle proprie azioni.
L’applicazione di questi comportamenti genera conseguenze positive, come:
  • un clima sereno che non sfocia nel conflitto
  • una dinamica relazionale favorevole al dialogo
  • una maggiore predisposizione a esprimere le proprie idee
Tutto questo non viene da sé, non basta l’impegno, la buona volontà, in questo caso no.
Qui si tratta di lavorare, di continuare a lavorare, di non finire mai di lavorare, sul proprio stile di comunicazione.
C’è un modo per imparare a farlo?
Certo che sì!
Come partire?
Parliamone!

Scrivimi: info@matteomaserati.it

Intanto puoi dare un’occhiata qui!

stili_relazionali

Stili relazionali a confronto: i limiti di un interlocutore passivo.

Gli stili relazionali mostrano vantaggi e limiti delle persone che li adottano nelle diverse situazioni comunicative.
Al vertice opposto dello stile aggressivo, si colloca quello passivo.
I due stili relazionali indicano una prevalenza più che un assolutismo, infatti è piuttosto difficile che una persona rispecchi al 100%, e in ogni situazione, un unico stile, senza mai sconfinare in atteggiamenti più vicini anche agli altri stili.
L’equilibro tra lo stile aggressivo e quello passivo può esistere, ma raramente ci viene donato dalla natura, piuttosto è frutto di un lavoro serio e continuativo sulle proprie modalità comunicative e atteggiamenti verso gli altri.
Se lo stile aggressivo non incoraggia o spaventa, anche quello passivo presenta limiti importanti che possono nuocere seriamente all’obiettivo comunicativo e alla serenità degli interlocutori.
Seguimi in questo rapido focus sullo stile passivo e vediamo le principali caratteristiche dei comportamenti di chi adotta in prevalenza questo stile.
  • Non esporsi
  • Non affermare la propria posizione subendo quella degli altri
  • Non dichiarare i propri desideri né il proprio malcontento
  • Non esprimere emozioni, soprattutto quelle negative
  • Non intervenire nella conversazione per proporre una propria idea
  • Non comunicare disaccordo quando le argomentazioni degli altri sono fortemente in antitesi con i propri valori
  • Manifestare la tendenza a lamentarsi senza mai proporre soluzioni o alternative
  • Evitare di prendere di petto i problemi e di proporre soluzioni

Lo stile passivo presenta degli elementi fortemente connotativi anche nella sfera della comunicazione non verbale e paraverbale, vediamone alcuni.

Quando si ha una maggiore tendenza verso lo stile passivo si manifestano i seguenti comportamenti:

– non guardare negli occhi l’interlocutore
– essere molto evasivo
– avere un volume e un tono di voce basso e cantilenante
– muoversi a scatti e con gesti nervosi
– non si ha una buona fluidità verbale, sono numerose pause ed esitazioni
– si ha una gestione dello spazio tendente ad aumentare la distanza dall’interlocutore
Molte cose da affrontare e su cui lavorare, ad una ad una per adottare uno stile comunicativo che ti avvicini quanto più possibile all’obiettivo che vuoi raggiungere. 🎖️
Come partire?
Parliamone!

Scrivimi: info@matteomaserati.it

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Stile di comunicazione passivo e mobbing: chi sono le vittime più facili?

Ho iniziato questo percorso di conoscenza degli stili relazionali partendo dalla volontà di capire il fenomeno del mobbing.

Sono partito dal presupposto che avere gli strumenti giusti avvicina le persone alla soluzione e sapere che stile relazionale utilizza chi ti trovi di fronte non è affatto una cosa da poco.

Partiamo dall’identikit del passivo.
Ti anticipo però che se non hai letto il post della settimana precedente ti perdi pezzi importanti, quindi corri su questo link e recupera il tempo perso!
Torniamo a noi.

Chi applica lo stile passivo?
Lo stile passivo è caratterizzato da una forte inclinazione ad evitare responsabilità e conflitti con l’interlocutore.
I comportamenti rintracciabili nello stile passivo sono:
– Non esporsi
– Non affermare la propria posizione subendo quella degli altri
– Non dichiarare i propri desideri né il proprio malcontento
– Non esprimere emozioni, soprattutto quelle negative
– Non intervenire nella conversazione per proporre una propria idea
– Non comunicare disaccordo quando le argomentazioni degli altri sono fortemente in antitesi con i propri valori
– Manifestare la tendenza a lamentarsi senza mai proporre soluzioni o alternative
– Evitare di prendere di petto i problemi e di proporre soluzioni

Lo stile passivo presenta degli elementi fortemente connotativi anche nella sfera della comunicazione non verbale e paraverbale, vediamone alcuni.

Quando si ha una maggiore tendenza verso lo stile passivo si manifestano i seguenti comportamenti:
– Non guardare negli occhi l’interlocutore
– Essere molto evasivo
– Avere un volume e un tono di voce basso e cantilenante
– Muoversi a scatti e con gesti nervosi
– Non si ha una buona fluidità verbale, compromessa da numerose pause ed esitazioni
– Si ha una gestione dello spazio tendente ad aumentare la distanza dall’interlocutore

Questo un rapido sguardo sullo stile passivo, tenendo sempre ben presente che per la schematizzazione degli stile è necessaria un’estremizzazione dei comportamenti in modo da rendere efficacemente le differenze tra le tre diverse tipologie.
L’obiettivo di chi tende a relazionarsi con uno stile passivo è sempre quello di evitare le discussioni.
Quante volte durante una riunione o anche un confronto tra amici ti è capitato di osservare che uno dei presenti non esprime il suo dissenso nei confronti di chi sta parlando ma tu sai perfettamente, magari perchè lo conosci bene, che non può essere assolutamente d’accordo con le proposte lanciate?

Anche nell’ambiente familiare, ad esempio, spesso un componente con una personalità più trainante riesce a concretizzare i propri desideri magari a scapito di quello che non ha il coraggio di dire nulla, ma abbassa la testa, dice di sì mentre gli trema la voce e non vede l’ora di uscire dalla stanza per andare a sfogare la sua rabbia altrove?
Il passivo si comporta come se i suoi bisogni fossero perennemente secondari rispetto a quelli degli altri.
Ebbene rimanendo sui due precedenti esempi, prova ora ad immaginare che le due persone che hanno subito i comportamenti di altri si trovino ora in un contesto totalmente diverso, con persone meno prepotenti e magari più inclini all’ascolto, vedrai che in un caso simile il “passivo” avrà l’opportunità di mostrare anche la sua area comportamentale non passiva!

Mi fermo ok, è tanta roba.
Sai cosa sto per dirti vero?
Che gli strumenti giusti ti salvano le giornate, il lavoro, la vita.
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