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Media, social, istituzioni: le parole del covid19

Il mondo delle parole è il mio regno ed ogni evento, scena, comportamento, è per me motivo di riflessione e di studio.
Il tema da giorni è l’insostituibile”: Covid 19.

Abbiamo ragionato sullo stile di Comunicazione scelto dai media nelle diverse fasi, definito la strategia di pianificazione per gestire con efficienza lo smart working, sottolineato l’importanza di rimanere connessi.
Oggi vorrei focalizzare la tua attenzione sulle parole, le parole di questa terribile condizione di incertezza e isolamento che sta popolando la nostra vita.

Facciamo prima una breve rassegna sui canali di diffusione.

Media: il mondo giornalistico ha subito puntato in alto con il linguaggio allarmista. Non che non ci siano valide ragione per allarmarsi, ma alcuni titoli hanno avuto un potere di diffusione del panico senza precedenti. Hanno cominciato dai numeri, curve in salita, picchi in previsione.
Per non parlare della pubblicazione di screenshot dei messaggi su whatsapp di persone ricoverate. Me n’è rimasto uno nel cuore di una donna di poco più di 70 anni che scriveva a sua figlia che le stavano somministrando la morfina e stava morendo.
Poi si è passati ai titoli che invocano al mistero: perché in Italia si muore così tanto e in Germania no? Qual è il mistero intorno ai focolai lombardi? Ci hanno detto davvero tutto da Wuhan?
Adesso la loro attenzione si è spostata sul domani e la frase più ricorrente è “nulla sarà più come prima”. Probabilmente molti comportamenti andranno rivisti, ma questo catastrofismo a cosa e a chi serve?

Le istituzioni. Non smetto di dirlo: sono loro la fonte attendibile. Decreti, divieti, siti da consultare,numeri da chiamare. Sui siti istituzionali governativi e della protezione civile è possibile reperire le informazioni a cui attenersi in questo momento.

I social. Il mondo si esprime su questo canale, muovendosi tra la sicurezza di non sentirsi soli e il rischio di farsi pesantemente angosciare dai pareri, le considerazioni, le previsioni, i complotti di chi cavalca il palco di facebook.
Gli economisti improvvisati preannunciano tutti i dettagli della catastrofe economica che ne verrà, i neo virologi laureati all’Università della strada hanno deciso i tempi e le modalità della mutazione del virus. Insomma, stare connessi sì, ma attenzione a non trasformare i social in un incubatore di panico e incertezza più potenti di quella che viviamo già.

Veniamo alle parole, non solo le più ricorrenti, ma quelle il cui significato ha un potere di risonanza maggiore.
Ne ho scelte alcune da esplorare insieme.

Isolamento. Per tutte le generazioni attualmente viventi questa è la prima volta che lo Stato vieta ai cittadini di uscire di casa. Le persone si sentono sole, soprattutto quelle che lo sono davvero, e continuamente esposte al pericolo del contagio, della malattia, della morte. Chi può, condivide momenti di “svago” sul balcone, anche solo per ascoltare insieme una canzone. Altri organizzano video call o momenti virtuali di condivisione.

Casa. Incredibile ma vero soltanto adesso il concetto di casa viene rivisitato come luogo in cui “si fanno le cose” contro un recente passato in cui la casa era per molti il luogo in cui passare il minor numero di ore nella giornata. Ora la casa è il luogo in cui si cucina, si studia, si lavora, ci si allena, si fanno gli aperitivi virtuali, si ristruttura, si imparano cose nuove.

Smartworking: finalmente l’Italia si è accorta di questa fantastica invenzione e i professionisti stanno cominciando a misurarsi con nuove modalità di lavoro dove rivestono un ruolo di fondamentale importanza la pianificazione e la flessibilità.

Futuro. La grande incognita dell’umanità in ogni epoca e in ogni circostanza, in questa situazione assume delle connotazioni ancora più preoccupanti per la minaccia della malattia e purtroppo nei casi più sfortunati della morte.

Crisi. A dire il vero è una parola che conosciamo già bene, ne abbiamo già attraversata qualcuna, ma in questo caso è come se il suo significato si fosse espanso non riguardando più esclusivamente la sfera economica. Il coronavirus ha il potere di amplificare il senso della crisi e di farcela immaginare in ogni cosa. Nel lavoro, nelle relazioni, nella libertà individuale, nella progettazione del futuro. Tutto è stato duramente messo in crisi da questa minaccia perenne di pericolo che ha letteralmente paralizzato le nostre vite su più fronti.

Anche oggi ti invito a riflettere sulle cose che abbiamo condiviso e a potenziare i tuoi strumenti per affrontare le difficoltà di questo periodo.

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