Articoli

DREAM IT: costruire sugli aspetti positivi. Parte 2

Il feedback può aiutarti a costruire sugli aspetti positivi grazie alla formula DREAM IT .
Hai già potuto constatare leggendo il post della scorsa settimana (Feedback in emergenza: cosa non funziona se si agisce in ritardo), il rischio di imbattersi in una situazione difficilmente recuperabile se si agisce in ritardo o senza rispettare una precisa programmazione dell’applicazione del feedback.

Oggi voglio entrare nello specifico nella formula DREAM IT, ovvero il processo da applicare per la realizzazione di obiettivi da sogno.

Ma il sogno in quanto tale è una roba lontana, astratta, poco concreta, mi dirai 👎
E ti sbagli!Smettila di nasconderti dietro a questi alibi, traduci il sogno in obiettivi di eccellenza ed ecco che l’astratto diventa concreto 🔝Molto spesso nelle organizzazioni si ricorre al feedback per la valutazione di aspetti da migliorare, o meglio, la valutazione di carenze che richiedono di essere oggetto di uno sviluppo verso la direzione corretta.

Poco spesso invece si presta attenzione, soprattutto in termini di risultati, all’importanza della messa a fuoco dei punti di forza attraverso questo prezioso strumento che è il feedback.
Cosa lega in fondo un feedback agli obiettivi?
Il sogno, il progetto di un miglioramento che arrechi vantaggi a tutte le persone coinvolte e rappresenti in generale una crescita.🔴  Far leva sui punti di forza significa in sostanza costruire un piano di azione e una modalità di intervento che presenti un piano di sviluppo personale e indichi come usare in modo nuovo i propri talenti.Traduciamo dunque l’acronimo DREAM ITDevelopmental: tutte le iniziative, le azioni intraprese devono condurre a un incremento migliorativo della performance.Relevant: è importante fare focus sui settori chiave che possono davvero mirare all’eccellenza.

Exciting: è molto importante che gli obiettivi definiti nel piano d’intervento siano affini con gli interessi della persona coinvolta in modo che il suo livello di motivazione sia alto.

Achievable: importante come sempre che le azioni siano concrete in termini di risultati in base alle risorse disponibili in termini di persone, tempo e budget.

Measurable: definire gli strumenti di misurazione dei risultati ottenuti.

Integrated: è fondamentale che gli obiettivi tra di loro non siano in conflitto, quanto piuttosto che si integrino completandosi.

Time framed: definire nero su bianco una data per l’ultimazione del piano.

La differenza non è banale: DREAM IT parte dall’analisi di presupposti già positivi per produrre risultati di eccellenza, entra nella mentalità che ciò che va bene per sua natura deve seguire il destino evolutivo di andar meglio, sempre meglio.
E tu?

Come utilizzi il feedback nella tua organizzazione?
Racconta la tua esperienza e condividi le tue osservazioni nei commenti.

Hai conseguito un successo in passato? Fai in modo che si ripeta in futuro.

Attenzione: un successo del passato non è affatto una garanzia per il futuro.
Per capire come trasformare un successo del passato nel raggiungimento di obiettivi futuri è necessario “scomporre” quel successo per capire da quali elementi è composto.
Questa analisi apparentemente eccessivamente anatomica ha una funzione molto importante: non farti cadere nella pericolosa convinzione che vincerai sempre, perché storicamente non è così.
Hai presente le dinamiche di una competizione sportiva?
Calcio, basket, scegli tu lo sport.
Ripercorrendo qualche partita ti salterà alla memoria un episodio di una squadra che nei primi minuti di una partita ha già conseguito un punteggio alto facendo mangiare la polvere all’avversario.
Ebbene, in una notevole percentuale di casi la squadra vincente inizia a perdere colpi e, alla fine, perde la partita.
Questo accade perché sviluppa un’inconscia sicurezza di essere avanti, di essere in grado, di essere il migliore.
E finisce male.
Quindi leggi quello che ho da dirti se non vuoi fare questa triste fine.
🔴  Che si tratti di un’attività in senso esteso o anche di un progetto più contenuto ci sono 3 elementi da isolare per valutare i cosiddetti “precedenti”, ovvero quegli elementi messi in atto nel passato e che si sono rivelati determinanti:
➡️  Le realizzazioni: ovvero le cose effettivamente fatte. Qui parliamo di azioni, iniziative, risultati naturalmente. La misurazione ovviamente chiama in causa un indice tecnico misurabile: il rendimento.
➡️  L’atteggiamento: in che modo hai fatto tutte queste cose? Che metodo hai scelto? Come ti sei posto? Come hai interagito con gli altri? Come ti sei autogestita/o? Ogni aspetto preso in esame deve essere dimostrabile, ovvero osservato, descrivibile. Non si fanno processi alle intenzioni, per intenderci.
➡️  Le abilità: quali competenze hai messo a disposizione in questa attività? Le possedevi già? Hai dovuto implementarle? Le hai consolidate in corso d’opera? Ti hanno richiesto il minimo sforzo?
Ora dal momento che l’oggetto di questa analisi è un successo, posso dare per scontato che le 3 variabili analizzate abbiano avuto un esito più che positivo, ma questo assolutamente non basta per predire un successo futuro.
Perché?
Perché succede spesso che dopo un grande successo, nel passaggio a un livello superiore ci sia un eccesso di esposizione all’insuccesso, e questo ti fa precipitare nell’insoddisfazione.
Tuttavia ci sono degli elementi che ci consentono di azzardare una previsione sugli esiti futuri.
Tecnicamente si chiamano indicatori di potenziale.
Come si individuano?
Appuntamento al prossimo post!
Lo sai che non posso dirti tutto subito 😎

Il cambiamento non è un passaggio, ma un processo.

Negli ultimi mesi, come era giusto che fosse, il covid è stato il protagonista indiscusso di diversi approfondimenti in questo blog.
Indubbiamente l’emergenza sanitaria mi ha dato l’opportunità di osservare in modo diretto e concreto molti aspetti comunicativi, dai media alle istituzioni, dagli sfoghi dei cittadini agli haters ingestibili, dai discorsi dei sovrani e capi di Stato agli appelli dei vip. Insomma, materiale non è mancato.

Una delle riflessioni più interessanti che tutta questa situazione ha generato riguarda sicuramente la gestione del cambiamento e chi si occupa di Comunicazione ad Alto Impatto non può sottovalutare nemmeno il più banale elemento di certi fenomeni sociali e culturali.

Nel post di 2 edizioni fa (leggi qui se lo hai perso) ho iniziato a scandagliare il cambiamento come concetto e come processo per capire le possibile evoluzioni della sua gestione.

Oggi voglio riprendere questo discorso perché reputo che l’epoca storica inaugurata dal Covid abbia generato cambiamenti in ambito professionale, sociale, familiare, istituzionale, mondiale senza precedenti degli ultimi decenni.
Le aziende si sono dematerializzate dando finalmente slancio allo smart working, le scuole ci stanno provando ma in molti casi la strada è lunga, le famiglie hanno conosciuto una nuova forma di organizzazione che ha sconvolto la vita di molti e fatto riscoprire ad altri il piacere di stare insieme.

I capi di stato si sono trovati a dover emanare appositi decreti, ad applicare controlli serrati sugli spostamenti dei cittadini e fronteggiare una crisi economica tanto seria quanto inevitabile.

Le persone hanno imparato l’amarezza della distanza, della solitudine e del divieto, hanno imparato a organizzarsi in funzione dello stretto necessario e chissà che non sia l’occasione per imparare a evitare gli sprechi e il superfluo.

Molti professionisti si sono dovuti velocemente reinventare scoprendo nuovi modi di offrire i propri servizi e nuovi strumenti per implementarli.
Questo un quadro generale senza entrare nello specifico delle situazioni più estreme, come alcuni ceppi di popolazione dell’Amazzonia che rischiano l’estinzione a causa della mancanza di acqua e di medici.
Insomma, senza ombra di dubbio se dovessimo individuare un must di questo periodo storico, il cambiamento avrebbe un ruolo di rilievo.
C’è sempre cambiamento, potrebbe contestare qualcuno, ed è vero.
Vero anche però che le generazioni viventi, almeno nel nostro paese, raramente si sono trovate di fronte a una mole così consistente di cambiamenti.

Quindi vale sicuramente la pena indagare e capire il cambiamento come processo, nella sua natura e struttura.

Per comprendere appieno il cambiamento occorre soffermarsi sulle 3 domande che inaugureranno il post successivo:

Dove stiamo andando: è sempre possibile avere una vision chiara senza pericolo di ambiguità? Non sempre, no.

Cosa saremo quando alcuni elementi saranno cambiati?

Come faremo a capire che abbiamo realizzato il cambiamento?
Cosa deve accadere affinchè possiamo realizzare comunque i nostri obiettivi nel cambiamento?

Quali passi, interventi, conseguenze ci saranno per raggiungere lo scopo?

E soprattutto quali risorse e risultati entreranno in campo?

Questi gli elementi che andremo ad esplorare, appuntamento al prossimo post!
Stay tuned