Articoli

I 5 step della critica costruttiva

5 step affinché una critica sia costruttiva?
Proprio così, non uno in meno!

La scorsa settimana abbiamo parlato delle 3 azioni da evitare assolutamente per far sì che una critica si riveli costruttiva senza sminuire le relazioni con gli altri o il business in corso.

Oggi vedremo cosa fare, imparerai lo step successivo a quello che ti ha permesso di evitare la catastrofe!

Intanto ti dico: corri a rileggere le 3 azioni da evitare!

In secondo luogo cerca ora di capire come comportarti se devi avanzare una critica verso qualcuno, rifletti e ripensa a come lo fai di solito o a come qualcuno lo ha fatto con te 🤔


Come ti sei sentita/o in entrambe le situazioni?
Dove ti ha portato il tipo di emozione che hai provato?L’errore grande, e spesso irreparabile, che si commette quando si deve fare una critica è quello di basarsi sulle emozioni e di conseguenza sulle posizioni. Ben poco ci si concentra, in quei momenti, sugli obiettivi 👎

🔴  Il primo presupposto affinché una critica sia costruttiva è che mentre la si agisce venga comunque riconosciuto il valore della persona a cui è rivolta e delle attività che svolge. Per quanto possa a volte risultare difficile è molto importante riconoscere il valore di quello che fa anche se è proprio questo l’oggetto della critica.Entriamo subito nel merito dei 5 step:1 ➡️  chiedere il permesso. Ebbene sì. Chi ti dice che quella persona abbia voglia in quel preciso momento di accogliere la tua critica? Ok sei il suo capo. Non conta. Chi ti dice che l’imposizione sia il miglior modo per avanzare le tue osservazioni? Chiedere il permesso è una formula che di fatto non richiede effettivamente un’autorizzazione, ma prepara l’altro ad accogliere un punto di vista, una proposta di miglioramento, un parere discordante. Chiedere il permesso significa preannunciare con rispetto che si ha qualcosa da dirgli per rendere migliore il risultato.

2 ➡️  essere concreti. Un fatto, un’azione, un momento. Ci vuole precisione. Una critica generica non presenta specifici punti su cui lavorare. Non ha senso attaccare l’intera persona o l’intero progetto. Individua i dettagli precisi su cui vuoi esprimere la tua critica.

3 ➡️  descrivere i propri sentimenti. E qui ti voglio. Cosa c’entrano i sentimenti? Uh c’entrano eccome, specie se si tratta di esprimere un dissenso. C’entrano perché se devi dire che qualcosa non ti piace o ti infastidisce è bene che in primo luogo tu descriva come quella cosa ti ha fatto sentire. Come l’hai accolta.

4 ➡️  dare suggerimenti. Parti qui con le proposte. Non ha senso demolire. Nel suggerire cosa e come cambiare stai già mettendo in risalto quello che non va, non hai bisogno di ingigantirlo solo per il gusto di far notare l’errore. Sii proattiva/o, vai con le possibili proposte e soluzioni.

5 ➡️  spiegare le ragioni dei suggerimenti. Ovviamente le proposte vanno supportate con argomentazioni valide e oggettive, in cui tutti possano intravedere dei vantaggi. Porta delle prove a sostegno delle tue proposte.

Bene, sembra semplice, ma ti accorgerai di quanto sia facile cadere nella tentazione della critica senza considerare questi passaggi.


Non devi farlo!
Questo è il vademecum di una comunicazione efficace che genera 2 risultati strepitosi: buone relazioni, buoni risultati nel tuo business.

Il valore della critica nella Comunicazione: le tre azioni da evitare.

La critica nella comunicazione è fondamentale, ma sono ben tre le azioni da evitare per non rischiare di rovinare tutto.
Partiamo da zero.

La critica è uno strumento importante e applicarlo nel modo corretto è l’unico modo per sfruttarne il potenziale e soprattutto i vantaggi.

La critica per sua natura, e per colpa del pregiudizio, gode di una connotazione negativa.

Nella nostra cultura in passato è andata spesso di pari passo con modalità educative come la punizione o il riconoscimento della colpa, generando sentimenti molto negativi come la frustrazione, il senso di colpa, il senso di fallimento.

Ma in questo l’etimologia aiuta e ci fa notare che la parola “critica” ha la stessa radice della parola “crisi”, che, come ben sappiamo, è vittima della stessa sorte.
 
Sulla parola crisi però qualche segnale di lume c’è stato e già da qualche anno qualcuno la avvicina al concetto di “nuovo inizio” o “opportunità”. 
Lo stesso deve valere per la critica ma il percorso è un po’ più in salita.

Il bambino che a scuola sbaglia che iter segue?
Spesso ancora oggi: il rimprovero (davanti a tutti), la punizione, l’umiliazione di dover intraprendere l’apprendimento dell’errore commesso in una modalità tanto deprimente.
I collaboratori possono sbagliare allo stesso modo.
E lì che succede?
Dipende dal capo, dal team leader, dal supervisore, che il destino ti ha assegnato.

Anche nel mondo adulto e professionale viaggiano aneddoti di interventi molto aggressivi e offensivi nei confronti dell’errore di un collaboratore. Senza arrivare all’estremismo del mobbing esistono realtà in cui la cultura del rimprovero governa tuttora indisturbata.
Come nella migliori tradizioni radicate nel tempo, anche in questo caso è facile azzardare una previsione delle conseguenze:
la critica è pesante, il collaboratore subisce un’offesa che sconfina inevitabilmente nel personale.
 

Nella migliore delle ipotesi si innesca un meccanismo di conflitto pericoloso per la salute mentale dei collaboratori e per il business, nel peggiore dei casi il livello motivazionale del collaboratore si abbassa al minimo storico, entra in un loop di crisi di competenza, qui neanche oso entrare nel merito della quantificazione del danno.

Disastro.


🔴  Una comunicazione efficace ha la funzione di migliorare le relazioni e, anche nel caso della critica, esistono almeno 5 azioni che si possono intraprendere per renderla positiva e costruttiva.
Prima di entrare nella parte bella della storia, è utile operare dei tagli ed eliminare una volta per tutte quelle iniziative, non chiamarle strategie, volte al rimprovero, alla derisione, all’accusa, che danneggiano la persona e il business, perché, in entrambi i casi, sarebbe un grave fallimento.Evita:

  • la casualità temporale. Anche il momento della critica va preparato e pianificato, perché c’è una precisa logica da seguire. Non ha senso intervenire subito, sulla base dell’emotività, solo per la fretta di incolpare. Aspetta il momento giusto che si traduce piuttosto nel “pianifica il momento opportuno”.
  • la presenza di altre persone: prima di stabilire che un feedback negativo, una critica, possano essere utili per tutti, è necessario valutare dopo un primo confronto con il diretto interessato. Una volta estrapolati i contenuti utili di una critica allora si può strutturare una condivisione costruttiva.
  • la generalizzazione. Le critiche non circoscritte, quelle che mettono in discussione non un singolo evento, non una specifica azione, non un momento isolato, ma l’intero operato della persona, o addirittura, la persona stessa.

 

Lavora su questo e smantella vecchi modi di ragionare e di operare 💪

Al prossimo contenuto ragioneremo su come impostare una critica in modo positivo, efficace, costruttivo con 5 specifici step!


Stay tuned!