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Il mondo è cambiato, la comunicazione anche. Metti in pratica il principio di prossimità.

Che il mondo sia cambiato non c’è alcun dubbio.

Che la Comunicazione abbia avuto lo stesso esito neanche.

Realtà e comunicazione sono legate indissolubilmente. è tempo di sfide nuove perché è cambiata la realtà e di conseguenza il modo di concepire la quotidianità.

 

Il rapporto con il cliente è cambiato – sia esso interno o esterno -, non ci si incontra, ci si dà appuntamento su zoom, o se si riesci ad incontrarsi si evita la stretta di mano, la pacca sulla spalla con quelli più amici. I collaboratori si gestiscono a distanza, senza pausa caffè insieme per due chiacchiere, una risata … magari anche questo su zoom.

 

Ad un anno dall’evento epocale dell’emergenza sanitaria è cambiato il modo di concepire i valori per non parlare del loro ordine di priorità.

La sicurezza è diventato il mantra di chiunque, superando confini sociali, economici, territoriali. Tutti indistintamente vogliamo sentirci al sicuro. E guai se quella certezza manca, se quella speranza non si affaccia almeno una volta al giorno alla porta di ognuno.

Sostenibilità è diventato il valore che accende riflessioni e sensibilità. 

Relazione: quella parola magica che per alcuni è stata una nuova scoperta, per altri l’incubo di viverne senza o di condividere il tempo cercando di smussare o evitare la conflittualità.

Il distanziamento ha creato dei solchi tra le persone e dentro le persone, condizionando il loro modo di vivere per intero, ma soprattutto di porsi nei confronti degli altri.

Questi altri sono i cari lontani, i più vicini magari anche temuti o evitati, sono le relazioni che ci servono per lavorare, per fare networking, business. Insomma, il nuovo mondo ha determinato la nascita di nuove forme di Comunicazione, non nuove nella loro natura magari, ma nuove nei contesti improvvisamente stravolti, nuove nella percezione, nuove negli obiettivi.

Anche le parole sono cambiate.

Puoi forse più dire “ci vediamo” senza che nell’altro inneschi il pensiero “speriamo, che qui non si sa mai”.

Non puoi più motivare parlando di “accettare una sfida senza che il pensiero vada alla sfida della salute, per la vita. 

“Ce la faremo, dai!” un tempo era la frase dei coach, oggi ti rimanda subito a chi sta combattendo in terapia intensiva ed è inevitabile che sia così, che il pensiero vada lì.

Tutte le frasi, le incitazioni, le parole che prima usavamo con disinvoltura e con intenti positivi, oggi pur mantenendo l’intento positivo vengono ricontestualizzate e diventano angoscianti allusioni.

La mia domanda è: di cosa ha bisogno oggi il mio interlocutore?

La risposta che mi sono dato, prima di interrogarmi sulle parole, è che il mio interlocutore ha in primo luogo bisogno di sentirmi vicino a lui ovvero di vedere agito il principio di prossimità. 

Eh sì, proprio lui, Ovviamente non parliamo di una prossimità fisica, ma di una vicinanza vera anche quando il mio interlocutore non può vedermi. 

Hai presente quella sensazione che provi quando i tuoi cari sono lontani, ma senti che ci sono?

Hanno attenzione, cura di te, vogliono davvero sapere come stai, al di là dei tuoi risultati o successi a loro interessa sapere come ti senti, dentro di te. 

Ecco, a questo mi riferisco quando parlo di principio di prossimità.

Per il nostro cliente il discorso è analogo, ha bisogno di noi, di sentirci vicino senza il bisogno da parte nostra di vendergli qualcosa. 

 

Il principio di prossimità si può in questo modo mettere in pratica:

dando dei consigli, facendo sentire il cliente sicuro del fatto che le scelte fatte sui tuoi prodotti magari facciano il suo bene e quello della collettività, che si senta sicuro del fatto che venire a contatto con te, con il tuo ambiente, con il tuo prodotto non lo esponga a rischi di salute. Oggi anche questo assume un valore elevatissimo.

Il tuo cliente ha bisogno di sentirsi importante per te.

Un errore da non commettere per esempio? Non iniziare con lui una telefonate con un “come stai?”

Ti chiedi il perché?

Perchè c’è un retaggio dietro la frase “come stai” … tutte le volte che la senti sai che a breve riceverai una proposta o una richiesta … che palle!

Ed oggi, in questo contesto, in questo nuovo mondo, “ciao, come stai” non può significare che alla prossima frase cercherò di venderti qualcosa.

Non è questo oggi il modo di avere cura del tuo cliente.

Prossimità, cura, interesse vero.

La sua realtà è cambiata, il tuo modo di esserci deve cambiare.