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Il lavoro non ti dà tregua? Impara a dire NO!

Quando il lavoro non ti dà tregua puoi valutare diverse vie d’uscita, ma, ti posso già anticipare, la più efficace consiste nell’imparare a dire NO!
 
Non si tratta di adottare atteggiamenti di chiusura o di evitamento, ma di imparare a comunicare, in modo assertivo e costruttivo, i propri limiti rispetto alla disponibilità, o alla possibilità, di prendere parte a un’attività.

 

Comunicare il NO

Quando si lavora tutto sembra urgente e ognuno rivendica le priorità dei propri compiti rispetto a quegli degli altri.
Questo atteggiamento a lungo andare può rivelarsi deleterio per chi accetta qualunque richiesta e non è in grado di dire NO!
 
 
Allora è importante superare questo ostacolo e imparare a pronunciare la sillaba magica, con i dovuti modi però, perché il non verbale e il para verbale incidono più dei contenuti.
 
Dire NO è difficile perché il NO è spesso associato al rifiuto, alla mancanza di volontà, alla negazione.
Allora cosa fare quando sei già sommerso di lavoro e continuano ad arrivare richieste incessantemente?
 
Devi essere preparato a livello di Comunicazione.
Una buona strategia può essere avere un prontuario di risposte da utilizzare all’occorrenza.
 
Immagina quindi di essere pienamente focalizzato su un’attività impegnativa, con un’agenda stracarica per le prossime ore, se non giornate, e arriva l’ennesima richiesta.

Esempi di frasi per tuoi NO assertivi

Bene, non sei più da solo.
Hai uno strumento potente dalla tua parte: le parole.
Eccone alcune –  parole e frasi – da utilizzare per i tuoi No assertivi e costruttivi!
 

Vorrei poterlo fare, ma oggi sono sommerso di lavoro.

Mi dispiace, ma sono oberato di lavoro e non posso in questo momento.

Non sto accettando nuovi progetti al momento.

Grazie per aver pensato a me, ma non posso.

No, grazie. Sono molto occupato.

Purtroppo non è il momento giusto.

Mi dispiace, ma non questa volta.

Sembra allettante, ma dovrò rinunciare.

Ho troppe cose da fare in questo momento.

Vorrei poterlo fare, ma non è il momento giusto.

Se solo potessi, ma non ho abbastanza tempo per aggiungere altro al mio piatto.

Mi piacerebbe, ma non posso.

Non ho intenzione di occuparmi di altro in questo momento.

In altre circostanze mi piacerebbe, ma in questo momento non posso.

Sembra una grande opportunità, ma dovrò rifiutare.

Hai visto che elencone?
 
Tienile da parte per quando le circostanze lo richiederanno e soprattutto valuta bene quale scegliere in quelle circostanze.
 
 
Questo come sai non arriva dal nulla, ma va studiato, praticato, preparato.
Come? Dove?
Lo sai👇
4-5-6 Novembre 2022
presentazione - efficace

Vuoi conquistare il tuo interlocutore? Hai un’unica chance: una presentazione efficace!

Ogni volta che si è alle prese con una presentazione non si pensa ad altro se non alla conquista dell’interlocutore.
 
Sarà sicuramente capitato anche a te di dovere parlare della tua esperienza e delle tue competenze mentre proponi un progetto o mentre sei a un colloquio di lavoro!
La tendenza generale è quella di iniziare a parlare di sé, ma sei sicuro che questo significhi fare una presentazione efficace?
Quando ci si propone per una posizione, o per essere coinvolto in un’attività, si tende a pensare che l’elenco delle competenze e delle esperienze significative sia un’arma vincente, e dunque indispensabile.
Hai mai pensato che chi ti ascolta forse l’elenco delle tue competenze lo ha già letto?

Centrare l’obiettivo con l’interlocutore

 
Sai perfettamente che per  raggiungere i tuoi obiettivi nel corso di una presentazione, devi centrare l’obiettivo con il tuo interlocutore.
 
Non solo devi sapere chi è, cosa fa e cosa gli interessa, ma devi proporre qualcosa che possa davvero servirgli.
 
Non sprecare i primi 20 minuti della tua presentazione a raccontare chi sei e i titoli che hai conseguito. 
Investi piuttosto quel tempo per convincere il tuo interlocutore che quello che stai per dire lo aiuterà in un progetto, gli risolverà un problema spinoso, gli aprirà opportunità di business con nuovi clienti.
 
Vai al dunque: due parole per dire che sei e almeno il doppio per dettagliare il modo in cui puoi fare la differenza.
In questo modo potrai attirare l’attenzione del tuo interlocutore e sollecitare la sua curiosità verso di te, perché solo allora avrà compreso che tu sei quello di cui ha bisogno per fare la differenza.

Esempi di presentazione efficace

Ok, finora può sembrare facile, ma come si traduce a parole?
Sai che le parole sono degli strumenti potentissimi, quindi saperle usarle in modo efficace è la chiave per conquistare nuove opportunità.
 
Andiamo dunque nel vivo dell’esempio offrendoti 2 opzioni di presentazione:
 
1) Sono Mario Rossi e mi occupo di Formazione. Ho questa laurea, questo titolo, queste esperienze.
 
Ok e allora? Che succede adesso? 
Sai che ce ne sono molti come te?
 
2) Sono Mario Rossi, da oltre 10 anni (anche meno) mi occupo di supportare le aziende nei momenti di cambiamento organizzativo progettando percorsi di apprendimento mirato.
 
Noti qualche differenza?
Ti ho dato titolo e competenze, contesto di intervento, un‘idea concreta di come risolvo il tuo problema.
 
 
Questo significa arrivare all’interlocutore, senza se e senza ma.
 
Questo come sai non arriva dal nulla, ma va studiato, praticato, preparato.
Come? Dove? Quando?
 4 -5 -6-NOVEMBRE 👇
prima - impressione - in - videochiamata

La prima impressione conta…anche in videochiamata!

La prima impressione è oggetto di studi in molti campi: psicologia, comunicazione, arte, sociologia.
Quello che cambia è l’angolazione da cui viene osservata e il punto di partenza per analizzarla. 
In questo passaggio epocale alle relazioni professionali virtuali,la prima impressione mantiene la sua importanza, anzi assume per alcuni aspetti ancora più rilievo se si considera che non si ha la possibilità di recuperare dal vivo la mancata opportunità di aver fatto una buona impressione!
La prima impressione è il modo in cui gli altri ti registrano nel loro cervello. Quello che penseranno in quei primi pochi secondi si arricchirà con il tempo, verrà smussato o accentuato, ma di certo resterà nella loro memoria per sempre. 
Per questo è importante che la prima impressione lasci un segno positivo, un desiderio di tornare ad ascoltare quello che hai da dire.

L’importanza della prima impressione in videochiamata

Anche in videochiamata è fondamentale trasmettere un buona impressione.
Chi sta dall’altra parte ti vede parzialmente, ascolta tutto quel che dici ma riceve il tuo non verbale per metà, forse meno.
Date queste premesse è importante sia dal vivo che in videochiamata curare quella serie di elementi che concorrono a trasmettere una prima buona impressione.
Focus sugli imperdibili👇

L’incipit

Chi ben comincia è a metà dell’opera. Si dice ed è vero. L’incipit è il motivo per cui le persone restano ad ascoltarti: perché sono interessate a quello che stai loro comunicando. Un buon incipit significa saper generare un’aspettativa positiva: hai trasmesso valore in pochi secondi e chi ti ascolta vuole approfondire quel valore.

Sempre la parola giusta

Le parole arrivano dritte all’interlocutore. Preparati impeccabilmente sui contenuti. Hai diversi modi per capire quali parole scegliere affinché siano quelle giuste: conosci il contesto, informati sui tuoi interlocutori, scegli un discorso impattante per valorizzare i tuoi argomenti

Il para verbale

Se il tuo obiettivo è l’attenzione dell’interlocutore, anche la voce riveste un ruolo importante. Non urlare né sussurrare, ma soprattutto scegli un timbro e un ritmo che non facciano addormentare gli altri. Cambia tono quando devi enfatizzare, scegli le pause quando devi richiamare l’attenzione!

Il non verbale

Sia dal vivo sia davanti a una webcam il non verbale deve essere impeccabile, a partire da te. Il tuo aspetto deve essere curato e in ordine, il tuo abbigliamento appropriato. Perché?
Perché condiziona la tua performance e di conseguenza l’impressione che susciterai in chi ti ascolta!
Anche il contesto fisico merita attenzione, quando ti colleghi assicurati che sia tutto in ordine, se non hai una postazione dedicata ci sono molti strumenti che ti consentono di allestire il tuo spazio di lavoro o di collegamento in poco tempo.
⚙️ Quindi, ricorda: ogni elemento fa la sua parte, per questo è fondamentale creare il giusto incastro, equilibrato e funzionale, tra gli elementi coinvolti. 
Come imparare a trasmettere i contenuti giusti, nel modo giusto, per avere l’attenzione dell’interlocutore e riuscire nella titanica impresa della prima irripetibile buona impressione?
Acquisendo le conoscenze e gli strumenti necessari.
Cosa devi fare?
Questo 👇
discorso - non-parole

Il tuo discorso è in pericolo? Causa delle non parole.

Hai mai sentito parlare delle NON PAROLE?
Te ne parlo.
Le non parole sono il modo più sicuro per mandare all’aria il tuo discorso.

Hai presente quelle persone che, mentre stanno esprimendo un’idea o ti stanno raccontando qualcosa, intervallano le loro parole con suoni di questo tipo:

“Emm, eeee, cioè , precisamente, sinceramente , appunto, etc…”

Oppure tendono a trascinare l’ultima lettera della parola che hanno appena pronunciato : “ieriiiii sono andato a casa eeee…”

Ecco, queste sono le non parole.

🔴  Il motivo per cui si utilizzano le non parole è molto semplice: una percezione errata del silenzio.

Spesso avrai notato che mentre stai parlando ti trovi nelle condizioni di dover pensare a ciò che stai per dire ed alcune volte non ti viene subito la parola o il modo in cui pronunciarla, in quel preciso istante puoi trovarti nelle condizioni di fare silenzio, una piccola pausa di alcuni istanti.

Le pause però fanno paura perché il silenzio stesso fa paura.

Siamo infatti portati a pensare che chi tace è perché non sa.

Questo può essere vero se il silenzio è molto prolungato, ma se dura pochi istanti tende solo ad evidenziare ed esaltare quello che abbiamo appena detto o che stiamo per dire.
La preparazione è importante, questo però significa anche essere pronti per un momento di buio di contenuti, di vuoto di idee, esempi o di possibili associazioni.
Nel mondo del teatro esistono degli espedienti per i momenti di buio di contenuto. Per riempire quel vuoto, che può essere percepito negativamente dal pubblico, si ricorre a delle frasi, delle ripetizioni, ma per il Public Speaking non funziona così e riempire il vuoto con le non parole è molto più pericoloso, per l’esattezza è un disastro preannunciato.
Piuttosto può risultare utile proporre davvero una pausa al pubblico e ricaricare le idee, gestendo il momento di ansia e il disordine di contenuto.
Le NON PAROLE tendono a trasferire una sensazione di insicurezza ed inadeguatezza.

Molte persone che ho formato in questi anni hanno cambiato drasticamente la percezione che trasferivano all’esterno prestando un po’ di attenzione a quanto fosse importante sostituire le loro parole con delle pause pensate, calibrate e significative.

Il modo migliore per non pronunciare NON PAROLE e sostituirle con le giuste e fare esercizio.

Studiare, essere competenti, allenarsi.
Sempre 🔝
Adesso puoi andare 😉
Vuoi già saperne di più 👇

Ci sta!

Scrivimi: info@matteomaserati.it

Intanto puoi dare un’occhiata qui!

Parla come mangi…mangia bene!

Se qualcuno ti dicesse di fare una doccia pensierosa, come reagiresti?
Dalle lingue classiche allo studio delle lingue straniere contemporanee, il gergo ha sempre rivestito un’importanza fondamentale nell’espressività di una lingua influenzando moltissimo la Comunicazione.

Ti è mai capitato di provare una frustrazione infinita quando studi una lingua perché, nonostante tu sia preparato sulla grammatica e la semiotica, resti spiazzato dall’utilizzo delle espressioni gergali?
Cerchi di tradurre ma ti rendi conto che le parole che utilizzeresti sembrano non avere senso compiuto in quel contesto!

Hai voglia lì ad emanciparti dalla traduzione letterale e andare ad affinare le tue capacità di interpretazione!

Lì si tratta proprio d’altro: le devi conoscere e basta!

Ti faccio qualche esempio tratto da un articolo di approfondimento in cui mi sono imbattuto nel corso delle mie letture.

punch a puppy” letteralmente significa “dai un pugno a un cucciolo” è un’espressione utilizzata per dire che stai facendo qualcosa di brutto per il bene dei tuoi affari

peel the onion” letteralmente “sbuccia la cipolla” è un modo per dire di analizzare, scandagliare a fondo un problema.

take a thought shower” letteralmente “fai una doccia pensierosa” altro non significa che “produci nuovi idee, crea!”

Questi sono solo 3 simpatici esempio di alcune espressioni gergali peraltro molto utilizzate nel business, ma da un punto di vista della Comunicazione vorrei soffermarmi su alcuni elementi “tecnici”.

E dunque il linguaggio gergale:

  • Spesso si avvale di metafore o quantomeno di una struttura strettamente somigliante a quella delle metafore.
  • È estremamente evocativo e proprio per questo rende bene l’idea di quello che vuol descrivere e ne velocizza i processi di comprensione
  • È ormai utilizzato (anche abusato direi) anche nelle circostanze più formali e istituzionali
  • Da non confondere però con lo slang, da cui però è possibile che ne sia l’evoluzione, che con il tempo rappresenti una sorta di affinamento che determini il passaggio da slang a gergo. Non è affatto scontato che accada

Perfetto.
Figo.
Non fa una piega fin qui.

Ma ho il dovere di farti una domanda: pensi che il gergo nel mondo in termini di efficacia della Comunicazione possa davvero costituire uno strumento valido, tecnicamente e in termini di risultati, se utilizzato nel contesto giusto e con interlocutori che siano adatti per quella linea di comunicazione?

Se da anni parliamo della parola giusta (#semprelaparolagiusta), se da anni analizziamo il potere comunicativo di ogni singola sillaba, mi spieghi perché la possibilità di utilizzare un linguaggio che possa essere compreso da tutti debba essere soppiantata da espressioni estrapolate dal linguaggio comune, dunque spesso anche cariche di senso comune e false credenze, con il rischio elevatissimo di essere comprese da una ristretta cerchia di persone?

La parola è pensiero, se le parole sono tante il pensiero è diversificato, se le parole sono eleganti il pensiero è raffinato, se le parole sono concrete il pensiero è efficace.

Il gergo è la rappresentazione, il riassunto per essere più precisi, di un concetto, è la ricerca di uno sforzo minimo per l’espressione di concetti che possono essere comunicati in modalità sicuramente più congrue ed efficaci.

Occhio al gergo allora!

E tu sei sicuro che lo strumento di comunicazione che utilizzi sia congruo ed efficace?
Posso aiutarti a capirlo…ti accompagno qui!

Al bando le “Non Parole”!

Cosa sono le “Non Parole”?
Starai pensando – Matteo Maserati è impazzito, ha smesso di parlarci di parole e ora comincia con le “non parole” – …esatto!
Un po’ come nella favola di Alice nel Paese delle Meraviglie e il bianconiglio dove si festeggiava un allegro non compleanno.

Ti sto parlando di tutte quelle parole prive di significato che le persone insicure e non convinte di quello che stanno dicendo, tendono ad aggiungere nel loro discorso per riempire i momenti di pausa.
E ti dirò di più: le non parole non vengono utilizzate solamente dalle persone insicure e non convinte, ma anche da tutti coloro che si sentono inadeguati mentre stanno parlando di fronte ad un pubblico.

Hai presente quando stai parlando con quelle persone che, mentre stanno esprimendo un’idea o semplicemente ti stanno raccontando qualcosa, intervallano le loro parole con suoni di questo tipo:
Emm, eeee, cioé , precisamente, sinceramente , appunto, etc…-
Oppure tendono a “strascicare” l’ultima lettera della parola che hanno appena pronunciato : – ieriiiii sono andato a casa eeee ho lavato i piatti -.

Il Motivo per cui si utilizzano le non parole è molto semplice, quasi scontato.

Nasce da una percezione sbagliata del silenzio.

Ebbene sì: abbiamo qualche problema con il silenzio.
Spesso mentre stiamo parlando ci troviamo nelle condizioni di dover pensare a ciò che stiamo per dire e alcune volte non ci viene subito il modo in cui dirlo o la parola che dobbiamo usare, in quel preciso istante quindi ci troveremo nelle condizioni di fare un silenzio, una piccola pausa di alcuni istanti.
Le pause però fanno paura perché il silenzio fa paura, per una errata convinzione che ci hanno trasferito e che abbiamo involontariamente acquisito: pensiamo che chi sta in silenzio è perché non sa le cose. Questo è vero se il silenzio è molto prolungato, ma se dura pochi istanti tende solo ad evidenziare ed esaltare quello che abbiamo appena detto o che stiamo per dire.
Per rendere ancora meglio l’idea provate a leggere queste poche righe , prolungate le vocali o consonanti come mostrato e per avere una migliore sensazione di quello che vi ho appena scritto vi invito a leggere ad alta voce:

” Ciaaoo, mi chiamoooo Gino Rossiiii eeee sono unnnnn idraulico eeeee vengono da Roma. Lavorooo in proprio eeee appunto faccio l’ idraulico, hemmm aggiusto tubi , cioé tubi rotti”

Quante volte ti capita di ascoltare persone che si presentano, che parlano e utilizzano proprio questa modalità?
Guardate cosa accadrebbe se invece parlassero in modo differente, leggetele sempre ad alta voce e rispettate la parola PAUSA/SILENZIO
“Ciao , …PAUSA/SILENZIO
Mi chiamo Gino Rossi, …PAUSA/SILENZIO
Faccio l’idraulico e vengo da Roma, …PAUSA/SILENZIO
Lavoro in proprio e aggiusto tubi, …PAUSA/SILENZIO”
quelli rotti …PAUSA/SILENZIO”

Le Non Parole tendono a trasferire una sensazione di insicurezza e inadeguatezza. Molte persone che ho seguito in questi anni hanno cambiato drasticamente la percezione che trasferivano all’esterno prestando un po’ di attenzione a quanto fosse importante sostituire le loro parole con delle pause pensate, calibrate e significative.

Il modo migliore per non pronunciare le non parole e sostituirle con le giuste pause è fare esercizio.
Un esercizio che ti voglio consigliare in questo momento è quello di prendere con regolarità il registratore del tuo smartphone, va bene anche solo quello audio, e parlare per circa cinque minuti. La prima volta probabilmente noterai che cominci diverse parole prive di significato, dalla seconda in poi tenderai a farci sempre maggiore attenzione.

Nel prossimo post ti parlerò dell’importanza di uno strumento efficacissimo nel campo della comunicazione: le pause.
Hai idea dell’importanza che può avere una pausa all’interno di una dinamica di Comunicazione d’Impatto?

Inizia a farti un’idea… leggendo proprio qui!