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I sei step di un ascolto efficace!

Ti è ormai chiaro quanto l’ascolto sia un elemento chiave per una comunicazione efficace.
Spesso la capacità di ascoltare in modo empatico è resa possibile o facilitata da tutta una serie di accorgimenti “preparatori”, dei veri e propri step di un ascolto efficace.
L’ascolto è uno dei fattori chiave di una Comunicazione efficace, per questo è importante conoscerne le caratteristiche e soprattutto gli effetti della sua applicazione.   
 
L’ascolto empatico presuppone che si crei un momento di forte sintonia tra chi parla e chi riceve, è quindi importante che l’ascoltatore sia anche in grado di comunicare che è pronto ad accogliere dimostrando all’interlocutore la propria disponibilità nel dedicare tempo e attenzione a ciò che ha da dirgli.
 

Gli step di un ascolto efficace

Può essere utile tenere a mente i seguenti fondamentali step per un ascolto efficace, metti queste tips nella tua cassetta degli attrezzi!
 
  • Poniti di fronte al tuo interlocutore per poterlo guardare negli occhi. Si ascolta con le orecchie, è vero, ma sappiamo quanto il non verbale possa contribuire a creare empatia e a comunicare vicinanza;
  • Ritagliati del tempo dedicato al tuo interlocutore: se una persona ti sta parlando di qualcosa apprezzerà molto il fatto che tu ti sia ritagliato del tempo per poter dedicare all’ascolto la massima attenzione;
  • Evita di rispondere prematuramente a quel che dice, prenditi tutto il tempo per assimilare i dettagli che ti trasmette, le sfumature della sua voce, l’enfasi che pone su alcuni contenuti piuttosto che altri;
  • Non omettere né aggiungere elementi nel riformulare ciò che hai ascoltato: attenersi sempre alla versione dell’emittente (per usare termini tecnici). 
  • Assumi una posizione confortevole in modo da non doverti spostare e distrarre il tuo interlocutore;
  • Elimina o fai in modo di gestire i rumori: questi possono essere esterni, quindi legati al contesto o all’ambienti, oppure interni, quando ad esempio abbiamo troppi pensieri.
Questi strumenti se applicati con cura e attenzione possono davvero fare la differenza tra un ascolto approssimativo e un ascolto davvero efficace.
Se invece vuoi essere tu a fare la differenza … lavora su tutti gli aspetti della tua Comunicazione per far sì che ti porti direttamente al raggiungimento dei tuoi obiettivi.
Cosa fare per approfondire il tema dell’ascolto e avere una Comunicazione Efficace e proficua?
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I livelli di ascolto: l’escalation di una Comunicazione efficace

Analizzare la differenza tra “sentire” e “ascoltare” ci ha aperto le porte verso questo universo complesso che è l’ascolto.
Abbiamo visto come il vero elemento differenziante sia, non solo l‘intenzionalità dell’azione di ascoltare, ma soprattutto l’assunzione di responsabilità nel porsi in una condizione di ascolto.
Una volta appurata questa differenza c’è da porsi un’altra importante domanda: come si differenzia al suo interno l’ascolto?
Ci sono diversi modi di ascoltare?
Ebbene, ovviamente, sì.
Anche l’ascolto conosce una sua differenziazione interna che si esprime nei diversi livelli di ascolto.

I livelli di ascolto

L’attenzione dedicata all’interlocutore, la responsabilità che ci assumiamo nell’ascoltare, possono variare da situazione a situazione, da persona a persona e anche da stato d’animo a stato d’animo.
Insomma non tutti ascoltiamo nella stessa maniera e soprattutto una persona non ascolta sempre nello modo.
Per questo è stata operata una distinzione tra tre diversi livelli di ascolto.

Primo livello: ascolto passivo.

Immagina di ascoltare un podcast, una presentazione, una lezione che ti interessa.
Puoi ascoltare, ma non intervenire.
Il tuo livello di attenzione e concentrazione può essere sicuramente alto, ma non c’è un’interazione con gli interlocutori.
Questa modalità è definita passiva e non va confusa con il sentire, quest’ultimo infatti, come abbiamo visto si riferisce agli aspetti organici dell’azione agita dall’udito.
L’ascolto passivo può avere un alto livello di attenzione, ma è definito passivo perché non c’è interazione, ma solo la registrazione delle informazioni ricevute.

Secondo livello: ascolto attivo.

Qui siamo a un passaggio evolutivo successivo.
L’ascoltatore, infatti, dopo aver recepito le informazioni è anche in grado di rielaborarleriformularle per dare evidenza del livello di attenzione e partecipazione.
In questa fase dunque, oltre all’assimilazione dei contenuti, entra in gioco anche la capacità di interpretare e rielaborare.
In questo livello dunque, il destinatario assume la posizione di emittente e restituisce, senza aggiungere o togliere, quello che ha ricevuto e rimanda all’altro la comunicazione ricevuta.

Terzo livello: ascolto empatico.

Qui il salto di livello è dato pienamente dal significato della parola empatia e dalla sua applicazione.
Infatti l’ascolto empatico si verifica quando il destinatario entra così tanto in sintonia con il mittente da condividerne lo stato d’animo.
Questa condizione si manifesta non solo nella restituzione verbale del messaggio ricevuto, magari attraverso una risposta, ma anche nel linguaggio non verbale attraverso gesti e prossemica.
Le distanze si accorciano e gli atteggiamenti sono di maggiore apertura.
Questi tre livelli di ascolto rappresentano tre parametri di riferimento per lo studio dell’ascolto come processo complesso, non sono sempre così nettamente distinte le situazioni e le condizioni di ascolto.
L’ascolto è uno degli elementi più importanti di una Comunicazione efficace, per questo è importante conoscerne il funzionamento.
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pubblico-ascolto

Vuoi che il tuo pubblico resti in ascolto? Per te 4 preziosi segreti!

Sai qual è l’incubo peggiore di chi deve parlare in pubblico?
Sì che lo sai: vedere le facce di chi ascolta vagare nell’etere!
Dai pericoli della noia e della distrazione ti ho già messo in guardia, ma non è tutto.
Se invece di immaginare il disastro di non essere ascoltato provassi a visualizzare la gioia di un pubblico partecipe alla tua presentazione?
Vero che è tutta un’altra musica?
La Comunicazione in generale funziona così: solo se il messaggio arriva nel modo giusto il destinatario può accoglierlo contribuendo al raggiungimento degli obiettivi del mittente.
Non c’è altra strada.
Quello che bisogna fare, dunque, non è mai abbracciare la fortuna e sperare che faccia sedere tra il nostro pubblico solo persone interessate, ma fare in modo che diventino interessate e partecipi proprio grazie a quello che stiamo dicendo.
Cosa fare allora?
Molte cose, a dir la verità, ma sarebbe piuttosto complicato esaurirle in un articolo.
In questo preciso istante, proprio questo, quello che puoi fare è prepararti al meglio su tutto quello che ti serve per la tua Comunicazione Efficace.
Parole, gesti, piccoli movimenti: ogni elemento fa la sua parte e influenza il risultato finale.

Quattro  segreti per un pubblico attento e partecipe

Prima di aprirti lo scenario completo voglio però lasciarti un regalo: 4 segreti per far sì che il tuo pubblico sia attento e partecipe.
👉 Brevità: cerca di andare al sodo subito e se l’argomento prevede un preambolo lungo anticipa intanto il focus del discorso!
👉Creatività: quel che hai da dire sicuramente è già stato detto, ma non come potresti dirlo tu! Ogni persona ha l’incredibile opportunità di dare il suo originale contributo alle cose, quel tocco di creatività fondamentale per differenziare il contenuto stesso o il modo per veicolarlo.
👉Empatia: usa le emozioni per arrivare al pubblico. Osserva le persone, fai domande per capire quali corde toccare e soprattutto arricchisci il tuo discorso con le tue personali emozioni!
👉Coinvolgimento: se vuoi che il tuo pubblico sia partecipe devi essere tu per primo in grado di coinvolgerlo. Interagisci, cerca feedback, chiama le persone a prendere parte a quel che si sta dicendo.
Questi 4 segreti sono solo una piccola, ma fondamentale, parte di quello che puoi fare per tenere il tuo pubblico in ascolto.
Ogni strategia di Comunicazione è davvero efficace solo che chi la adotta è stato in grado di scegliere quella soluzione tra molte.
Questo richiede che un buon oratore, o speaker, come preferisci, debba conoscere la vasta gamma di opportunità che questa immensa disciplina offre, solo così è possibile approdare alla parola giusta, alla comprensione dell’espressione facciale alle modalità più efficaci in generale.
Io mi occupo di ognuno di questi aspetti da anni e ne ho visti di risultati!
Se anche tu vuoi incrementare i tuoi risultati devi cominciare ad arricchire il tuo bagaglio di ogni elemento utile.
Io ho già un evento da proporti: voglio renderti partecipe di un percorso che ho appena progettato e sta per uscire!
25 Febbraio
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comunicazione - ostacoli

Quali ostacoli può incontrare la comunicazione? Cominciamo dal più ostinato!

Hai presente quella soddisfazione infinita che si prova quando tieni molto a quello che hai da dire e i tuoi interlocutori sono all’ascolto con entusiasmo e partecipazione?
Ecco, questo scenario idilliaco nel mondo reale non va immaginato come un punto di partenza, ma di arrivo.
Non importa se il pubblico da conquistare è composto da centinaia di persone o poche: se quel messaggio arriva nel modo giusto a chi desideri il tuo obiettivo è centrato!

Gli ostacoli di una Comunicazione efficace

Come ogni processo che coinvolge più attori, anche la Comunicazione può essere concepita come un percorso di un certo contenuto da un punto di partenza a uno o più punti di destinazione.
Ogni viaggio però, per sua natura, presenta degli ostacoli: il nostro compito è individuali e sviluppare le competenze per evitarli, o, al più tardi, per superarli.
Torniamo al momento immaginativo: hai qualcosa di veramente forte da raccontare, un messaggio importante da veicolare, un progetto da presentare ma le espressioni dei tuoi interlocutori raccontano un mood meno vivace di quello che ti aspettavi?
Qualcuno sbadiglia, qualcun altro guarda il telefono, il meteo dalla finestra … e tutti sembrano concentrati in qualcosa di profondamente distante da quello che stai cercando di comunicare tu.
Cosa provi?
Già sei in grado di prevederlo: imbarazzo, frustrazione, senso di incompetenza, dispiacere.
Eppure hai lavorato tanto alla tua presentazione.
Cosa non ha funzionato?
Cosa si è impiantato tra te e quello che volevi dire?
Un qualcosa di profondamente pesante e difficile da rimuovere: la noia!
Uno dei più ostinati nemici di una comunicazione efficace è proprio lei.
Ogni mittente, è così che tecnicamente si definisce chi dà il via a un processo comunicativo, deve affrontare l’eventualità di questo pericolo e predisporre il proprio messaggio in modo accattivante considerando:
  • il contesto
  • gli interlocutori
  • il messaggio stesso
Detta così sembra facile, eppure, anche nel pieno rispetto di tutte le caratteristiche di questi tre elementi, il pericolo noia persiste.
Perché?
Perché non è strettamente legato a nessuno di questi tre elementi, bensì a tutta una serie di azioni che puoi scegliere di mettere, o non mettere, in campo in un processo comunicativo.
Quali sono?
Lo scopriremo presto!
Intanto ben venuto nel mondo della Comunicazione efficace su cui ti consiglio di non smettere mai di voler imparare.
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soft - skill

Relazioni interpersonali e soft skill: costruire la relazione organizzativa.

Mentre la relazione organizzativa si concentra sulle persone relativamente al contesto aziendale di riferimento, la relazione interpersonale vede ogni interlocutore in primo luogo come una persona.

Per far sì che all’interno di un team si sviluppino relazioni proficue – per le persone e per il progetto – è necessario programmare degli interventi formativi incentrati sulla Comunicazione.

Ogni persona parte da una base diversa, è importante dunque che in base ai propri requisiti iniziali sviluppi o affini delle nuove competenze. In questo caso non parliamo di competenze tecniche o di settore, ma di quelle competenze comunemente definite soft skill, particolarmente utili nella gestione degli aspetti relazionali del lavoro, che hanno un forte impatto sui risultati finali.

Quali sono le soft skill su cui impostare dei percorsi formativi per le relazioni di progetto?

Focus sulle più importanti:

  • la capacità di distinguere i fatti dalle opinioni. Qui tocchiamo un tema fondamentale perché verte sulla capacità di tenere le emozioni lontane dalla valutazione dei fatti. Le opinioni personali non devono prevalere sull’oggettività degli eventi;

 

  • la capacità di guardare oltre nelle persone e non fermarsi ai loro ruoli, ma indagare, ad esempio le loro aspettative, i loro timori, relativamente al progetto in essere. Il dialogo, la capacità di osservare i loro comportamenti e ascoltare le loro esigenze sono gli strumenti chiave per aprire un canale di comunicazione con loro; Il dialogo, la capacità di osservare i loro comportamenti e ascoltare le loro esigenze sono gli strumenti chiave per aprire un canale di comunicazione con loro;

 

  • la capacità di prendere le distanze dalle proprie credenze uscendo dal perimetro degli schemi di ragionamento abituali. Quando ci si relaziona con gli altri è fondamentale saper ragionare con altri parametri, facendo uno sforzo di superamento dei nostri abituali modi di affrontare le cose, che non possono non essere efficaci con tutti e in tutti i casi;

 

  • la capacità di ascoltare in modo empatico, manifestando con il linguaggio del corpo segnali di accoglienza, di assenso, di comprensione;

 

  • la capacità di dare un feedback sincero e costruttivo. Restituire un feedback innesca un circolo virtuoso di miglioramento e costruzione della relazione e del progetto.

 

  • la ricerca di un equilibrio tra formalità e informalità nella relazione con tutte le persone coinvolte. Professionalità, serietà, ok. Ma anche e soprattutto rapporti tra persone!

Al lavoro!
Non c’è un solo minuto da perdere.
Cosa devi fare?
Ovvio …

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soggettività - e- oggettività - comunicazione

Stakeholder di progetto: soggettività e oggettività nella comunicazione.

Quando si parla di stakeholder di progetto devi visualizzare davanti ai tuoi occhi tutte le persone che ruotano intorno a un’attività.
 
Trattandosi per l’appunto di persone, non devi mai perdere di vista il forte peso della soggettività nelle dinamiche tra queste persone.
 
Dinamiche professionali, sì, ma comunque condotte da individui con caratteristiche personali, con valori, timori, criteri di valutazioni soggettivi.
 
Tutti gli interlocutori di un progetto agiscono a livello comunicativo in 2 direzioni: con gli altri e tra di loro. 
Questa facile premessa porta a presagire un possibile  pericolo: quello che gli aspetti soggettivi delle relazioni tra questi protagonisti agiscano sull‘oggettività dei contenuti che si scambiano.
Questo sarebbe deleterio per il buon esito del progetto e dunque per il business dell’azienda.
La soggettività è un fattore complesso, è quanto di più personale possa esserci per un individuo, come la parola stessa suggerisce, ma a seconda di come interviene, ha un grosso potere di influenza su elementi oggettivi.
♦️ La soggettività costituisce una sorta di filtro.
 
Murakami Haruki sostiene che tre quarti di quello che vediamo è dietro ai nostri occhi, perché è solo con i nostri di occhi che leggiamo gli eventi e attribuiamo significati.
 
Il rischio della soggettività è che quel filtro può esasperare criticità o amplificare entusiasmi, il tutto a scapito dell’oggettività che per natura è neutrale.

La comunicazione efficace di progetto 

All’interno di questo intreccio tra soggettività e oggettività non bisogna mai perdere di vista l’obiettivo: una comunicazione di progetto efficace
 
C’è una formula in grado di fissare i parametri di questa efficacia: una comunicazione efficace di progetto si ottiene quando la componente soggettiva delle relazioni tra le persone è orientata verso la valorizzazione dei contenuti del progetto
Al contrario, quando la soggettività delle persone distorce i contenuti del progetto, quest’ultimo verrà percepito negativamente, in termini di costi, obiettivi, risorse impiegate. 
Le aziende sono fatte di persone ed ogni persona porta con sé un universo di valori e di interpretazione della realtà.
Come mettere d’accordo tutti a vantaggio di una comunicazione di progetto efficace
Facendo in modo che le relazioni interpersonali siano efficaci, attraverso tre nobili e molto significative azioni:
  1. spostare il  punto di vista, decentrandosi quindi dal proprio sistema valoriale e andando incontro a quello degli stakeholder;
  2. creare contatto con gli stakeholder;
  3. comprendere l’altro attraverso l’applicazione dell’ascolto empatico.
Tutte queste cose no, non arrivano dal nulla e all’occorrenza.
Sono competenze da acquisire o affinare.
Come?
comunichi-mentre-ascolti

Come comunichi mentre ascolti? 3 segreti per creare intesa con il tuo interlocutore!

Come comunichi mentre ascolti?
Ebbene sì, la domanda centrale è proprio questa.
Si sente spesso la declamazione delle virtù del buon ascoltatore, ma nel dettaglio cosa bisogna fare per essere un buon ascoltatore?
3 cose prima di ogni altra:
🔍 mantenere il contatto con gli occhi
🔍 comunicare attraverso movimenti della testa
🔍 effettuare l’eco posturale (non è un esame medico, no!): rispecchiare in modo naturale il linguaggio del corpo di chi parla attraverso la postura.
Un focus dettagliato va dedicato nello specifico ai movimenti della testa che hanno un ruolo fondamentale, e per questo delicato, al punto che saperli utilizzare significa fare in modo che l’interlocutore non possa mai fraintendere.
In particolare attraverso un cenno della testa puoi:
➡️  incoraggiare, manifestando interesse a chi parla
➡️  confermare, mostrandoti presente, in ascolto
➡️  manifestare comprensione, come a dire “ok sto capendo”
➡️  approvare, facendo capire che si condivide il punto di vista di chi parla
➡️  acconsentire: far capire all’interlocutore che agirai in funzione di quel che sta dicendo.
Può sembrare incredibile che il solo gesto di annuire con la testa abbia il potere di dire tutte queste cose.
Molti non riescono a comunicare nemmeno attraverso questo semplice gesto semplicemente perché non gli viene spontaneo, si concentrano sulle parole, non gli sfugge una virgola, peccato che l’interlocutore questo non lo sa e può non cogliere il livello di attenzione di chi parla penalizzando l’efficacia del momento comunicativo.
Piccola nota per chi ama i numeri: esperimenti e osservazioni sul campo hanno rilevato che gli ascoltatori che tendono ad annuire comunicando con il movimento della testa tendono ad ottenere quattro volte più informazioni rispetto a chi tiene la testa immobile 🏅
Quindi occhio, anzi testa, meglio ancora: occhio alla testa 🧐
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Ci sta!

Scrivimi: info@matteomaserati.it

Intanto puoi dare un’occhiata qui!

Le soft skills per diventare un leader eccellente

Oggi ti parlo di leadership!
Sai che quando si parla di soft skills il tema mi sta particolarmente a cuore e nel definire il profilo del leader le soft skills hanno un ruolo determinante.
Partiamo da lui: il leader.
Chi è? Cosa lo rende tale?

Per definizione, partiamo sempre dalle parole, un leader è una persona in grado di guidare (da “to lead” guidare, condurre) un gruppo verso un obiettivo comune.
Un leader competente solitamente è in grado di spiegare agli altri cosa devono fare, a fare in modo che acquisiscono gli strumenti per rendersi autonomi in primo luogo da lui.

Entrando però nella sfera delle competenze, ce ne sono di specifiche, è lecito ad esempio porsi la domanda: cosa distingue un leader dagli altri componenti di un gruppo?

Da quali step è costituita la crescita di un leader?

Queste domande rappresentano il punto di partenza per avere in azienda dei team produttivi e equilibrati.

Attraverso la voci dei collaboratori e l’individuazione di un comune denominatore tra le skills dei leader eccellenti è possibile individuare specifiche caratteristiche di un buon leader e di un leader meno buono.

A quanto risulta dalle risposte fornite, il 90% dei dipendenti sostiene che è più propenso a restare legato a un datore di lavoro che dimostra empatia. Questo ci porta a concludere che trovare un leader capace di mettere in atto empatia può aumentare il tasso di retention della tua azienda.
Le soft skills, lo ripeto da decenni, sono fondamentali quanto le competenze tecniche nella corretta gestione di un progetto.

Ti stai chiedendo quindi quali siano le caratteristiche di un buon leader?

Prendi nota:

  • Sa delegare
  • Gestisce bene il proprio tempo
  • Ascolta con attenzione
  • Si focalizza sulle soluzioni
  • Condivide i meriti

Di contro, un cattivo leader:

  • Microgestisce
  • Si occupa di mille cose alla volta
  • Predomina nelle conversazioni
  • Antepone la critica alla lode
  • Punta il dito

Un dato rilevato dal Global Trends 2019 riportato da Linkedin ci racconta che il 92% delle persone ritiene che le soft skills contino addirittura più delle hard skills.

Ma quali sono quindi queste soft skills?

Ti svelerò tutto al prossimo post!

Le parole sbagliate sono come la grandine che distrugge i raccolti: ecco cosa evitare.

Ieri ho sentito un tizio pronunciare la seguente frase: “ a seconda di come dici le cose può venir giù la grandine!”.
Non ho ben capito quali origini territoriali abbia questa espressione, ho fatto una veloce ricerca nel repertorio dei proverbi, ma non l’ho trovata. Potrebbe trattarsi di un’espressione coniata all’istante o magari di un modo di dire perpetuato nella sua famiglia.
Ovviamente mi sono detto “urca se ha ragione!” e magari questi effetti si fermassero a una grandinata.
Ho cominciato a pensare alle centinaia di storie che mi vengono raccontate , direi proprio sottoposte, durante le migliaia di ore che passo insieme a gruppi di manager professionisti e persone che vogliono migliorare , e così ho fatto saltare un tassello nel mio piano editoriale di oggi e ho detto “oggi devo parlare di questo, perché le cose non succedono per caso e non posso esimermi visto che sono il promotore del #semprelaparolagiusta.

Voglio essere utile per te e quindi entro nel tecnico per aiutarti a risolvere situazioni che sicuramente, nel tuo privato, si saranno verificate.
Voglio che quello che dico ti torni utile, quindi, adesso, apri la mente e rifletti su quello che sto per dirti.
Parti da questo presupposto: devi dire qualcosa a qualcuno ed è importante.
Ci tieni, ci pensi, ti sta a cuore la questione. Non puoi sbagliare.

Ecco i fattori da cui devi tenerti alla larga per evitare di trasformare la comunicazione in una bomba a orologeria.

  • La comunicazione indiretta: ovvero impostare una processo comunicativo in cui una terza persona parla al posto tuo o per tuo conto.
    Ti chiedo ? hai bisogno di aiuto? Da solo non ce la fai? Che bisogno c’è di mettere in mezzo altre persone? Qui l’area di rischio è vastissima, in primo luogo perché affidare un’informazione ad un’altra persona significa esporsi al rischio dell’interpretazione, può dunque accadere che le cose vengano involontariamente riportate in maniera diversa da quello che sono nella realtà. In secondo luogo hai mai pensato che le persone non amino essere coinvolte in faccende delicate che non le riguardano? Senza considerare che la persona a cui dovresti comunicare direttamente la cosa potrebbe non gradire la condivisione di un fatto privato. Come avrai capito in quest’area il danno possibile è molto molto esteso.
  • E’ necessario lavorare molto sul tono da scegliere per evitare di essere aggressivo o accusante. Quando ci sono di mezzo gli aspetti emotivi è molto complicato controllare questo aspetto perché in qualche modo è come se si conducesse da solo senza il tuo controllo. Va da sé che molto dipende dal motivo del confronto e dall’interlocutore, ma in linea di massima, per gli obiettivi della comunicazione, perdere il controllo non va mai bene perché si rischia di perdere la lucidità necessaria per focalizzarsi sulle informazioni da trasmettere.
  • Il momento e il contesto non sono un “di cui”. Spesso l’importanza che attribuiamo alle situazioni da affrontare, la priorità che riconosciamo a quello che dobbiamo dire non ci consente di agire al momento e nel luogo giusto. Molte volte mi sono soffermato sull’importanza di questi due elementi capaci di fornire una cornice anche molto alterata delle azioni da intraprendere. Valutare le situazioni di contesto significa porsi anche delle domande sull’interlocutore: può essere un buon momento per consegnargli determinate informazioni? Che tipo di momento emotivo sta vivendo? Questo non significa fargli una seduta psicologica prima di parlargli, ma piuttosto instaurare un livello di empatia capace di preservare entrambi da una comunicazione inadeguata.
  • Parlare senza ascoltare. Sì ok, hai qualcosa da dire e lo abbiamo capito, ma non significa che tu debba travasare nell’altro parole a dismisura travolgendolo completamente. Concedi al tuo interlocutore, e a te stesso, l’opportunità di una comunicazione completa, equa, efficace, possibile solo attraverso l’ascolto delle sue argomentazioni.
    Il silenzio. Ti sembra strano vero? Non hai idea delle catastrofi generate dalle cose non dette, dalle parole trattenute per orgoglio, per pregiudizio verso l’altro o per paura. La mancanza di comunicazione, o peggio gli equivoci generati dalla scelta del silenzio, possono avere delle conseguenza devastanti, separando le persone per anni e, nell’esperienza di chi si racconta con me, purtroppo devo dover aggiungere talvolta per sempre.

Ci tenevo che oggi leggessi proprio questo e non voglio fermarmi qui, voglio darti altro …vieni a scoprirloqui!

Le 10 cose da non far dire alla tua bocca

Mentre ripercorro un articolo di Forbes di qualche tempo fa sulle cose da non far dire al tuo corpo, rifletto su quella che da sempre è la mia linea d’azione e che è all’origine dell’hashtag #semprelaparolagiusta … e mi rendo conto che sarebbe davvero il caso di fare un decalogo delle cose da non far dire alla nostra bocca per rendere più efficace la nostra comunicazione.

Prendi nota perché qui si entra nel merito dei tuoi discorsi!
10 cose da non far dire…alla tua bocca!

  1. Non esprimerti a suon di negatività! Per quanto possa essere giusta la causa, non è mai una buona idea trasmettere all’interlocutore un messaggio utilizzando toni, parole, atteggiamenti che richiamino la negatività.
  2. Conta le volte in cui citi te stesso! Hai mai notato quante volte dici la parola “io” all’interno di una conversazione? Per descrivere il tuo stato d’animo, per mettere in luce i tuoi meriti, per raccontare esperienze che reputi fondamentali da raccontare? Ricorda che in ogni persona c’è un “io” e l’interlocutore potrebbe essere infastidito, o anche offeso, da un eccesso di egocentrismo a scapito del confronto con l’altro.
  3. Chiudi la bocca ogni tanto! Metti in atto uno dei più preziosi strumenti di comunicazione: l’ascolto. Entra in empatia con l’altro, con un pubblico, con chi ti sta davanti. Solo concedendoti momenti di ascolto attivo potrai davvero intraprendere una conversazione alla pari ed efficace in termini di Comunicazione!
  4. Non avere fretta di nominare i tuoi difetti! Proprio così. Non si tratta di nascondere o omettere, si tratta semplicemente di concentrarsi sulle proprie virtù per comunicare il meglio di sé agli altri, sia attraverso le parole che attraverso i comportamenti.
  5. Non tirare in ballo persone che non sono presenti e non possono difendersi né produrre argomentazioni. Ci sarà un momento per offrire loro la possibilità di spiegarsi.
  6. Non nasconderti dietro la comunicazione scritta per dare sfogo all’orco che c’è in te! Questo fenomeno ha preso piede in particolare con l’avvento dei social, dove tutti, anche gli insospettabili, si sono sentiti investiti del potere di esprimersi su tutto sentendosi protetti da un’esposizione meno diretta (ma molto più massiva ahiloro!)
  7. Non parlare male degli altri per supportare le tue tesi. Se le tue argomentazioni sono convincenti, i contenuti validi e le tue capacità oratorie eccellenti, non hai bisogno di servirti delle debolezze dei tuoi competitor, in qualunque ambito.
  8. Non perdere mai di vista il contesto. Affinché tutto ciò che dici sia congruo, coerente e funzionale chiediti sempre se è in una giusta relazione con il contesto. Il significato delle parole, dei toni, dei movimenti ha ragione d’essere se legato al contesto.
  9. Non esagerare con le citazioni! Dai mettici qualcosa di tuo! Poi se un personaggio autorevole ci ha già messo lo zampino tanto meglio, ma non puoi tenere un discorso saltando da una citazione all’altra!
  10. Rispetta sempre, attraverso le parole, chi hai di fronte. Non sai chi sia, che storia abbia, cosa stia provando in quel momento. Sai solo che è lì per te, davanti a te e ti sta ascoltando: preoccupati sempre che le parole che usi non siano offensive nei confronti di nessuno.

Hai preso nota di tutto?
Sei pronto per fare un giro in un mondo più vasto?
Non posso svelarti tutti i segreti della Comunicazione se non sai usare #semprelaparolagiusta!

Corri a leggere qui!