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Comunicazione ad alto impatto. Primo step: conquistare l’attenzione dell’interlocutore

L’impatto è un parametro molto importante nei processi di comunicazione poiché, molto semplicemente, misura il risultato di uno scambio di informazioni tra emittente e destinatario.

Quando si comunica, se davvero si vuole essere ascoltati e risultare efficaci, è importantissimo portare a casa un primo grande risultato: l’attenzione dell’interlocutore.

 

Il livello di attenzione

Il livello di attenzione è sicuramente uno dei parametri più attendibili di misurazione di una comunicazione.

Senza l’attenzione il passaggio delle informazioni dall’emittente ai destinatari, può essere interrotto da tutta una serie di elementi di disturbo che ne ostacolano l’efficacia.

Il tema del livello di attenzione è particolarmente sentito nella nostra epoca, la rivoluzione introdotta negli ultimi venti anni dai social, infatti, ha completamente stravolto la nostra gestione dell’attenzione abituandoci all’arrivo massivo e spesso compulsivo di sollecitazioni.

Siamo sommersi da e-mail di ogni tipo, i social intercettano le nostre preferenze per poi inondarci di informazioni al riguardo. Anche la ricerca spontanea di informazioni subisce l’influenza di questo caos: quante volte ti capita di prendere lo smartphone per fare una cosa e poi ti ritrovi a fare tutt’altro dimenticando l’azione che dovevi compiere?

Te lo dico io: più spesso di quanto non vorresti.

 

La velocità dei processi che stiamo analizzando influenza non solo il modo di avvicinarsi alle informazioni ma anche il modo di apprenderle: alcune cose a furia di vederle le assimiliamo quasi inconsciamente, altre, nel mare infinito di contenuti, rischiamo di non riuscire a individuarle e dunque di perderle.

Quest’ultimo scenario può verificarsi anche tra interlocutori in presenza, il livello di attenzione infatti si è abbassato perché navighiamo nella sicurezza – meglio nell’illusione – di poter recuperare tutto online e dunque di poterci distrarre quando e per tutto il tempo che vogliamo.

 

Ecco non funziona esattamente così.

Non è affatto detto che quello che qualcuno ci sta dicendo, il messaggio che ci sta trasmettendo sia replicabile o reperibile altrove.

Dipende dal contesto, dagli interlocutori e dal messaggio stesso.

Cosa fare dunque?

Un primo fondamentale step è fare un lavoro di gestione dell’attenzione, capire come possiamo arrivare alle orecchie di chi vogliamo che ci ascolti.

Quali parole usare?

Quali funzionerebbero di più per specifici destinatari e in funzione di precisi obiettivi?

Questi sono i primi passi.

Da dove si comincia?

Dal farlo insieme!

 

 

Voglio invitarti a un appuntamento a cui non puoi mancare!

 

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Interlocutore e contesto: a ognuno il suo linguaggio

Se un discorso vuole essere efficace, o meglio se tu vuoi essere efficace con il tuo discorso, il linguaggio scelto deve essere adeguato al contesto e agli interlocutori.

Immagina una situazione estrema (tutto può capitare quando si lavora) in cui devi presentare un determinato servizio a una platea. Non sai molto delle persone presenti, sai che hanno chiesto di conoscere il tuo servizio per valutarne l’acquisto.
 
 
Imposti una linea linguistica molto friendly, perché magari è il tipo di mood che caratterizza la tua azienda o il tuo stile personale, ma loro sono persone un po’ vecchio stile, che apprezzano la formalità e un certo registro linguistico.
Inoltre, con ogni probabilità, si serviranno del tuo servizio in un contesto altrettanto rigido e formale. 
 
Dimenticavo: sono ottimi potenziali clienti.
Che fare?
 
Un lavoro preventivo orientato all’imprevisto.
Non sempre è possibile sapere in che situazione ci si imbatterà.
Sicuramente però è possibile prepararsi all’imprevisto, prendendo in considerazione che puoi trovarti davanti a un pubblico diverso da quello che ti aspettavi.
 

La scelta del linguaggio 

La scelta del linguaggio non condiziona solo i momenti di vendita, ma l’intero contesto di un qualunque discorso.
Hai mai pensato all’eventualità di trovarti in un contesto fortemente politicizzato? O in cui la fede religiosa abbia rilievo più che in altri? 
 
 
Ogni comunità professionale si attiene ad un linguaggio di riferimento.
Per chiarire meglio la questione, entriamo nel merito degli elementi che in generale definiscono il linguaggio in cui le persone possono riconoscersi.
 

 

Geografico – territoriale

In una precisa regione si parla un determinato linguaggio. Questa è la più semplice categoria relativa alla scelta del linguaggio.
 

Organizzativo

In ogni azienda esiste un mood condiviso. Questo mood comune è dettato da vari fattori: la mission, il management, non ultimo il settore. A seconda di questi fattori le persone che agiscono all’interno dello stesso contesto organizzativo utilizzeranno un registro linguistico coerente con gli elementi citati.
 

Religioso

Esistono dei contesti, delle aree del mondo dove la presenza della religione ha una forte risonanza anche in ambito professionale e sociale. Pensiamo al mondo arabo, o a molti episodi storici riferiti al Cattolicesimo. In questi contesti è fondamentale utilizzare un registro linguistico che tenga conto di questi fattori valutando la situazione in base ai propri valori (che non siano in conflitto con quelli professati) e ai propri obiettivi (Devo vendere? Informare? Intrattenere?).
 

Politico

In questo caso il registro linguistico è fortemente incentrato su concetti ideologici, azioni concrete, pensieri nobili. In funzione del proprio obiettivo la Comunicazione andrà impostata in una modalità che renda possibile l’apertura di un canale di dialogo con tutti gli interlocutori.
 
 
C’è anche questo da tener in conto sì! 
La Comunicazione rispecchia molto la complessità della società d’altronde! 
 
Anche questo si può imparare?

Ebbene sì!

Cosa devi fare?
Questo 👇

Se il contenuto offende, la comunicazione è per natura sbagliata

Per quanto il titolo possa far sorgere qualche domanda, la mia esperienza mi dice che è così: se nel comunicare qualcosa hai bisogno di oltrepassare il valore del rispetto per i tuoi interlocutori o per le persone citate nel tuo discorso, c’è qualcosa di profondamente sbagliato anche nella struttura del tuo discorso perché significa ignorare anche tecnicamente il ruolo delle argomentazioni e le obiezioni da utilizzare per esprimere disaccordo o critiche.
Perché ti parlo di questo?

Perché quello che mi arriva dai media mi fa pensare tanto, pensare e analizzare per poi condividere con te il risultato di queste riflessioni.

Vado al dunque.
Come sempre non sto qui a indicare nomi, cognomi e indirizzi, perché non è quello che mi interessa, ma da qualche giorno l’evento che ha visto protagonista una scuola romana è entrato nei miei pensieri, di essere umano e di esperto di comunicazione.

Sembra sia stata rimossa, a poche ore dallo scandalo, dal sito di un plesso scolastico del quartiere Monte Mario di Roma una triste descrizione che poneva al centro dell’attenzione la classe sociale delle famiglie di appartenenza degli studenti.

I ricchi di qua e i poveri di là, in parole povere.

Ma siccome le parole come sai non sono povere come molti pensano il loro peso talvolta può risultare schiacciante e direi, quantomeno offensivo.
La domanda vera è: perché per rendere più appetibile un ambiente di apprendimento, all’interno del quale i futuri cittadini si avvicineranno a nuove conoscenze di contenuti e di vita, si ricorre alla distinzione sociale?

Cosa c’è di fondamentalmente sbagliato in quel messaggio?
Il contenuto, quello che doveva rafforzare l’argomento centrale, ovvero il valore della scuole, motivo per cui iscrivere i propri figli.

Cosa è mancato oltre alla sensibilità?
Ti faccio un riepilogo:

– L’analisi degli interlocutori: avevano in mente i “ricchi”? Avevano in mente i “poveri”. Li hanno offesi entrambi
– La conoscenza del territorio: Monte Mario è un quartiere ad alta densità di popolazione socialmente eterogenea.
La conoscenza delle regole del web: il web è democratico, è informato, e non perdona
La conoscenza del contesto: si sta parlando di una scuola, argomento che meriterebbe approfondimenti di ben altro tipo: il valore dei docenti, l’orientamento metodologico, l’impegno nei confronti della cittadinanza (tutta). Che occasione sprecata!

La cosa che più stupisce è che ci si aspetta le pagine del sito di una scuola vengano gestite da persone competenti.
Il rispetto è una competenza non meno incisiva di quella tecnica.

Cosa fare per far estinguere simili eventi?
Studiare, studiare, studiare sempre!

Questa è la mia linea guida, il filo rosso di tutti i miei percorsi, pensati per dare (valore) e mai togliere (rispetto e dignità).
A cosa mi riferisco?
Ecco te lo spiego subito…qui.

Charlie Chaplin è dentro di te: tiralo fuori!

Stiamo forse per parlare di comunicazione non verbale?

Come si comunica senza parlare?
Non è un mistero fitto come sembra!

Come forse avrete avuto modo di vedere sui social, di recente sono stato a un concerto (Jovanotti !!! YEAH), e mi sono divertito un casino! Avrete anche notato, nel corso del video che ho condiviso, che non tutti si stavano divertendo come me e Roberto. Alcuni follower hanno commentato con stupore l’immobilità di due persone che sembravano annoiarsi in un concerto che di noioso aveva davvero poco.

Erano forse stanchi?Delusi?
Non posso dirlo con certezza, ma quello che hanno comunicato si avvicina più a sensazioni di questo tipo che non all’allegria. Ora, senza voler indagare troppo sullo stato d’animo dei miei compagni di concerto annoiati, volevo condividere con voi la riflessione e qualche contenuto sulla nostra spesso inconsapevole capacità di comunicare anche quando crediamo di non farlo. Il contesto indubbiamente fa la differenza e rende alcune situazioni meno gravi di altre, ma è necessario conoscere i meccanismi della comunicazione non verbale per avere una conoscenza più completa del nostro rapporto con l’esterno.

La ragione per cui è importante dedicare questo spazio alla componente non verbale e paraverbale della nostra comunicazione in pubblico è proprio per far sì che il nostro modo di muoverci, di controllare lo spazio in cui ci muoviamo, di muovere il nostro corpo, esprima coerenza rispetto ai contenuti che stiamo trattando e sia funzionale a rendere più chiaro il nostro messaggio, in questo modo saremo in grado di evitare gesti distraenti o segnali che possano rendere meno efficace la nostra comunicazione.
È all’inizio degli anni ’50 che gli studiosi hanno iniziato a muoversi nell’analisi della comunicazione non verbale, anche se l’interesse nei confronti di questo argomento si fa più acceso negli anni ’70.
L’importanza del linguaggio del corpo come strumento di comunicazione efficace era già chiaro a molti registi del cinema muto, i quali, non potendosi avvalere dell’ausilio delle parole, affidavano soprattutto ai gesti l’efficacia di un messaggio. Pensiamo ad esempio all’espressività del volto di Charlie Chaplin ,che riusciva a veicolare attraverso il linguaggio del corpo momenti di grande drammaticità con lo stesso talento con cui riusciva in altri a renderne la comicità.
Il linguaggio del corpo non può definirsi una scienza esatta, ma gli studi che dagli anni ’70 sono stati effettuati su questo argomento hanno reso possibile la conoscenza di dinamiche molto utili da conoscere, non solo per chi si dedica allo studio della comunicazione a livello professionale, ma per tutti.

Quello che è emerso dall’osservazione e dallo studio del comportamento delle persone mentre comunicano è che è tipico della natura umana comunicare con il corpo molto più di quanto non faccia con la parola. La comunicazione, infatti, avviene per il 55% attraverso segnali non verbali, lasciando alla comunicazione verbale un’incidenza del 7% e una piccola componente al paraverbale.

L’elemento quindi da prendere in considerazione è che nella comunicazione interpersonale quello che trasmettiamo con il nostro corpo rappresenta la parte preponderante del nostro scambio comunicativo, quindi tutti i contenuti trasmessi, spesso inconsapevolmente attraverso i nostri movimenti, costituiscono la parte più importante, così influente da poter rafforzare o addirittura contraddire le parole che accompagnano.
Per raggiungere un livello adeguato di comunicazione in pubblico è dunque necessario imparare a riconoscere questi segnali, non solo per controllarli quando siamo noi a parlare davanti all’uditorio, ma anche per capire come reagisce chi ci sta ascoltando dandoci spontaneamente un feedback sulla nostra comunicazione.

Quando si tratta di comunicazione non verbale non puoi permetterti di sbagliare!

Come salvarti da questo rischio?

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