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Comunicazione verticale e orizzontale: l’equilibrio è nel project management.

Nell’ambito di ogni progetto, e soprattutto all’interno di ogni team, convivono 2 diverse tipologie di comunicazione: verticale e orizzontale.
Quali sono le differenze?

Comunicazione verticale e orizzontale

Partiamo dalle cose semplici: ogni comunicazione chiama in gioco diversi elementi, tra i quali spiccano come protagonisti assoluti tutti i soggetti coinvolti nello scambio comunicativo e tutto ciò che è oggetto di quello stesso scambio.
Quindi, tornando alle definizioni, possiamo affermare che:
♦️ la comunicazione verticale riguarda la trasmissione dei contenuti
♦️ la comunicazione orizzontale riguarda la costruzione di relazioni
Il principale obiettivo della comunicazione verticale è il passaggio delle informazioni e la restituzione di un feedback rispetto alle stesse.  Trattandosi di un transito di informazioni i tempi del feedback sono differiti nel tempo.
Nelle comunicazioni verticali spesso l’iter del messaggio è accompagnato da aspettative di ritorno molto alte.
Questa tipologia di comunicazione è caratterizzata da un discreto livello di freddezza e regolata da specifiche gerarchie il cui principale obiettivo risiede nella realizzazione del contenuto dell’informazione in corso.
La gestione della comunicazione verticale ha come principale obiettivo quello di far in modo che l’oggetto del messaggio si presenti come un’opportunità, per questo si fa un gran lavoro di progettazione prima di diffonderla.
Il punto focale della comunicazione orizzontale, invece, risiede nella condivisione di pianificazioni, attività, risultati.
Il suo obiettivo è quello di agire in parallelo un lavoro di costruzione delle relazioni tra i membri del team.
Per questo motivo è più spontanea della precedente, meno programmabile e sicuramente più immediata e veloce in termini di feedback.
Il suo focus non è informare, ma creare relazione.
L’andamento del flusso di una comunicazione orizzontale può essere divergente rispetto all’obiettivo iniziale proprio perché entrano in gioco in gran percentuale dinamiche di relazioni umane, individuali e di gruppo.
Puoi facilmente immaginare come queste dimensioni, descritte qui in modo distinto e separato, possano incrociarsi e complicarsi all’interno di un team di lavoro e nelle attività di gestione ed esecuzione di un progetto.
Come uscire da questa complessità?
Con un project management che abbia cura delle competenze dei suoi team leader in termini di comunicazione efficace.
Sta nelle abilità del project manager trovare un equilibrio nelle complesse dinamiche di comunicazione verticale e orizzontale, entrambe necessarie.
Si parte sempre dalla comunicazione e, qualunque sia il tuo ambito professionale o di interesse, se vuoi che le tue attività prosperino e che questa prosperità duri, non devi mai smettere di lavorare sulla comunicazione.
Qualunque sia il tuo livello parti o riparti da qui👇
miglioramento - continuo

Comunicazione di progetto: relazione e miglioramento continuo.

All’interno delle comunicazioni di progetto agiscono due leve molto importanti: la persuasione (leggi l’articolo della scorsa settimana se lo hai perso) e l’obiettivo di miglioramento continuo.
Mentre la persuasione si basa sulla capacità di condizionare il comportamento degli altri, l‘obiettivo di miglioramento continuo punta alla capacità di agire senza pregiudizi nella costruzione della relazione all’interno del team di lavoro.
 

Il miglioramento continuo nella relazione con gli stakeholder

Affinché ci si possa porre un obiettivo di miglioramento continuo della propria relazione con gli stakeholder, è necessario compiere in primo luogo 2 azioni:
  • liberarsi dal pregiudizio
  • pianificare non dei singoli interventi comunicativi, ma dei veri e propri cicli che includano fasi di apertura, ascolto, interpretazione, analisi, chiusura e controllo dei risultati.
Alla luce di queste premesse, secondo l’Istituto Italiano di Project Management,  quello che rende davvero efficaci i cicli comunicativi all’interno delle comunicazioni di progetto è la capacità di generare:
♦️ la creazione: come nascono le idee?
♦️ la raccolta: come vengono organizzate?
♦️ la distribuzione: cosa va comunicato a chi?
♦️ l’archiviazione : come archiviare le informazioni?
♦️ il recupero: deve essere facile e veloce;
♦️ l’accessibilità: facile quanto il recupero;
♦️ la valorizzazione: come comunicare il valore?
… il tutto delle informazioni di progetto.
La continuità di questi cicli comunicativi pluridirezionali e interattivi rappresenta una misura di estrema efficacia per le comunicazioni di progetto.
Sulla base di questa logica le comunicazioni di progetto seguono un modello evolutivo che contempla 4 specifiche azioni: pianificare, fare, controllare, agire.
All’interno di questo modello l’assoluto protagonista è proprio il piano di Comunicazione
Data la sua importanza strategica per l’obiettivo di miglioramento continuo è fondamentale che il piano sia gestito esplicitando ogni dettaglio: requisiti, caratteristiche dei contenuti da trasmettere, metodi da implementare, tecnologie da utilizzare, destinatari, tipologie di reporting. 
Tutti questi aspetti sono fondamentali per il tuo business, ma non si possono improvvisare, è necessario seguire un percorso dedicato che ti apra le porte sul mondo della Comunicazione e le sue possibili declinazioni.
Cosa devi fare?
comunicazione - e- -persuasione

Le comunicazioni di progetto: il ruolo della persuasione.

Le comunicazioni di progetto si svolgono all’interno di flussi pluridirezionali e continui, grazie ai quali le persone influenzano i comportamenti degli altri componenti del team.

La persuasione nelle comunicazioni di progetto.

 
Una delle leve più importanti all’interno delle comunicazioni di progetto è la persuasione
La persuasione si può sintetizzare come la capacità di influenzare i comportamenti di altre persone, orientandole verso uno specifico obiettivo
 
Le dinamiche della persuasione sono state oggetto di studi e di analisi da parte della psicologia. 
Uno dei più interessanti approfondimenti su questo tema individua 6 meccanismi psicologici, in funzione dei quali gli interlocutori tendono a generare una reazione positiva automatica negli altri.
 
Facciamo uno zoom su questi elementi:
 
  1. reciprocità: questo meccanismo innesca una specie di dovere morale nel ricambiare, quindi spinge le persone a reagire positivamente e con coinvolgimento;
  2. impegno: più l’obiettivo risulta impegnativo più nel conseguirlo si ha una percezione positiva di sé e del proprio valore. Questo motiva le persone a impegnarsi molto;
  3. riprova sociale: per le persone molto spesso è importante essere accettate e apprezzate dagli altri. Questo genera risposte positive alla persuasione.
  4. gradimento: l’individuo tende a rispondere positivamente alle persone per cui prova empatia o che ammira. Questo per un inconscio desiderio o sentore di somiglianza.
  5. autorità: generalmente quando si riconosce l’autorità di qualcuno, si tende ad assecondarne le volontà.
  6. senso di mancanza o scarsità: si tende a desiderare – e quindi a raggiungere – ciò che non si ha, o che si ha in minima parte. La scarsità è una fortissima leva persuasiva.
La persuasione è una delle leve più importanti all’interno dei flussi di comunicazione di progetto, ma non è la sola.
Coesiste con un’altra componente: l’obiettivo di miglioramento continuo.
Ne parliamo al prossimo articolo!
Queste cose, mi dirai, hanno ancora a che fare con il discorso pubblico?
Altroché!
La comunicazione pluridirezionale è sempre una comunicazione in pubblico.
Questi aspetti esplorano un universo di azioni che si ripetono continuamente, davanti ai tuoi occhi, ma spesso non sai riconoscerne i tratti né prevederne gli sviluppi.
Per questo è importante che impari a riconoscerli e analizzarli.
Facile?
No, non lo è, ma lo deve diventare!
Come?
management - comunicazione

Management e relazioni: le comunicazioni di progetto.

Cosa lega il management a una buona qualità delle relazioni?
La comunicazione!

Comunicazione e Management

Quando parliamo di discorso pubblico e lavoriamo sulle abilità di Public Speaking la maggior parte delle persone non pensa subito al management, ma alla declamazione davanti a un grande pubblico o alle presentazioni da palcoscenico.
Parlare in pubblico è questo, ma anche molto altro.
Due persone sono già un pubblico e se queste due persone stanno lavorando a un progetto, la buona riuscita di quest’ultimo dipende sia da come il leader di progetto comunica con queste persone sia da come comunicano tra di loro.
Fino a qualche anno fa Comunicazione e Management sembravano due rette parallele, due discpipline separate, ognuna per la propria strada, senza un punto di intersezione.
Nel mondo delle aziende i processi di Comunicazione erano piuttosto flussi di informazione, dove il passaggio di dati, procedure, idee, era unidirezionale e non contemplava uno scambio attivo che prevedesse il contributo di tutti i soggetti coinvolti.
Poi ci si è accorti che la Comunicazione, quella efficace e strutturata, rappresenta non il valore aggiunto, ma il valore cardine all’interno di qualunque organizzazione. 
Oggi la situazione è molto diversa e già da anni le aziende hanno maturato la consapevolezza di dover investire una grossa fetta di tempo e risorse nella Comunicazione. 
Già nel 2013, che a guardarlo da qui sembra il passato remoto, il Project Management Institute ha rilevato come i progetti di aziende caratterizzate da una forte attenzione alla Comunicazione soddisfano tutti i requisiti di progetto e i vincoli di budget per oltre il 50% in più di quelle che non investono in Comunicazione.
Questo perché?
Perché la Comunicazione funziona. 
La conclusione ovvia di questa ricerca ha portato alla luce i rischi nefasti: oltre la metà dei casi di insuccesso nelle aziende sono in larga parte attribuibili, per oltre il 50%, a una comunicazione inefficace.

Le comunicazioni di progetto

 

Quando parliamo di comunicazioni di progetto ci riferiamo a un passaggio di informazioni tra persone o gruppi di persone che si trasmettono contenuti.
Per far sì che questi flussi di parole –  e di linguaggio non verbale –  siano efficaci, è necessario che si verifichi l’applicazione del Modello della Comunicazione, riferimento assoluto dal 1948 quando è stato elaborato da Shannon e Weaver.
 
Il modello prevede il transito di informazioni tra più soggetti che si arricchisce via via diventando un ciclo comunicativo la cui caratteristica principale sta nell’essere pluridirezionale.
Scopriremo così, al prossimo articolo, come una comunicazione di progetto evolve in una relazione di progetto. 
Sembra facile?
No, non lo è, ma è fondamentale imparare ad applicarlo!
Come imparare tutto questo?
linguaggio - del - corpo

Vuoi essere uno speaker di successo? Conquista il tuo pubblico con il linguaggio del corpo!

Se vuoi essere uno speaker di successo devi sapere che è importante conquistare il tuo pubblico con il linguaggio del corpo.

La postura dello speaker nel discorso pubblico

La postura è l’elemento del linguaggio del corpo che maggiormente influenza la percezione di chi ci osserva. 
La posizione che lo speaker assume rispetto al suo pubblico veicola messaggi spesso più espliciti delle parole.
 
Il momento dell’esposizione del discorso pubblico è di massima importanza, soprattutto perché spesso di tratta di presentazioni che non avranno luogo, con lo stesso pubblico, una seconda volta.
Questo significa che mai come in questa circostanza non c’è una seconda occasione per una prima buona impressione. 
Questa premessa implica che se lo speaker non è in grado di gestire qualunque aspetto, il rischio di fallimento è altissimo. 
Quando parliamo di fallimento, in casi come questo, non ci riferiamo alla disfatta della singola performance, ma, con più probabilità, a un contratto che salta, a un progetto che non viene accettato.
Tutto questo perché?
Perché lo speaker non è stato in grado di trasmettere la sua autorevolezza e credibilità anche attraverso il linguaggio del corpo.
 
 
Ti confesso una triste verità: puoi essere il massimo esperto in una materia ma se il tuo modo di gestire la comunicazione non verbale è inefficace, il tuo pubblico non vedrà in te un riferimento attendibile.
Il rischio di sembrare in balia dell’improvvisazione dopo aver imparato un testo a memoria è molto alto!
Allora entriamo nel merito dell’esempio pratico e vediamo quali utili consigli puoi applicare per esercitarti nell’esposizione di un discorso pubblico, di qualunque natura esso sia.

Il linguaggio del corpo di successo

 
Come muoversi dunque affinché il linguaggio del corpo adottato sia un successo?
Prendi nota:
♦️ posizionati in piedi, di fronte al pubblico, evitando tutte le possibili barriere di separazione (tavoli, sedie, schermi, proiettori, etc);
 
 

♦️ mantieni una posizione equilibrata su entrambe le gambe, spalle erette e mani lungo i fianchi rivolte in avanti.

Anche il movimento merita attenzione:
♦️ inizia il tuo discorso in posizione centrale in modo da essere il più equidistante possibile da tutti i presenti;
♦️ la postura non deve essere rigida, ma trasferire una sensazione di relax al pubblico;
♦️ stabilizza il tuo baricentro con le gambe leggermente divaricate. Questa posizione è molto importante per trasmettere sicurezza e stabilità;
Sembra facile?
No, non lo è, ma è fondamentale imparare ad applicarlo!
Come imparare tutto questo?
Ovvio …
prossemica -nel -discorso - pubblico

Prossemica nel discorso pubblico: errori e soluzioni.

La prossemica è una delle numerose componenti della comunicazione non verbale, che assume particolare rilievo in un discorso pubblico.

La prossemica: cos’è?

 
Per essere chiari e precisi, quando parliamo di prossemica ci riferiamo a tutto ciò che ha a che vedere con la gestione dello spazio fisico di una persona. 
Nello specifico, quello che in un discorso pubblico incide fortemente sulla trasmissione del messaggio è il controllo dei movimenti e la tenuta della posizione.
Il controllo dello spazio attraverso la posizione e i movimenti denota la padronanza della situazione che lo speaker trasmette al suo uditorio.
Quindi anche quando pensi che il tuo contenuto sia interessante e persuasivo, non devi mai trascurare tutto ciò che con i tuoi movimenti riesci a comunicare.

Errori di comunicazione non verbale legati alla prossemica

La comunicazione non verbale contribuisce fortemente all’efficacia della comunicazione in quanto supporta il messaggio verbale e ne condiziona la percezione da parte del pubblico.
 
Questo significa che anche un banale errore può influenzare l’idea che il pubblico si fa di te e rendere meno persuasivo ciò che stai comunicando. 
Facciamo quindi un utile zoom sugli errori più comuni per evitare che facciano precipitare il tuo discorso e far fuggire altrove il tuo pubblico.
 
Il mio consiglio è: trasforma questi errori in una lista di cose da non fare.
  • non muoverti casualmente nella stanza, è indice di insicurezza e nervosismo. In questo modo riesci in una sola cosa: far innervosire chi ti ascolta.
  • mai dare le spalle al pubblico, è un errore frequente quando si commentano le slide.
Non dare per scontato queste cose perché quando ti trovi davanti a un pubblico, ti posso assicurare che sarai completamente assorbito da quello che vuoi dire. Questo potrebbe farti avere meno controllo su altri aspetti, come la prossemica, per l’appunto.

La corretta posizione dello speaker costituisce di per sé un canale di comunicazione con il pubblico in quanto facilità il primo contato viscerale con gli interlocutori, quindi il suo potere di trasmissione è elevatissimo.

 
Un altro tassello si aggiunge alle competenze da apprendere, o affinare, per rendere efficaci, ed eccellenti, le tue performance pubbliche. 
Ma come imparare tutto questo?
Ovvio …
linguaggio - del - corpo

Il linguaggio del corpo: protagonista assoluto della Comunicazione non Verbale.

Quando parliamo del potere del linguaggio del corpo siamo già nel vasto pianeta della Comunicazione non Verbale.
Molto spesso, quando parli ad altre persone, noterai come la tua attenzione sia rivolta a quello che stai per dire, soprattutto quando i contenuti sono destinati a raggiungere un pubblico numeroso.
Ti concentri sulle informazioni da trasferire, sul modo di comunicarle affinché il messaggio sia più chiaro e trascuri, o curi in misura inferiore, tutti quegli aspetti, quelle emozioni e piccoli segnali che trasmetti agli altri mentre parli.
Si tratta di gesti automatici, di segnali che il nostro corpo invia indipendentemente dalla nostra volontà e che talvolta non siamo in grado di gestire perché per primi non li riconosciamo e ne ignoriamo il significato.

Il ruolo del linguaggio del corpo nella Comunicazione non Verbale

La ragione per cui è importante dedicare questo spazio alla componente non verbale e paraverbale della  comunicazione in pubblico è proprio per far sì che il  modo di muoverci, di controllare lo spazio in cui ci muoviamo, di muovere il nostro corpo, esprima coerenza rispetto ai contenuti che stiamo trattando e sia funzionale a rendere più chiaro il nostro messaggio.
In questo modo saremo in grado di evitare gesti distraenti o segnali che possano rendere meno efficace la nostra comunicazione.
All’inizio degli anni ’50 gli studiosi hanno iniziato a occuparsi della comunicazione non verbale, anche se l’interesse nei confronti di questo argomento si fa più acceso negli anni ’70.
L’importanza del linguaggio del corpo come strumento di comunicazione efficace era già chiaro a molti registi del cinema muto, i quali, non potendosi avvalere dell’ausilio delle parole affidavano soprattutto ai gesti l’efficacia di un messaggio. Pensiamo ad esempio all’espressività del volto di Charlie Chaplin che riusciva a veicolare attraverso il linguaggio del corpo momenti di grande drammaticità con lo stesso talento con cui riusciva in altri a renderne la comicità.

Il Linguaggio del corpo nella Comunicazione in pubblico

Il linguaggio del corpo non può definirsi una scienza esatta, ma gli studi che dagli anni ’70 sono stati effettuati su questo aspetto hanno reso possibile l’analisi di dinamiche molto utili da conoscere non solo per chi si dedica allo studio della comunicazione a livello professionale, ma per tutti.
Quello che è emerso dall’osservazione e dallo studio del comportamento delle persone mentre comunicano è che è tipico della natura umana comunicare con il corpo molto più di quanto non faccia con la parola. La comunicazione, infatti, avviene per il 90% attraverso segnali non verbali, lasciando alla comunicazione verbale un’incidenza del 7% e una piccola componente al paraverbale.
L’elemento quindi da prendere in considerazione è che nella comunicazione interpersonale quello che trasmettiamo con il nostro corpo rappresenta la parte più influente del nostro scambio comunicativo.
Tutti i contenuti trasmessi, spesso inconsapevolmente attraverso i nostri movimenti, costituiscono la parte più importante, così incisiva da poter rafforzare o addirittura contraddire le parole che accompagnano.
Per rendere eccellenti le tue performance nella comunicazione in pubblico è dunque necessario imparare a riconoscere questi segnali, non solo per controllarli quando sei tu a parlare davanti a un pubblico, ma anche per capire come potrebbe reagire chi ti sta ascoltando.
Ma come imparare tutto questo?
Ovvio …
parlare- in - pubblico

Abilità comunicative: tutti possono imparare a parlare in pubblico?

Ognuno di noi possiede le potenzialità per parlare in pubblico. In molti pensano che per farlo ci voglia un grande talento e che si debba tirare fuori un immenso coraggio, in realtà capirai presto che si tratta solo di acquisire competenze e allenarle come si deve.
Alle volte siamo schiavi di convinzioni sbagliate, che ci limitano molto, allontanandoci dai nostri obiettivi. Questo è solo uno dei danni possibili, mettici anche il rischio di non conoscere capacità e abilità che non sapevi di possedere perché dovevano solo essere sviluppate nel modo giusto!
Parlare in pubblico, essenzialmente, significa esporre qualcosa a un uditorio più o meno esteso.
A rendere un po’ delicate le cose c’è che questo qualcosa solitamente è molto importante per chi è venuto ad ascoltarlo, e il modo in cui verrà detto sarà determinante.
Questi dettagli bastano per terrorizzare chi dovrà tenere un discorso pubblico.
Immaginati lì, a due minuti dal tuo discorso.
L’idea di non soddisfare le aspettative del pubblico o, ancor peggio, che questo possa costruirsi una cattiva impressione di te, ti porta a pensare che parlare efficacemente in pubblico sia un dono che pochi eletti custodiscono per sé.
NON è così!
Ricorda che parlare in pubblico è un’abilità che può essere acquisita seguendo un determinato percorso opportunamente strutturato –  e scandito da step ben precisi –  e dedicandosi a sviluppare specifiche abilità.
Ogni buon discorso, tanto un comizio quanto una presentazione, oltre la facciata, nasconde una serie di dettagli che all’apparenza sembrano insignificanti ma che in realtà fanno una grande differenza.
E proprio perché sono dettagli la maggior parte delle persone non li considera nella loro effettiva importanza e crede che il contenuto sia molto più importante della forma.
Occhio però: non sto dicendo che il contenuto non sia importante, ma non meno importante è anche il modo in cui si trasferisce il contenuto e tutti gli accessori, o come mi piace chiamarli, tutti gli strumenti della nostra cassetta degli attrezzi, fondamentali perché ti permettono di diventare un ottimo comunicatore.
Questi strumenti, a dire il vero, tu li possiedi già, ma non hai idea di che forma e direzione dargli per trasformarli in competenze.
E quindi che fare?
Ovvio:
discorso-pubblico

Il pubblico è eterogeneo: quali bisogni soddisfa il tuo discorso?

Un pubblico per sua natura è eterogeneo e il tuo discorso deve tener conto di questo.
L’analisi dei bisogni è sicuramente un punto di partenza fondamentale per strutturare gli argomenti e creare un mood adatto agli ascoltatori, ma, per quanto si possano raccogliere dati, è piuttosto difficile cogliere le sfumature di ognuno.
Ora visualizza 🧐
Immagina di avere in sala 10 persone, 7 di loro hanno molti interessi in comune e così, in base alla legge della maggioranza, inserisci nel tuo discorso molti punti di incontro tra i 7. L’obiettivo è quello di avere la loro attenzione, farli sentire coinvolti.
Fin qui tutto bene.
La brutta notizia è che non sai quanto possano metterti in difficoltà e incidere sull’esito del tuo discorso pubblico quei 3 che hanno meno in comune degli altri 😟
Come organizzarsi dunque?
La buona notizia è che per quanto le persone possano essere diverse, ed esserlo dunque anche i loro bisogni, ci sono alcuni denominatori comuni che ci permettono di identificare dei bisogni di base, validi per un gran numero di persone 😊
E qui chiamerò in causa il massimo esperto in fatto di bisogni: il nostro amico Maslow che nel 1956 si è chiesto cosa ci fosse alla base della motivazione delle persone alla crescita personale!
Maslow, per chi non ha ancora avuto l’opportunità di conoscerne il pensiero, ha elaborato una piramide dei bisogni dell’individuo, suddivisa per livelli.
Vediamo come individuare questi livelli in un contesto di declamazione di un discorso pubblico.
♦️ Sopravvivenza. Ti sembrerà assurdo ma non è scontata 😂 in fase di preparazione del contesto è bene che tu ti assicuri che l’ambiente sia fornito di tutto ciò di cui una persona può aver bisogno: riscaldamento, aria condizionata, igiene, cibo, buona acustica, sedie ergonomiche, momenti di relazione con i colleghi.
♦️ Sicurezza: è importante che l’uditorio abbia la sensazione di aver affidato il proprio tempo a una persona competente, che sappia centrare l’obiettivo e rispondere alle domande di approfondimento.
♦️ Appartenenza: è piuttosto frequente che le persone provengano da aziende diverse, il che vuol dire impostazioni e visioni diverse. Il discorso è per tutti, quindi deve essere strutturato e declamato in un modo che faccia sentire le persone parte di un gruppo.
♦️ Stima personale: qui entra in gioco il rapporto speaker – pubblico. Lo speaker deve essere autorevole ma non presuntuoso e porsi in un’ottica collaborativa con chi ascolta. Allo stesso modo non deve sminuire se stesso. 
 
♦️ Autorealizzazione: il discorso pubblico rappresenta un ottimo contesto per stimolare la crescita personale e professionale di un individuo. Un buon relatore sa che l’esposizione di obiettivi che facciano intravedere ai partecipanti la possibilità di una crescita delle competenze professionali attraverso l’acquisizione di nuovi strumenti è quanto di più coinvolgente possa essere loro proposto.
 
Ora mi chiederai: come si fa tutto questo?
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Parlare in pubblico ti fa paura? C’è un modo per superarla!

Parlare in pubblico fa paura.
Sì.
Confermato, assodato, ribadito.
Le spiegazioni sono molteplici, ma quello su cui bisogna riflettere è il rischio a cui ci si espone se la paura prevale.
Hai presente quando hai lavorato per mesi al tuo progetto?
Quando hai coordinato per mesi ogni singolo step del tuo team supportando ogni singola persona impegnata nel progetto e valutando ogni singola risorsa impiegata?
Ecco, è arrivato il tuo momento: lo stai presentando al tuo cliente, o magari alla commissione che deve valutarlo, o al tuo capo che ci mette il nome dell’azienda.
Quel momento è tutto, irripetibile, irrecuperabile, forse replicabile, ma mai come la prima volta.
Se quell’ottimo e valido lavoro precipita nel baratro a causa dell’ansia che ti assale quando prendi la parola, sei nei guai.
Non so quanto, dipende da molti fattori, ma sei nei guai e correre ai ripari è dispendioso e a volte improbabile.
E allora va evitato: il tuo discorso deve andare bene.
Parlare in pubblico mette ansia anche solo per questo, perché sai che nessuno si dimenticherà di te, nel bene o nel danno!
Quindi, in sintesi, l’ansia c’è ma devi superarla.
Siamo pratici, prendi nota che poi ne parliamo dal vivo:
Ecco delle semplici tip per mantenere lo stress entro i giusti livelli.
  • Visualizza il successo della presentazione: nei giorni precedenti dedica cinque minuti a immaginare  come andranno le cose. Pensa alle possibili domande, la credibilità delle tue risposte, alle atmosfere possibili.
  • Prepara ogni dettaglio in anticipo: non lasciare nulla al caso. Portati strumentazione d’emergenza, un piano B nel tuo discorso se avverti disinteresse o noia tra il pubblico.
  • Fai un sopralluogo: contesto, rumori esterni, comfort ed ergonomia della sala, microfoni riscaldamento/aria condizionata. Tutto!
  • Applica tecniche di concentrazione e rilassamento, usa la respirazione. Neanche qui c’è spazio per l’improvvisazione, il lavoro inizia già da qui. Va fatto con metodo, criterio, conoscenza. Se ci sarai al mio live sarò io stesso a insegnarlo.
  • Studia, studia, studia: sii sempre preparato molto più del dovuto, la tua competenza governa la scena, la tua abilità comunicativa il discorso.
Ora mi chiederai: come si fa tutto questo?
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